Himalaya, il tetto del mondo
WJ #129di Nicola Congia
Testo a cura di Nicola Congia e Stefano Pontiggia
Un miraggio, un luogo lontano che racchiude tutto il fascino delle grandi avventure.
La dimora delle nevi, in sanscrito Himalaya. Una parola dal suono morbido, leggero come un respiro, in grado di trasmettere serenità, e che da sempre fa sognare. Le montagne, dice l’alpinista e scrittore Ed Douglas, sono sempre state luoghi di esercizio dell’immaginazione per gli abitanti delle pianure, e l’Himalaya rappresenta questo sogno al massimo grado.
Fuori dal mito di cui da decenni è circondata, l’Himalaya è un mondo complesso e in rapido cambiamento. Possiede una grande diversità culturale e religiosa, ospita le montagne più alte e pericolose del mondo ed è meta di un turismo sempre più frenetico e pericoloso in termini di impatto ambientale. Soffre delle conseguenze provocate dal cambiamento climatico, soprattutto per quanto riguarda la gestione delle acque, che sostengono la vita di decine di milioni di persone. Gli scalatori sull’Everest hanno accesso al wi-fi anche sopra i 5000 metri di altitudine.
Eppure, la magia dell’Himalaya rimane intatta nonostante tutto. Non è soltanto un luogo rilassante o una parola dal suono delicato: è un’altra dimensione. È qui che, lontano dalla frenesia del mondo, la pace trova la sua casa. Nella semplicità della vita quotidiana e la spiritualità che avvolge ogni cosa. Un equilibrio naturale dove anima e corpo non possono esistere separatamente. E mentre una brezza fresca ti accarezza il viso, lo scrosciare del fiume giunge come un sussurro, gli ultimi raggi di sole ti sfiorano la pelle, la nebbia della sera avanza silenziosa nascondendo le montagne, improvvisamente ti rendi conto di essere sul tetto del mondo, dove il paradiso è più vicino.
Il reportage
Scheda autore
Nicola Congia
Nicola Congia è nato a San Gavino Monreale nel 1983. Compie i primi passi nel mondo della fotografia da autodidatta e si affina frequentando l’accademia di fotografia “Fine Art” di Cagliari. Attratto dalla street photography e dal reportage continua a formarsi partecipando a diversi workshop che lo spingono alla ricerca di un linguaggio espressivo personale nel quale è centrale e costante l’analisi antropologica. Congia cerca sempre di immergersi totalmente negli ambienti e farne parte, utilizzando il mezzo fotografico per raccontarne l’essenza.
Fotocamera: Nikon d7100
Obiettivo: Nikon 35mm f/1.8
English version
Himalaya, the Roof of the World
Pictures by Nicola Congia. Text by Nicola Congia e Stefano Pontiggia
The abode of the snows, or Himalaya in Sanskrit. A soft-sounding word, light as a breath, capable of conveying serenity, and one that has always made people dream. Mountains, says mountaineer and writer Ed Douglas, have always been places for lowlanders to exercise their imagination, and the Himalayas represent this dream to the highest degree.
Out of the myth surrounding it for decades, the Himalayas is a complex and rapidly changing world. It possesses great cultural and religious diversity, is home to the world’s highest and most dangerous mountains, and is a destination for increasingly hectic and environmentally destructive tourism. It suffers from the consequences caused by climate change, especially with regard to water management, which support the lives of tens of millions of people. Climbers on Everest have access to wi-fi at seventeen thousand six hundred feet.
Yet, the magic of the Himalayas remains intact despite everything. It is not just a relaxing place or a gentle-sounding word: it is another dimension. It is here that, far from the hustle and bustle of the world, peace finds its home in the simplicity of daily life and the spirituality that envelops everything. In this natural balance, soul and body cannot exist separately. And, as a cool breeze caresses your face, the roar of the river comes like a whisper, the last rays of the sun graze your skin, and the evening mist silently advances, hiding the mountains, you suddenly realize that you are on the roof of the world, where paradise is closer.