Impara a volare
WJ #91Se nel vostro immaginario il frisbee è solo un oggetto da portare in spiaggia o al parco, un modo come un altro per passare il tempo senza stancarsi, ebbene non siete mai stati così lontani dalla realtà. Attorno a quel disco c’è tattica, corsa e sudore. Sportività e rispetto per l’avversario. Un disco che abbatte il muro di genere, prima ancora di librarsi in volo nel cielo
Nato negli anni 60 negli Stati Uniti, dove è oggi largamente praticato, Ultimate Frisbee si è diffuso in tutto il mondo, fino a convertirsi in uno sport internazionale. Si gioca in più di 30 paesi sparsi nei cinque continenti e possiede la propria federazione mondiale, la World Flying Disc Federation. L’Ultimate è uno sport speciale che seduce rapidamente per la sua immediatezza e la sua spettacolarità di gioco. Per praticarlo è sufficiente un disco, due squadre e uno spazio per il campo. Si pratica sette contro sette, il campo è un rettangolo allungato con due aree di meta a ciascun estremo. Per segnare un punto la squadra deve avanzare passandosi il disco fino a raggiungere la meta avversaria, dato che al giocatore col disco in mano non è permesso correre. (Oggi in Italia esistono molte squadre in diverse città e ogni anno la Federazione Italiana Flying Disc organizza i Campionati Nazionali delle divisioni Open, Women e Mixed). Una delle caratteristiche principali dell’Ultimate è quella di essere uno sport misto. Le squadre possono essere composte da elementi di ambo i sessi, questo contribuisce ad un educazione verso il rispetto e l’uguaglianza di genere fin dalle categorie più giovani, dove ragazzi e ragazze si allenano, giocano e crescono insieme. Lo dimostra il fatto che benché sia stata creata la categoria femminile (Women), non è mai stata creata quella maschile, bensì la “Open”, che come dice il nome stesso, è aperta a qualsiasi classe di età e sesso. La sportività è l’altro elemento chiave per chi pratica questo sport, che ha deciso di sostituire la figura dell’arbitro elevando allo stesso tempo ogni giocatore e giocatrice a quel ruolo. Esistono molti sport di squadra, ma l’Ultimate è senza dubbio l’unico che si pratica con successo attraverso l’auto-arbitraggio, chiunque metta piede in campo è responsabile delle proprie azioni, arrivando ad ammettere i propri falli. Non sono previste sanzioni, proprio perché non sono previsti i trasgressori. Per cui, per essere un giocatore di Ultimate non c’è altra scelta che la correttezza sportiva. Questo voto di rispetto delle regole e degli avversari è noto come “Spirit Of The Game”, qualcosa di imprescindibile per poter giocare a Ultimate. Il collettivo prevale sul singolo. È forse l’unico sport di squadra dove l’abilità di un giocatore o di una giocatrice, per quanto bravo o brava possa essere, non sarà mai determinante sul risultato se non è prima in armonia con i propri compagni di squadra. Per capire questo sport ho seguito le squadre di Milano, i Donkey Divers, nella serie B, serie C, la divisione Women e la Junior, durante gli allenamenti e i tornei. In passato ho giocato a calcio e tifato la mia squadra del cuore, purtroppo lo scontro verbale e fisico non è mai mancato. Nell’Ultimate questo aspetto semplicemente non esiste. Durante le giornate di campionato le squadre giocano e tifano rispettandosi l’un l’altra, allenandosi o passando tempo libero insieme in un clima inclusivo, di agonismo e serenità. Il terzo tempo, abbracciarsi in cerchio scambiandosi opinioni sulla gara appena conclusa e ringraziarsi per quello che si è vissuto, è una conseguenza naturale. Tutto questo è Ultimate.