Il lato oscuro del Nepal

WJ #97

“Non in India, qui, ma Nepal: lingua di terra inarcata, scala appoggiata al muro himalayano, ponte per il cuore dell’Asia.” (Pasolini)

La grandiosità della catena himalayana con i suoi imponenti ghiacciai. Gli straordinari siti della valle di Kathmandu, da Bhaktapur a Patan. La tranquilla Pokahara sulle rive del lago Phewa, i villaggi sherpa con le loro tradizioni intatte. Lumbini, il luogo di nascita di Buddha, gli affascinanti riti religiosi delle due grandi culture hindu e buddista, che convivono serenamente.

Al tempo stesso, questo piccolo paese, stretto come in una morsa tra la Cina e l’India, ha un lato oscuro che si annida negli anfratti, dietro ad ogni angolo. Osservando meglio la capitale Kathmandu, ci si accorge delle condizioni di vita dei suoi abitanti, tutto fuorché confortevoli. Al calar della sera, oltre gli hotel di lusso, parte della città rimane al buio senza elettricità, trasformandosi in un luogo desertico e spettrale. Girare di notte per le strade della città, illuminate soltanto dai deboli fasci di luce dei telefoni cellulari e dagli abbaglianti delle automobili, è un’esperienza indimenticabile.

Le strade del centro di Kathmandu sono spesso ricolme di indigenti. I poveri a volte sono accasciati a terra a chiedere l’elemosina o altre volte trovano riposo sulle scalinate di un tempio. Oppure all’interno di una delle tradizionali locande, dalle condizioni igeniche spesso precarie, dove per meno di un euro si può consumare un piatto di momo (ravioli locali) caldi e una tazza di tè. Secondo l’Asian Development Bank: “più di un quarto della popolazione in Nepal vive sotto la soglia della povertà”. Data questa situazione la gente cerca di superare le difficoltà in differenti modi. C’è una piccolissima parte della popolazione che riesce a raccogliere i soldi necessari per emigrare all’estero. Chi rimane si arrangia come può: se da un lato prolifera il lavoro nero dei venditori ambulanti, dall’altro le donne più giovani diventano bersagli vulnerabili per attività illecite legate al sesso, raggirate con false promesse, per poi essere spedite verso l’India (o in altri Paesi) per essere costrette a prostituirsi. “Siamo qui, nell’oscurità, sospesi tra la poesia delle lucciole e il fuoco divampante delle stelle.” (Susanna Tamaro)

Il reportage

Scheda autore

Marco Sadori

[:it][:it][:it][:it][:it]Marco Sadori è un fotografo nato in Italia e laureato in storia dell’arte presso l’Università di Bologna. Ha iniziato a fotografare e a sviluppare in camera oscura con Romolo Bosi. Ha continuato da autodidatta. Si è specializzato in progetti a lungo termine sul tema dell’identità.

Dal 2010 ha iniziato a viaggiare in Asia per un progetto a lungo termine sull’identità dell’Asia oggi (“Room of dust”) e sulle sue connessioni con il mondo Occidentale. Attualmente sta approfondendo un progetto sull’identità del Caucaso.[:][:][:][:][:]

Fotocamera: Nikon D610
Obiettivo: Nikkor 50 mm f 1.8 D

English version

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The dark side of Nepal

 

Photography by Marco Sadori

Story edited by Andrea Mancuso

 

 

Lying at the feet of the Himalayas, among breathtaking landscapes, ancient temples and one of the most beautiful paths in the world, Nepal is a country that has always had a certain fascination in the imagination of the Westerners. But the grandeur of this country can not completely conceal its dark side.

 

The grandeur of the Himalayan range with its imposing glaciers. The extraordinary sites of the Kathmandu valley, from Bhaktapur to Patan. The tranquil Pokahara on the shores of Lake Phewa, the sherpa villages with their untouched traditions. Lumbini, the birthplace of Buddha, the fascinating religious rites of the two great Hindu and Buddhist cultures, which coexist peacefully. At the same time, this small country, cramped in a vise between China and India, has a dark side, which lurks in the ravines, behind every corner. Looking more closely at the capital Kathmandu, the living conditions of its inhabitants are evident, all but comfortable. At nightfall, beyond the luxury hotels, part of the city remains in the dark without electricity, turning into a desert and ghostly place. Walking at night, on the streets of the city, illuminated only by the weak beams of light of mobile phones and high-beam cars is an unforgettable experience.

 

The streets of central Kathmandu are often filled with the needy. The poors are sometimes slumped on the ground asking for alms or sometimes they find rest on the steps of a temple. Or inside one of the traditional inns, where the hygienic conditions are often precarious and where for less than one euro you can have a hot momo dish (local ravioli) and a cup of tea. According to the Asian Development Bank: “more than a quarter of the population in Nepal lives below the poverty line”. Given this situation, people try to overcome difficulties in different ways. There is a very small part of the population that manages to raise the money needed to emigrate abroad. Those who remain are as accommodated as they can: if on one side the black work of street vendors proliferate, on the other side younger women become vulnerable targets for illegal activities related to sex, cheated with false promises, only to be sent in India (or in other countries) to be forced into prostitution.[:][:][:][:][:]