Il deserto di Putin

WJ #131

Un paesaggio lunare battuto dai venti, chilometri di steppa e sabbia a perdita d’occhio, villaggi isolati e stazioni di servizio abbandonate. L’angolo più arido della Russia e del continente europeo si trova a mille chilometri da Mosca. La Repubblica Autonoma di Calmucchia è una terra affacciata sul Mar Caspio che mostra ancora le tracce della storia sovietica. La principale è la desertificazione, causata dall’allevamento intensivo imposto dal governo dopo la morte di Stalin. Già alla fine degli anni Novanta, 770.000 ettari del territorio erano costituiti da sabbie sterili, mentre l’80% del suolo mostrava evidenti segni di desertificazione.

Oggi il global warming ha messo il popolo calmucco definitivamente in ginocchio. La situazione sembra irreversibile e la politica interna del Cremlino sulla regione non lascia intravedere alcun futuro migliore. L’entourage di Putin ha infatti recentemente introdotto nel governo locale due figure istituzionali quantomeno bizzarre: Batu Khasikov e Dmitrij Trapeznikov. Il primo, ex kickboxer senza alcuna esperienza politica ma filo-putiniano di ferro, viene eletto Presidente nel 2019. Il secondo, un separatista ucraino molto attivo nella regione del Donbass, diventa sindaco della capitale Ėlista nel 2019 e Vicepremier nel 2022.

A seguito di quest’ultima nomina il Presidente Khasikov ha speso l’ennesimo endorsment verso la nuova spalla, affermando che il suo vice prenderà in carico proprio la questione ambientale, supervisionando l’implementazione di risorse per attuare piani di sviluppo agricolo e di contrasto al degrado geologico.

Ma, lungi dal risolvere seriamente le problematiche della Repubblica Autonoma, questi due luogotenenti di Putin vengono timidamente additati dalle opposizioni come semplici pedine sulla sua scacchiera di potere. Tutto ciò esemplificherebbe gli sforzi del Cremlino per aumentare il controllo delle autorità statali sulle singole regioni della federazione e metterebbe a nudo il protocollo autocratico applicato alle periferie dell’impero.

Il reportage

Scheda autore

Pietro Romeo

Il deserto di Putin

Pietro Romeo si è laureato all’Università di Bologna con una tesi sull’estetica della fotografia amatoriale. Nel 2016 ha iniziato a lavorare come fotoreporter, documentando luoghi e riti di aggregazione sociale. Recentemente ha ampliato i suoi interessi abbracciando tematiche contemporanee come la sostenibilità ambientale. Negli anni i suoi lavori sono stati pubblicati, tra gli altri, da Die Tageszeitung, Specchio – La Stampa, Rhythms Monthly, InsideOver, Il Reportage, Geographical Magazine, Vice Deutschland.

Nel 2019 è finalista al Premio Marco Pesaresi (Savignano Immagini) con “Emilia’s Last Dance”, che racconta il mondo del liscio e delle sale da ballo nel nord Italia. Il progetto ha vinto il Premio Fondazione Laviosa nel 2021. Nello stesso anno è finalista nella sezione Photo Story del Premio ISPA (Italian Sustainability Photo Award) con il lavoro “Feed the Future”. Nel 2022 partecipa al progetto collettivo “CoviDiaries” dell’Agenzia Parallelozero (esposto alla “Fabbrica del Vapore” a Milano) con una serie di scatti realizzati durante la seconda ondata pandemica nella Repubblica di San Marino. Ha vissuto per quasi 10 anni a Berlino e attualmente è di base a Bologna da dove collabora con l’agenzia fotografica Parallelozero.

Fotocamera: Fuji XT-2
Obiettivo: Fujinon 35mm f/1.4 e Fujinon 16-55mm f/2.8

English version

The Putin desert

Photography by Pietro Romeo

Story edited by Pietro Romeo

The Autonomous Republic of Kalmykia is a land overlooking the Caspian Sea that still shows traces of Soviet history. The main one is desertification, caused by the intensive farming imposed by the government after Stalin’s death. Already at the end of the nineties, 770,000 hectares of the territory were made up of sterile sands, while 80% of the soil showed evident signs of desertification.

Today global warming is putting the Kalmyk people in serious trouble. The situation seems irreversible and the Kremlin’s internal policy on the region does not give a glimpse of any better future. Putin’s entourage has in fact recently introduced two at least bizarre institutional figures into local government: Batu Khasikov and Dmitrij Trapeznikov. Khasikov, a former kickboxer with no political experience, was elected President in 2019. Trapeznikov, a Ukrainian separatist very active in the Donbass region, became mayor of the Ėlista capital in 2019 and Deputy Prime Minister in 2022.