Inhuman for humans

WJ #143

Abbiamo già le statistiche per il futuro: le percentuali di crescita dell’inquinamento, la sovrappopolazione, la desertificazione. Il futuro è già in atto.

(Günter Grass)

 

Del Pakistan si sa pochissimo; sembra che il mondo intero sia completamente disinteressato. Le emergenze sono tante, come tanti sono i bambini e bambine, innocenti quanto ignari, che sperimentano il mondo in un ambiente dove la povertà regna sovrana. Piccoli piedi e occhi neri si districano con la stessa destrezza dei gatti randagi tra motorini fumanti, binari ferroviari e fogne all’aperto.

Secondo alcune dichiarazioni del Primo Ministro Shehbaz Sharif, il Pakistan ha un tasso di crescita annua della popolazione stimato intorno al 2,5%, cosa che lo rende uno dei Paesi demograficamente più esplosivi al mondo. Una crescita fuori controllo che aggrava proporzionalmente le criticità socio-politiche.

Ogni anno, oltre 13 milioni di bambini di età inferiore ai 5 anni muoiono per malattie che avrebbero potuto essere evitate o curate. La popolazione più povera è la più colpita perché maggiormente esposta al rischio di inquinamento del cibo, mancanza di acqua potabile e di un adeguato sistema igienico-sanitario. La distinzione fra paesi ricchi e paesi poveri passa anche attraverso l’accesso al diritto alla salute.

Qui l’ambiente è disumano per gli umani. Pochissimi bambini godono della possibilità di vivere in modo spensierato a dispetto dell’Articolo 311 della convenzione ONU, secondo cui dovrebbero avere di diritto il tempo per riposarsi, dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della loro età.

L’ecosistema si sgretola sotto il peso della sovrappopolazione e della mancanza di risorse. In questo inferno ambientale, la lotta per la sopravvivenza si intreccia inesorabilmente con la lotta per l’opportunità, mentre il ciclo perpetuo della povertà continua a stringere la sua morsa senza lasciare vie di fuga. L’inquinamento provoca povertà; da questa ne conseguono diverse conseguenze concatenate tra loro, come abbandono scolastico, lavoro minorile, spose bambine e orfani sempre più soli.

Qui tutto è ricoperto di polvere, smog e povertà, come una pesante coperta che soffoca molte città pakistane. L’acre tanfo di decomposizione sale dritto al cervello e costringe a mantenere corta la durata dei respiri. L’odore delle fogne straripanti, che invadono sentieri improvvisati, è pungente. Questa combinazione putrida impregna i vestiti, si infiltra nelle narici e riveste la lingua di un gusto di morte. I colori e l’odore di zolfo fanno pensare di vivere negli inferi più profondi.

Le sfide ambientali, sociali e demografiche non sono isolate ma fanno parte integrante di una crisi più ampia che coinvolge l’intero globo. La distanza geografica non può più essere una scusa per l’indifferenza, poiché la povertà, i fenomeni climatici estremi e le conseguenze dell’inquinamento non conoscono confini nazionali. Quello che avviene in Pakistan non è solo una questione pakistana, ma una questione globale che richiede una risposta coordinata a livello internazionale.

Il reportage

Scheda autore

Paula Jesus

Fotografa e videomaker sociale, Paula Jesus nasce a Valparaiso del Cile, da una famiglia di migranti italiani. Laureata in Filosofia del linguaggio a Roma, parallelamente ai suoi studi lavora nel cinema come ritrattista. Si occupa di diritti umani e ambientali. Ha lavorato in Palestina, Ucraina, Pakistan, nei Balcani e in diverse città italiane ed europee. Nel 2023 fonda l’associazione culturale “PACHAMAMA”. Tramite il progetto BIS- Biennale Itinerante del Sociale si occupa di divulgare i diritti umani e tutela ambientale tramite mostre fotografiche collettive, cinema all’aperto e seminari. Lavora principalmente per istituzioni, ONG ed enti del Terzo settore.

Fotocamera: Sony 7rIII
Obiettivo: Sony 24mm f. 1.4; Sony 24-105mm f.4

English version

Inhuman for humans

Pictures by Paula Jesus. Text by Paula Jesus and Stefano Pontiggia

We already have the statistics for the future: the growth percentages of pollution, overpopulation, desertification. The future is already in place.

(Günter Grass)

Very little is known about Pakistan; the whole world seems completely disinterested. There are many emergencies, as there are many little boys and girls, as innocent as they are unsuspecting, who experience the world in an environment where poverty reigns supreme. Tiny feet and black eyes untangle themselves as deftly as stray cats among smoking mopeds, railroad tracks, and open sewers.

According to some statements by Prime Minister Shehbaz Sharif, Pakistan has an estimated annual population growth rate of around 2.5 percent, making it one of the most demographically explosive countries in the world. This out-of-control growth proportionally exacerbates critical socio-political issues.

Every year, more than 13 million children under the age of 5 die from diseases that could have been prevented or treated. The poorest people are the most affected; they are most at risk from food pollution, lack of clean water, and adequate sanitation. Inequality between countries also runs through access to the right to health.

The environment here is inhumane. Very few children enjoy carefree living despite Article 311 of the UN Convention, which states they should be entitled to time for rest, play, and recreation appropriate to their age.

The ecosystem is crumbling under the weight of overpopulation and lack of resources. In this environmental hell, the struggle for survival is inexorably intertwined with the battle for opportunity, while the perpetual cycle of poverty tightens its grip, leaving no escape. Pollution causes poverty; from that comes several interlocking consequences, such as school dropout, child labor, child brides, and increasingly lonely orphans.

Dust, smog, and poverty cover everything like a heavy blanket, suffocating many Pakistani cities. The acrid stench of decay rises straight to the brain and forces short breaths. The smell of overflowing sewers invading makeshift paths is pungent. This putrid combination soaks clothes, seeps into nostrils, and coats the tongue with a taste of death. The colors and smell of sulfur make one think of living in the deepest underworld.

The environmental, social, and demographic challenges are not isolated but are part and parcel of a broader crisis affecting the entire globe. Geographic distance can no longer be an excuse for indifference, as poverty, extreme weather phenomena, and the consequences of pollution know no national boundaries. What is happening in Pakistan is not just a Pakistani issue but a global one that requires an internationally coordinated response.