La più grande sfida

WJ #126

Viviamo in un’epoca che non vuole vedere, avvolta da una fiducia borghese che crede nella regolarità del mondo; che verrà ricordata, nonostante questa parvenza di consapevolezza, come l’epoca della “grande cecità”

Amitav Ghosh

Incendi devastanti in Australia, California e nella regione del Pantanal tra Brasile, Bolivia e Paraguay; impennata degli uragani negli Stati Uniti, tanto che nel 2020 i meteorologi hanno utilizzato l’intero elenco alfabetico dei nomi da dare agli uragani e sono passati alle lettere greche; ondate di calore in Siberia, con alcune località che a giugno hanno avuto temperature vicine ai 40 gradi Celsius. Il cambiamento climatico, che le Nazioni Unite definiscono come “un cambiamento del clima attribuito direttamente o indirettamente all’attività umana che altera la composizione dell’atmosfera globale e si aggiunge alla variabilità naturale del clima osservata in periodi di tempo comparabili”, sta scuotendo il mondo intero non solo nelle regioni più fragili e remote del pianeta, ma anche nei luoghi della nostra quotidianità qui in Europa e in Italia.

Spesso la lotta al cambiamento climatico sembra lontano dalla nostra esperienza diretta, perché il discorso pubblico si concentra sulla perdita delle specie animali e vegetali ma fallisce nell’enfatizzare i rischi per l’umanità. La terra, infatti, sopravviverà a un innalzamento delle temperature medie di 2, 3 o 5 gradi, ma noi no. Le iniziative per sensibilizzare sul tema sono quindi fondamentali per capire il rischio che stiamo correndo come specie.

Da tempo, azioni più o meno coordinate sono state intraprese da persone e associazioni sensibili ai temi dell’ecologia e dell’ambiente; tuttavia, solo dal 2018, grazie all’arrivo sulla scena di attivisti come Greta Thunberg e di movimenti come “Fridays for Future”, a questi temi si è aggiunto quello dell’emergenza climatica. Ribellarsi allo stato delle cose diventa una questione di sopravvivenza, ma il messaggio fatica ancora a far breccia nell’agenda politica dei governi nazionali.

Fortunatamente, la lentezza dei governi e gli insuccessi dei grandi summit sul clima non fermano il lavoro degli attivisti. Il reportage qui presentato, realizzato nel 2019 tra Milano e la città svizzera di Losanna, vuole raccontare il movimento, la presa di coscienza, la passione, la dedizione, il sacrificio di chi ne fa parte e lo sostiene, l’interesse ed il coinvolgimento che sa generare nelle persone. Gente giovane e meno giovane, che si è messa in moto prima di tutti gli altri per riflettere sulle azioni da attuare nell’immediato per raggiungere gli obiettivi per la salvezza del pianeta e dell’intera umanità.

Il reportage

Scheda autore

Nicola Pizzuti

La più grande sfida

Nato a Salerno nel 1967, vive a Milano ed è un libero professionista. Fotografo per hobby da lungo tempo, da qualche anno ha deciso di investire passione ed energie nella fotografia e, iniziando contemporaneamente a frequentare il Circolo Fotografico Milanese e il gruppo “Racconto Fotografico” ad esso legato. Grazie in particolare a quest’ultimo, ora fotografa con l’obiettivo di raccontare storie attraverso le sue immagini.

Fotocamera: Nikon DF
Obiettivo: Nikon AF 28mm

English version

The biggest challenge

Pictures by Nicola Pizzuti

Text by Nicola Pizzuti and Stefano Pontiggia

We live in an age that does not want to see, wrapped in middle-class confidence that believes in the regularity of the world, one that will be remembered, despite this semblance of awareness, as the age of “great derangement.”

Amitav Ghosh

Devastating fires in Australia, California, and the Pantanal region between Brazil, Bolivia, and Paraguay; a surge in hurricanes in the United States, to the point that, in 2020, meteorologists used the entire alphabetical list of names to give to storms and switched to Greek letters; heat waves in Siberia, of which some locations have temperatures near 40 degrees Celsius in Summer. Climate change, which the United Nations defines as ” a change in climate which is attributed directly or indirectly to human activity that alters the composition of the global atmosphere and which is in addition to natural climate variability observed over comparable periods of time,” is shaking up the entire world not only in the most fragile and remote regions of the planet but also in our everyday places here in Europe and Italy.

Fighting climate change often seems far removed from our direct experience because the public discourse focuses on the loss of animal and plant species but fails to emphasize the risks to humanity. Indeed, the earth will survive a rise in average temperatures of 2, 3, or 5 degrees, but we will not. Therefore, initiatives to raise awareness about the issue are critical to understanding the risk we are taking as a species.

For a long time, people and associations sensitive to ecology and the environment have undertaken more or less coordinated actions. However, since 2018, the arrival of activists such as Greta Thunberg and movements like “Fridays for Future” has put climate emergency on the agenda. Rebelling against the state of things becomes a matter of survival, but the message still struggles to make its way onto the political agenda of national governments.

Fortunately, the slowness of governments and the failures of significant climate summits do not stop the work of activists. The photos presented here, taken in 2019 between Milan and the Swiss city of Lausanne, aim to tell the story of the movement, the awareness, the passion, the dedication, the sacrifice of those who support it, and the interest and involvement it has generated in people. Young and older people have set in motion to reflect on the actions to be implemented in the immediate future to salvage the planet and humanity.