La battaglia delle arance
WJ #144Non v’è povero quartiere che non sfoggi un po’ di gale, Che non canti con piacere la Canzon del Carnevale.
Con la Sposa e col Garzone che ad Abbà prescelto fu, Va cantando ogni rione: il Castello non c’è più.
Il carnevale di Ivrea, le cui origini risalgono al XVI sec., è il più antico carnevale d’Italia, evento unico in cui storia e leggenda si intrecciano per dar vita a una grande festa civica popolare i cui rituali personaggi e cerimonie originano nel tardo medioevo. Fregiandosi del titolo di “Storico” a significarne il radicamento nella comunità Eporediese e a prendere la distanza dai carnevali delle maschere, si presenta con una fantasmagorica sequenza di accadimenti che per il visitatore risultano per lo più incomprensibili nella loro stravaganza.
Il carnevale non rappresenta per gli eporediesi uno spettacolo da vedere ma un momento di vita, di cui l’intera città è protagonista. Lo spirito della manifestazione vive nella rievocazione della sollevazione del popolo contro il Marchese del Monferrato che affamava la città. Nella leggenda fu il gesto eroico di Violetta, figlia di un mugnaio, a liberare il popolo dalla tirannia: ribellatasi allo Ius Primae Noctis imposto dal Barone, mozzò la testa del tiranno mostrandola al popolo dagli spalti del castello e dando il via alla rivolta, rievocata nel carnevale dalla famosa “battaglia delle arance”. La leggenda narra che il maniero, detto Castellazzo, fu preso e distrutto.
Cittadini e visitatori, a partire dal Giovedì Grasso, su ordinanza del Generale, scendono in strada indossando il classico Berretto Frigio, un copricapo rosso a forma di calza, che rappresenta l’adesione ideale alla rivolta ma anche un prezioso lasciapassare ad identificazione di chi non partecipa direttamente alla battaglia e non deve essere fatto oggetto del lancio deliberato di arance.
La Battaglia delle Arance costituisce indubbiamente l’elemento più spettacolare della manifestazione, testimoniando al tempo stesso l’incredibile patrimonio culturale e goliardico che posiziona la festa tra le più importanti del panorama nazionale ed internazionale.
Il getto delle arance rappresenta anche il momento in cui è più alta la partecipazione collettiva: tutti possono prendervi parte, iscrivendosi in una delle nove squadre degli “Aranceri a piedi” che, rappresentando il popolo, combattono senza nessuna protezione contro le armate del Feudatario, rappresentate dai tiratori sui carri trainati dai cavalli e che indossano invece protezioni e maschere che ricordano le antiche armature.
La battaglia è un concentrato di ardore e lealtà ove nonostante le rivalità, avversari in battaglia si ritrovano nelle feste collaterali a darsi la mano e scambiare abbracci, tra le immancabili libagioni, riconoscendo l’abilità ed il coraggio altrui…
I NUMERI DEL CARNEVALE
30.000 presenze giornaliere
10.000 aranceri iscritti
47 carri da getto
500 contusi tra gli aranceri
24.000 persone sul lungo Dora per lo spettacolo pirotecnico
10.000 quintali di arance
Dopo i tre giorni di carnevale le arance saranno destinate al compostaggio per l’agricoltura. Dunque verranno appositamente lavorate per diventare fertilizzante naturale per i campi agricoli, floricoltura, energie rinnovabili e biometano.