Il mio Cammino verso Santiago…e oltre
WJ #106Il Cammino di Santiago è stato percorso nel 2018 da oltre 300mila persone, spinte da motivazioni diverse ma che hanno tutte calpestato sentieri che da secoli accolgono pellegrini e viandanti.
Le origini del Cammino di Santiago, di gran lunga il più famoso e frequentato cammino europeo e divenuto il capostipite del fenomeno dei viaggi a piedi (che registrano una crescita sempre più rilevante), sono da ricercarsi nella presenza della tomba dell’Apostolo Giacomo (“Giacomo il Maggiore” e poi San Giacomo) e alla sua individuazione nella prima metà del IX secolo.
Secondo quanto riportato da Jacopo da Varazze nella sua opera “Legenda Aurea”, Giacomo – fratello di Giovanni l’Evangelista, anch’esso apostolo – in seguito alla crocifissione e resurrezione di Gesù partì per la Spagna per evangelizzarne la popolazione. Fece ritorno in Palestina dopo diversi anni e lì– probabilmente per il timore che Giacomo acquisisse un eccessivo seguito – il re Erode Agrippa I ne ordinò la decapitazione, facendolo diventare così il primo apostolo martire.
Alcuni suoi discepoli – tra cui Attanasio – recuperarono il corpo di Giacomo e riuscirono a portarlo con loro nella frettolosa fuga in nave verso la Spagna. Una volta arrivati nella zona di Finisterre decisero di dargli sepoltura in una zona interna della Galizia.
Per 8 secoli non si hanno traccia di ritrovamenti della tomba di Giacomo, fino a quando nell’813 (secondo altre fonti nell’830) un eremita di nome Pelayo dichiarò di aver visto una pioggia di stelle cadere sopra un colle e di aver poi sognato San Giacomo svelandogli che il luogo indicato dalle stelle era la sua tomba. L’eremita scoprì così il sepolcro e ne diede notizia al Vescovo del territorio che la trasmise successivamente sia al Papa che ai vari re cattolici. Ebbe così inizio il culto di Santiago de Compostela, il cui nome è la contrazione di San Giacomo (Santiago) e una declinazione di “Campus Stellae” (Compostela), a cui fu dedicata la costruzione del tempio e del villaggio divenuto poi, nei corsi dei secoli, l’attuale città.
E’ impossibile calcolare il numero effettivo di pellegrini che in questi 12 secoli hanno percorsi i sentieri che portano a Santiago de Compostela; quello che sicuramente possiamo notare è come sono cambiate le motivazioni che spingono le persone a intraprendere queste avventure.
Nell’antichità i pellegrinaggi erano il motivo più comune e spesso l’unico per cui, chi non era mercante o militare, affrontava distanze obbiettivamente enormi, tenendo conto soprattutto delle difficoltà e dei pericoli a cui andavano incontro. Si partiva per rispettare un voto, per ottenere una indulgenza o per espiare una colpa. Nessuno di questi aspetti è esclusivamente inerente alla religione cristiana che, tuttavia, a partire dal IV secolo d.C. iniziò a riconoscere nel pellegrinaggio un’espressione della religiosità popolare e, nel corso dei secoli successivi, contribuì in modo determinante ad alimentarne il fenomeno.
Le conseguenze di ciò hanno avuto forti ripercussioni sui pellegrinaggi; i pellegrini potevano spesso sostare presso “spedali” gestiti da confraternite religiose e – nel corso del loro viaggio – acquistavano reliquie a cui venivano attribuiti poteri miracolosi. Questo “business” è anche alla base del grosso aumento dei luoghi di pellegrinaggio nel corso del Medioevo: per aumentare il numero di reliquie legati ai Santi se ne smembravano le spoglie – e se ne attribuiva il ritrovamento in nuovi luoghi su cui si edificavano chiese e monasteri – o se ne diluiva il sangue con l’acqua. Acquistando queste reliquie e offrendo i propri averi a santuari, chiese e monasteri i pellegrini potevano ottenere indulgenze da riscuotere (o perlomeno così essi speravano…) nell’aldilà: uno dei “premi” classici era l’indulgenza che consentiva di passare meno tempo nel Purgatorio prima di accedere al Paradiso. Le offerte dei pellegrini andavano ad arricchire direttamente le chiese o i moncosì come per i poveri del villaggio o della città, finché il papato decise di arricchirsi direttamente con le indulgenze a partire dal XIV secolo.
Oggi i pellegrini che intraprendono il cammino (nel 2018 hanno percorso quello di Santiago oltre 300.000 persone) sono credenti, atei o agnostici, cristiani e persone di altre fedi, uomini e donne di ogni le età: ad accomunare tutti è una ricerca spirituale o culturale e la voglia di vivere un’esperienza dettata da tempi diversi da quelli della quotidianità. Sono ancora oggi viaggiatori quasi sempre solitari ma disposti ad incontrare i giusti compagni di viaggio; ognuno di essi cerca nel Cammino una originale risposta ad una personale domanda. Il fascino di questa esperienza sta proprio nel paradosso che ogni singolo viandante può trovare risposte diverse nello stesso tragitto, nello stesso sentiero. Il reportage di Nicola Congia, che ha percorso il Cammino nel 2017, ci consente di “entrare” in questo cammino, di catturarne dei pezzetti. Immagini che consentono di assoporarne l’atmosfera, le luci, la magia. Possono anche essere l’ispirazione di una partenza e nell’ipotesi che ciò accada Nicola suggerisce di non affrontare il Cammino con l’obbiettivo di “cambiare” in quanto è proprio lui ad affermare che “…il cammino non ti cambia, anzi, ti rende quello che sei realmente. Ti scava nel profondo e ti riporta al tuo stato originale, anima pura.”