Inside Outside Under Bucharest

WJ #90

Un buco nel terreno era lentrata di un mondo parallelo e surreale, sotto lo strato di asfalto della strada. Lì esisteva una comunità di ragazzi legati da un passato difficile e dal bisogno di sentirsi protetti

Alla stazione dei treni di Bucarest si incontrano due concezioni del tempo: una lineare e laltra ciclica. Nella prima, il tempo corre al futuro, misurato in un succedersi di date ed eventi. Ti chiama costantemente, perché ogni tappa porta alla seguente. Nella seconda concezione questo è del tutto irrilevante: il tempo è un’ondata silenziosa e in espansione. È irregolare: a volte chiama, a volte lascia andare, ma alla fine tutto si ripete uguale e non c’è altro che il momento presente. La prima concezione si applica ai passanti. La seconda a quelli che stanno alla Gara de Nord e restano lì.

Nellinverno 2014, più di cinquanta persone occupavano lo spazio angusto di un canale sotterraneo, attraversato da caldissimi tubi di metallo, per trovare rifugio alle temperature sottozero della superficie. Il capo della comunità, chiamato da tutti Bruce Lee o ‘papà’, si era dedicato a lungo alla creazione di uno spazio dove stare con la sua famiglia. Sognava di comprare il grande hotel abbandonato di fronte alla stazione, ma molti ostacoli continuavano a separarlo dal suo ambizioso sogno.

Nel frattempo, era riuscito a creare unabitazione niente male nel sottosuolo: con lelettricità aveva illuminato il tunnel e alcuni ventilatori garantivano un buon cambio daria. I tubi incandescenti erano stati ricoperti con cemento e tappeti, così da renderli gradevoli giacigli riscaldati. Una volta al giorno, con laiuto di un fornello a gas, Bruce Lee cucinava un pasto caldo per tutti gli inquilini della casa’.

Dentro al canale cera musica allegra e ad alto volume. Alcuni dormivano, altri erano svegli. Avevano tutti un’età compresa tra i 16 e i 35, ma le loro personalità si somigliavano molto. Vivevano una fase senza tempo, talvolta esplosiva, più spesso un poestrema e ridondante, come unadolescenza infinita. Qui droghe e illegalità sono effetti collaterali di una plausibile forma di adattamento allemarginazione. Dal 2013 le storie degli autori si sono intrecciate con quelle di chi, in una vita di privazioni, ha trovato accoglienza in una comunità spigolosa e violenta, ma sorprendentemente umana.

Questa breve sequenza, tratta dal più ampio progetto Inside Outside Under Bucharest, vuole mostrare uno spaccato della quotidianità nel canale della Gara de Nord con uno sguardo sgombro da pietà e pregiudizio, per rendere il pubblico partecipe di un incontro personale. Quei giorni in cui il tempo si era fermato nel microcosmo di un tunnel caldo e dalle pareti dipinte di rosa. La vie en rose.

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Il reportage

Scheda autore

Massimo Branca

Nato a Trento (‘85) e laureato in Antropologia. Fondatore nel 2009 del Collettivo Fotosocial, un’associazione italiana che utilizza la narrazione visiva per diffondere la consapevolezza della condizione sociale umana. Tra il 2013 e il 2016, lavora al progetto di ricerca sulla vita sotterranea a Bucarest. Come parte dell’indagine, ho vissuto in estrema marginalità osservando, sperimentando e documentando gli effetti dell’esclusione sociale. Il risultato di questo lavoro è stato pubblicato su diverse riviste (tra cui Stern Magazine e National Geographic). Una selezione delle foto è stata pubblicata nel libro: “Inside Outside Under Bucharest”.

Fotocamera: Fujifil X-E1
Obiettivo: Fuji 27mm-70mm

English version

Inside Outside Under Bucharest – “La vie en rose”

 

Photography by Massimo Branca

Story edited by Martina Giordani

 

A hole in the ground was the entrance of a parallel and surreal world. There was a community of young people, linked by a difficult past and the need to feel protected

In the winter of 2014, more than fifty young people between the ages of 16 and 35occupied an underground tunnel, crossed by hot tubs of metal, to find shelter in the cold of Bucharest. The leader of the community, called Bruce Lee or ‘dad’, worked hard to create a place where to stay with his ‘family’. Here, drugs and illegalities are side effects of a plausible way of adaptation to marginalization. Those guys, who passed through a life of deprivation, have been embraced in a hard and violent but surprisingly humane community.

With this work, the authors want to show the daily life in the tunnel of Gara de Nord, offering an insight without pity and prejudice, to share their personal experience. The short sequence of photos is taken from the largest project “Inside Outside Under Bucharest”.

 

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