Iron days
WJ #119di Mirko Prosseda
Testo a cura di Sara Forni
“In questo anno di pandemia abbiamo vissuto il distanziamento come unica arma di difesa nei confronti della malattia, quello che abbiamo dimenticato invece è il distanziamento sociale. Una situazione a cui alcune persone sono costrette da molto”.
Tra le persone che convivono da moltissimo tempo con la solitudine e il distanziamento c’è anche Mario, un senzatetto che vive all’interno di un’isola ecologica dismessa nella periferia di Latina, in Lazio. Vive lì, solo con la sua Ape Car e con determinazione continua a sopravvivere rivendendo i metalli raccolti e scovati tra i rifiuti che le persone continuano a gettare in quella zona, nonostante non si possa da tempo. “A lui non interessa guadagnare, con i soldi del metallo venduto riesce giusto a ripagarsi la benzina della sua Ape”, racconta Mirko Prosseda, fotografo che si è avvicinato alla realtà di Mario da due anni, imparando a conoscerlo a fondo e instaurando un rapporto di complicità che ha permesso di scattare le fotografie che danno vita ad ‘Iron Days’.
L’isolamento sociale prolungato di Mario però può aumentare il rischio di una serie di problemi di salute, dalle malattie cardiache alla depressione, fino anche alla morte in casi estremi. Secondo quanto pubblicato dalla Federazione italiana organismi persone senza dimora (Fio.PSD) e Istat, nel 2014 i senza fissa dimora in Italia superano le 50.000 unità, se si prendono in considerazione soltanto le persone che accedono a servizi ‘extra’ di mensa e accoglienza notturna.
Di fatto, Mario è uno dei molti che non rientra in questa statistica, e la mancanza di assistenza “lo costringe ad una vita dura, della quale tuttavia apprezza l’indipendenza ma ne soffre la solitudine, una vita di stenti e di rischi, dove malattie e delinquenti possono arrivare in ogni momento (e lo fanno), e non ha nessuno che gli offre supporto”.
Il reportage
Scheda autore
Mirko Prosseda
Mirko Prosseda nasce a Latina nel 1976 e sin da piccolo dimostra una forte curiosità per le cose ed il modo in cui funzionano. Questo lo porta a fare studi ingegneristici ma la curiosità andava oltre la meccanica delle cose, abbracciando anche e soprattutto la sfera psicologica e sociale dell’uomo. Viaggiare è il mezzo che ha sempre preferito per soddisfare tale curiosità, ed il passo successivo è stato capire che la fotografia è il mezzo più efficace per trasferire agli altri la sua percezione del mondo. Inizia a scattare da autodidatta per poi sentire l’esigenza di una formazione professionale che lo porta nel 2013 a frequentare corsi di formazione presso associazioni fotografiche nel territorio di Latina, e successivamente nel 2015 ad approfondire la tecnica di reportage presso la scuola dell’associazione fotografica Officine Fotografiche di Roma.
Fotocamera: Canon EOS 60D e 6D
Obiettivo: Canon EF 24-105mm f/4L IS II USM e EF 40mm F/2.8 STM
English version
Iron Days
Photo by Mirko Prosseda
Text by Sara Forni
“In this pandemic year we have experienced distancing as the only weapon of defense against the disease, what we have forgotten instead is social distancing. A situation that some people have been forced into for a long time”
Among the people who have been living with loneliness and distancing for a very long time there is also Mario, a homeless man who lives inside a disused ecological island in the outskirts of Latina, in Lazio. He lives there, alone with his Ape Car, and with determination continues to survive by reselling the metals collected and found among the waste that people continue to throw in that area, despite the fact that it is not possible for a long time. “He is not interested in earning money, with the money of the metal sold he can just pay for the gasoline of his Ape”, says Mirko Prosseda, photographer who approached Mario’s reality two years ago, learning to know him well and establishing a relationship of complicity that has allowed him to take the photographs that give life to ‘Iron Days’.
Mario’s prolonged social isolation, however, can increase the risk of a range of health problems, from heart disease to depression, and even death in extreme cases. According to what has been published by the Italian Federation of Homeless People Organisations (Fio.PSD) and Istat, in 2014 the homeless in Italy exceed 50,000 units, if we take into account only the people who access ‘extra’ services of canteen and night shelter. In fact, Mario is one of the many who does not fall into this statistic, and the lack of assistance “forces him into a hard life, of which he nevertheless appreciates the independence but suffers the loneliness, a life of hardship and risks, where diseases and delinquents can arrive at any time (and they do), and he has no one to offer him support.”