Frontiere, le vie per l’Europa
WJ #118I confini sono tracciati per creare differenze, per distinguere un luogo dal resto dello spazio,
un periodo dal resto del tempo, una categoria di creature umane dal resto dell’umanità…
Zygmunt Bauman
“Io ho una mappa sul telefono, passerò da qui non appena la neve sarà andata via” dice Ahmed, che viene dal Pakistan e che già provato diverse volte il game, il tratto di Rotta Balcanica che dal Nord della Bosnia porta a Trieste. Sul telefono indica una via che passa sulle montagne a ridosso di Fiume e prosegue verso Nord.
Le altre volte è passato per diversi sentieri ed è sempre stato respinto: “una volta ero arrivato a Trieste ma anche da lì la polizia mi ha preso e portato indietro”.
Stavolta spera di avere la “mappa giusta”, un suo amico arrivato in Francia pochi giorni fa l’ha condivisa con lui.
Ahmed si trova a circa 7.000 chilometri da casa e le difficoltà sono aumentate frontiera dopo frontiera, metro dopo metro. Così, dopo aver lasciato il Pakistan, attraversato l’Iran e la Turchia, è arrivato a Lesbo, dove è rimasto quasi un anno, “spiaggiato” nel campo di Moria, prima che andasse a fuoco.
I riflettori che si sono accesi sulla Bosnia, ed in particolare su Lipa, in queste ultime settimane raccontano solo parte delle violenze e delle condizioni di vita dei migranti lungo tutta la rotta: dal confine greco a Trieste.
8.000 persone sono bloccate tra Sarajevo e il cantone di Una-Sana, nel Nord del Paese, altre migliaia in Serbia, mentre in Grecia le condizioni peggiorano di mese in mese per via delle decisioni che il governo, composto da partiti di destra, prende nelle politiche migratorie.
Proprio a Lesbo dopo l’incendio di Moria le autorità greche avevano promesso che entro Pasqua 2021 tutte le 11.000 persone sfollate sarebbero state trasferite in terra ma ad oggi sono ancora quasi tutti sull’isola e le procedure per le richieste d’asilo e spostamento vanno a rilento.
Una “Rotta dei diritti negati” quindi, dove ad ogni frontiera aumentano le difficoltà, fino ad arrivare alla polizia croata il vero “big problem” a detta di chi ha provato il game almeno una volta, e che ad oggi porta su di sé ancora le ferite e le cicatrici, non solo fisiche, delle violenze subite proprio da chi invece dovrebbe registrare l’ingresso e accogliere la richiesta d’asilo o di protezione.
Le foto di questo progetto sono state realizzate durante i viaggi fatti per la realizzazione del documentario “Frontiere, le vie per l’Europa”, finanziato sulla piattaforma Produzioni dal Basso e in uscita a breve.