Hommes Racines
WJ #91Profondi conoscitori della natura e veri protettori della biodiversità. La vita delle le popolazioni indigene rimanda a noi stessi e ci invita a riflettere sui concetti di equilibrio, reciprocità e sostenibilità verso un pianeta di cui siamo tutti responsabili
I popoli autoctoni, detti anche nativi, o indigeni, rappresentano il 6% della popolazione del nostro pianeta. La parola “indigeno”, composto di indu, in, e -geno, nato, ha la stessa radice latina delle parole “genere”, “genitali”, “generazione” e “Genesi”, ed è quindi legata alla nascita, alla riproduzione e alla discendenza. Con questo termine si intendono infatti quelle popolazioni le cui origini risalgono alla preistoria, che sono discendenti di coloro che abitavano un certo luogo prima di altri. Si definiscono sia per la discendenza, sia per particolari caratteristiche che segnano la loro diversità rispetto a coloro che sono arrivati dopo (come la lingua o lo stile di vita). In 25 anni di viaggi per il mondo, Pierre de Vallombreuse ha creato un fondo fotografico unico su 42 popoli autoctoni, rendendo così omaggio a queste preziose diversità e facendo del rispetto di queste popolazioni la sua lotta.
Dalla sua esperienza trae tre conclusioni: la nostra esistenza può essere un avventura utile, la conoscenza dell’altro è anche scoperta di sé, le società primitive sono soprattutto lo spazio, ogni giorno più precario, di una relazione diversa con la natura di cui siamo ospiti. Con il progetto Hommes Racines, che sviluppa tra il 2007 e il 2012, affronta la relazione che 11 popoli autoctoni intrattengono con il proprio ambiente, rivelando come essa sia influenzata dall’intrusione del mondo contemporaneo.
Se la vocazione principale del percorso è mostrare il rapporto intimo che lega l’uomo al suo ambiente, si presenta altresì come la testimonianza di differenti modi di vivere e della incredibile capacità di adattamento degli esseri umani, sottolineando la molteplicità delle risposte a condizioni di vita imposte dalla natura e dalla storia. Queste culture depositarie di saperi tradizionali essenziali alla conservazione della biodiversità, probabilmente sanno meglio di chiunque altro che l’equilibrio tra uomo e natura è stato mantenuto per millenni e si può mantenere solo rispettando i suoi limiti.
Vallombreuse parla dunque di radici. Incontrando dei popoli solidamente ancorati al loro territorio e degli altri che sono stati sottoposti alla prova dello sradicamento, gli Hommes Racines -uomini radici- diventano specchio dei profondi cambiamenti che interessano la nostra modernità. L’alterità è fonte di domande, comunicazione, non esclusione. Queste immagini che sfuggono all fissità delle tipologie razziali, che furono a lungo la regola in materia di etnografia, rimandano piuttosto a noi stessi, ci invitano ad interrogarci sul nostro rapporto con la natura e la nostra responsabilità nei cambiamenti che incidono su di essa.
Con il suo grande lavoro, il fotografo si propone di portare una riflessione sull’umanità sostenibile, il cui corollario è la protezione dell’ambiente.