Fully Booked
WJ #137Il Grande Hotel di Beira in Mozambico in epoca coloniale era tra gli hotel più lussuosi d’Africa e con la sua maestosità celebrava il potere del regime portoghese. Oggi è uno dei più popolosi e grandi edifici occupati al mondo. Incarna la storia recente della città e del paese, uno dei più poveri al mondo, con un bassissimo livello di sviluppo umano, aspettative di vita e altri indicatori socio-economici. Fu costruito a metà degli anni ’50, ed era un luogo di opulenza solo per ospiti bianchi. Tuttavia, chiuse i battenti nel 1963 perché nei suoi otto anni di attività non fu mai redditizio.
In seguito all’indipendenza del Mozambico nel 1975 e allo scoppio della guerra civile l’anno seguente, l’edificio servì inizialmente come base per l’esercito e come prigione, e successivamente come residenza per gli sfollati. Fu solo dopo l’abbandono del suo uso originale che le stanze furono riempite per la prima volta. Da allora, il Grande Hotel è diventato casa per le persone più vulnerabili, in una città che è in costante crescita ma non è in grado di costruire alloggi decenti e adeguati per la popolazione. I residenti, molti dei quali bambini e adolescenti, occupano tutte le stanze e ogni sezione, di questo enorme edificio buio e umido, comprese le scale, i lunghi corridoi e gli scantinati. È come una comunità autogestita, ma senza servizi pubblici essenziali come acqua e servizi igienici, elettricità e raccolta dei rifiuti.
Fully Booked è un progetto realizzato tra l’ottobre del 2020 e il luglio del 2021: racconta la vita all’interno dell’edificio, dove vivono variabilmente tra le 2000 e le 3000 persone. La maggior parte degli abitanti non ha un lavoro fisso e campa alla giornata. Molti allestiscono bancarelle nei corridoi o all’esterno dove si vende frutta, verdura, pesce e beni di prima necessità. Nei corridoi si improvvisano saloni di bellezza, specie nel fine settimana. Si sta seduti sugli scalini o sulle sedie di plastica: le ore passano tra chiacchiere e nuove acconciature. Alcuni degli abitanti sono pescatori, ma la maggior parte sopravvive con lavori occasionali fuori dall’edificio, alla giornata.
Ogni tanto qualcuno riesce a guadagnare abbastanza, oppure a continuare con gli studi e a trovare un lavoro che gli permette un’entrata fissa e di andare a vivere altrove. Ma non è facile, e per la maggior parte degli abitanti il mondo fuori non è destinato a essere meno precario. Molte persone sono nate lì, hanno avuto i loro figli, e in alcuni casi hanno visto i loro nipoti nascere e crescere nell’edificio. E, nonostante i disagi e la precarietà del quotidiano, hanno fatto dell’hotel la propria casa. Si prendono cura della propria stanza e degli spazi comuni e cercano di costruire un futuro migliore per sé stessi e i propri figli.