Il popolo della libertà

WJ #137

“Quando un uomo è un uomo d’affari, allora cerca di fare affari: ha quindi clienti e concorrenti. Quando un uomo è un uomo politico, allora cerca di vincere: ha sostenitori e oppositori. Quando un uomo è un personaggio, allora è sempre in scena: ha ammiratori e detrattori.”

Monsignor Mario Enrico Delpini

Il giorno dei funerali di Silvio Berlusconi la piazza del Duomo di Milano è meno gremita di quanto ci si potesse aspettare. È giovedì 15 giugno del 2023 e il sole batte sul cemento avvolgendo in un caldo ovattato il cosiddetto “popolo della libertà”. All’uscita del carro funebre dalla villa brianzola di Arcore, la piazza esplode nel primo di una serie di applausi che accompagneranno il feretro ad intervalli regolari fino al suo arrivo a destinazione. Nel frattempo le immagini rimandano l’umore degli spettatori: l’arrivo del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ne suscita il rispetto e la commozione, mentre l’omelia dell’Arcivescovo di Milano, Monsignor Delpini, viene salutata da commenti e cenni di approvazione.

Ma è una sola la vera e propria tifoseria, nel senso più letterale del termine, a dominare la folla: sono gli irriducibili ultrà della Curva Sud. Il loro cuore batte e palpita all’unisono sotto i vessilli rossoneri, davanti al grande schermo per l’estremo saluto oltre il campo di gioco. Per loro non c’è che UN Presidente, l’unico e il solo ad aver portato un grande Milan per sette volte in cima al tetto d’Europa. Sparuti appaiono per contro i tifosi del Monza, presenti per lo più a titolo individuale in memoria della seconda vita calcistica di Silvio Berlusconi, mentre spillette e bandiere incorniciano d’orgoglio i militanti di Forza Italia, dal più giovane al più anziano. Nel frattempo fotografi e giornalisti marcano a uomo gli astanti, a caccia di aneddoti nostalgici e storie mitologiche. I primi a voler essere intervistati sono i “miracolati” da Silvio, quelli che l’hanno conosciuto, che gli hanno stretto almeno una volta la mano, quelli per cui Berlusconi ha fatto o rappresentato qualche cosa in passato e per i quali rappresenterà per sempre un simbolo di devozione assoluta. Orfana di padre, padrone e presidente, la piazza azzurro-borghese si costringe ad assistere alla caduta dell’ultimo feticcio del loro leader: la sua immortalità. Ora che il velo di maya è levato, lo spettacolo non deve più continuare.

 

 

Il reportage

Scheda autore

Emanuele Roberto de Carli e Roberto Smaldore

Emanuele Roberto De Carli è un fotografo, che dopo gli studi universitari in geografia, si è specializzato nella fotografia documentaristica e nel reportage. In particolare, ha focalizzato la sua ricerca fotografica su tematiche che riguardano la società e il rapporto tra l’essere umano e l’ambiente naturale che lo circonda, con un occhio di riguardo verso i temi dello sviluppo sostenibile e delle città. Fa parte del collettivo MilanoInvisibile.

Emanuele Roberto De Carli


Roberto Smaldore nasce a Cernusco sul Naviglio nel 1997. Studia filosofia all’università avvicinandosi contemporaneamente al giornalismo: collabora con riviste e magazine scrivendo inchieste, interviste e reportage. Nel 2022 si avvicina alla fotografia al ritorno da un lungo periodo di ricerca in Bosnia-Erzegovina: la fotografia è per lui un codice per veicolare più nitidamente la parola scritta del reportage. È membro del collettivo MilanoInvisibile.

Roberto Smaldore portfolio 

Fotocamera: Sony A7III e Nikon D610
Obiettivo: Sigma art 24mm f/1.4 e AF-S Nikkor 24-120mm f/4G ED

English version

The People of Freedom

Photo by Emanuele Roberto de Carli and Roberto Smaldore

Text by Roberto Smaldore e Matilde Castagna

On the day of Silvio Berlusconi’s funeral, Milan’s cathedral square is less crowded than might have been expected. It is Thursday, 15 June 2023 and the sun beats down on the concrete, enveloping the so-called ‘people of freedom’ in a muffled warmth: the nine thousand or so people who had come from every corner of Italy to pay their last respects to their supreme leader are now standing around, their faces glued to the big screens installed for the occasion, waiting.

As the hearse leaves the Brianza villa in Arcore, the square explodes in the first of a series of applauses that will accompany the coffin at regular intervals until its arrival at its destination. In the meantime, the images echo the spectators’ mood: the arrival of the President of the Republic, Sergio Mattarella, arouses respect and emotion, while the homily by the Archbishop of Milan, Monsignor Delpini, is greeted by comments and nods of approval.

But only one true fan, in the most literal sense of the term, dominates the crowd: they are the diehard ultras of the Curva Sud. Their hearts beat and throb in unison under the Rossoneri banners, in front of the big screen for the final farewell beyond the pitch. For them there is only ONE president, the one and only one who has taken the Milan soccer team for seven times to the top of the European roof. Sparse, on the other hand, are the Monza soccer fans, mostly present as individuals in memory of Silvio Berlusconi’s second footballing life, while pins and flags frame with pride the militants by Forza Italia Berlusconi’s party. Meanwhile, photographers and journalists manhandle the onlookers, hunting for nostalgic anecdotes and mythological stories. The first to want to be interviewed are Silvio’s ‘miracle seekers’, those who have known him, who have shaken his hand at least once, those for whom Berlusconi has done or represented something in the past and for whom he will forever represent a symbol of absolute devotion. Orphaned of father, master and president, the blue-bourgeois square is forced to witness the fall of their leader’s last fetish: his immortality. Now that the veil of maya has been lifted, the show must definitely not go on.