Il prezzo dell’energia

WJ#152

“Lascia dormire il futuro come merita. Se lo si sveglia prima del tempo, si ottiene un presente assonnato.”

       F. Kafka

Dalle miniere di lignite a cielo aperto nel bacino della Ruhr della Renania Settentrionale-Vestfalia, la compagnia mineraria RWE estrae miliardi di tonnellate di lignite, in contrasto con le politiche climatiche europee, di cui il paese si fa portavoce. Le estrazioni hanno determinato la distruzione di foreste millenarie e la demolizione di interi villaggi con conseguente perdita della biodiversità ed effetti nocivi sul clima e la salute umana.

Promotore della transizione energetica, la Germania, tuttavia, si conferma come principale produttore e utilizzatore di lignite; infatti, per soddisfare la domanda nazionale di energia elettrica attinge alle riserve interne di carbon fossile. Le attività estrattive sono delimitate in tre distretti minerari, quello della Germania centrale, della Lusazia (a sud-est di Berlino) e della Renania (a ovest di Colonia). Quest’ultimo comprende le miniere di Garzweiler, una delle più estese del paese, e di Hambach, riserva da cui ogni anno vengono estratti circa 40 milioni di tonnellate di lignite a scapito dell’omonima foresta millenaria soprastante che dal 1978 ad oggi ha subito una riduzione di oltre il 90% della sua superficie. Nonostante la scarsa efficienza produttiva delle centrali termoelettriche e gli incentivi statali alla chiusura delle miniere di lignite entro il 2038 (termine portato poi al 20230 in seguito alle lotte degli abitanti dei paesi vicini alle miniere e degli ambientalisti) come parte integrante delle politiche europee per contenere il riscaldamento climatico, nel 2019 le emissioni globali hanno raggiunto il picco di 36,8 miliardi di tonnellate. Inoltre, la politica di phase out dal carbone ha subito dei rallentamenti, a seguito dell’invasione Russa in territorio ucraino, per conservare le riserve interne di gas e contenere l’innalzamento dei prezzi. 

In questo percorso controverso si fronteggiano gli interessi degli abitanti dei paesi che le miniere avrebbero dovuto distruggere e degli attivisti climatici, che hanno occupato nel 2021 la foresta per impedire l’espansione degli scavi, e quelli della società mineraria RWE, che dispone dei permessi del Land per le estrazioni di lignite, provocando così la distruzione dei villaggi limitrofi alle cave e del conseguente reinsediamento dei residenti, in cambio di indennizzi. Ma le proteste dell’ultimo decennio hanno attirato l’attenzione mediatica sulla regione segnando la sospensione delle demolizioni e del disboscamento. Oggi le abitazioni dei villaggi spopolati sono in parte utilizzate per ospitare rifugiati russi e ucraini fuggiti dal conflitto. Si attendono i prossimi sviluppi di quello che si auspica possa trasformarsi da capitale industriale a modello ecosostenibile per l’Europa.

Il reportage

Scheda autore

Ivano Adversi

Ivano Adversi si occupa di fotografia da diversi anni. Attualmente fa parte di un gruppo di fotoreporter e ricercatori principalmente orientati al reportage sociale e antropologico. Collabora stabilmente con Antartide, centro di studi e comunicazione ambientale fondato dall’Università e dal Comune di Bologna, per il quale si occupa del settore iconografico.

Fotocamera: Sony A9M2 e Sony A1
Obiettivo: Sony FE 200-600mm F5.6-6.3 G OSS; Sony FE 24-105mm F4 G OSS

English version

Price of energy

Photography by Ivano Adversi 

Text by Sarah Taranto

 

   “Let the future sleep for now, as it deserves. If you wake it too early, you get a groggy present.”

    F. Kafka

From the open-pit lignite mines in the Ruhr Basin of North Rhine-Westphalia, the mining company RWE extracts billions of tons of lignite, contradicting the European climate policies the country claims to champion. These extractions have led to the destruction of ancient forests and the demolition of entire villages, resulting in biodiversity loss and harmful effects on both the climate and human health.

While Germany is a promoter of the energy transition, it remains the leading producer and consumer of lignite. In fact, to meet national electricity demand, it relies on domestic reserves of fossil coal. Mining activities are concentrated in three districts: Central Germany, Lusatia (southeast of Berlin), and Rhineland (west of Cologne). The latter includes the Garzweiler mine, one of the largest in the country, and the Hambach mine, a site where approximately 40 million tons of lignite are extracted annually at the expense of the overlying ancient Hambach Forest. Since 1978, this forest has seen its area reduced by over 90%. Despite the low efficiency of lignite-fired power plants and government incentives to close lignite mines by 2038 (a deadline moved forward to 2030 after protests by local residents and environmentalists), as part of European policies to combat climate change, global emissions reached a peak of 36.8 billion tons in 2019. Furthermore, the coal phase-out policy faced delays following Russia’s invasion of Ukraine, as Germany sought to conserve domestic gas reserves and curb rising energy prices.

This controversial scenario pits the interests of local villagers, whose homes the mines would destroy, and climate activists, who occupied the forest in 2021 to block further excavations, against those of the mining company RWE. The latter holds permits from the regional government to extract lignite, causing the destruction of nearby villages and the forced relocation of residents, albeit with compensation. However, protests over the past decade have drawn media attention to the region, leading to the suspension of demolitions and deforestation. Today, some of the depopulated village homes are used to house Russian and Ukrainian refugees fleeing the ongoing conflict. The next steps remain to be seen, with hopes that the region may transition from an industrial capital to a sustainable model for Europe.