Forte urbano

WJ #115

“Si dice che non si conosce veramente una Nazione finché non si sia stati nelle sue galere. Una nazione dovrebbe essere giudicata da come tratta non i cittadini più prestigiosi ma i cittadini più umili.” (Nelson Mandela)

La Casa Circondariale di Castelfranco Emilia, in provincia di Modena, è una della quattro case lavoro in Italia inaugurato nel 2005 in collaborazione con la comunità di San Patrignano.  Con “case lavoro” si intendono strutture dove vengono ospitate due tipologie di persone: gli internati, coloro che, dopo aver scontato la pena di reclusione, sono valutate ancora potenzialmente pericolose, e i detenuti. I primi possono partecipare alle attività sia all’interno che all’esterno del forte (vigna e allevamento mucche ad esempio), i secondi invece svolgono attività a seconda della pena possono partecipare solo a quelle interne. Gli “internati”, termine che rimanda ai manicomi) vivono praticamente in carcere a tempo indeterminato perché privi o lontani da affetti stabili all’esterno, sono portate per professione o abitudine, alla delinquenza. Da qui l’appellativo di “ergastolo bianco”.

Secondo l’Associazione Antigone per i diritti e le garanzie nel sistema penale, nel 2018 sono stati 60 i tossicodipendenti in trattamento a Castelfranco e 67 i sottoposti a una terapia psichiatrica e circa il 15% degli internati sono detenuti che stanno ancora espiando la propria pena, il restante 85% sono internati.

La Casa Circondariale di Castelfranco si trova all’interno del Forte Urbano, fortezza realizzata dall’architetto Giulio Buratti per volere di Papa Urbano nella prima metà del XVII secolo su precedenti fortificazioni del XIII secolo.  Fin dalla sua costruzione quindi, Casa Circondariale di Castelfranco Emilia è stato sempre un luogo di chiusura e difesa che si riflette tutt’oggi nell’uso della struttura e nella gestione sociale degli “internati”, degli ultimi, scomodi per la società, retaggio nazi-fascista, quando gli ebrei e i rom si avviavano ai forni crematori e i vagabondi, gli alcolizzati, i senza fissa dimora.

Il progetto di Mirco Fiorini è nato dalla collaborazione con l’azienda USL di Modena nell’ambito della settimana della salute mentale 2019.

Il reportage

Scheda autore

Mirco Fiorini

Forte urbano

Nato a Spilamberto (MO) nel 1975, Mirco Fiorini ha lavorato come infermiere  e ora è fotografo freelancer. Appena dopo il diploma conseguito nel ’94, il sottotetto di casa diventa camera oscura per sviluppare i numerosi rullini scattati durante un periodo di volontariato in Kenia con l’intramontabile Nikon F2.  Realizza reportage incentrati su tematiche sociali e come volontario per CEFA ONLUS di Bologna si è recato nel Nord Africa e America del sud.

English version

White life imprisonment

by Mirco Fiorini

Text by Travierso Luciana

The prison district of Castelfranco Emilia, in the province of Modena, is one of the four work houses in Italy inaugurated in 2005 in collaboration with the community of San Patrignano. With “work houses” we mean structures where two types of people are housed: inmates, those who, after having served the sentence of imprisonment, are still considered potentially dangerous, and prisoners. The former can participate in activities both inside and outside the fort (vineyard and cow breeding for example), while the latter carry out activities depending on the penalty they can only participate in internal ones. The “inmates”, a term that refers to asylums) practically live in prison for an indefinite period because they are deprived or far from stable affections outside, they are led by profession or habit to delinquency. Hence the name of “white life imprisonment”.

According to the Antigone Association for rights and guarantees in the criminal system, in 2018 there were 60 drug addicts undergoing treatment in Castelfranco and 67 subjected to psychiatric therapy and about 15% of inmates are prisoners who are still serving their sentence , the remaining 85% are interned.

The Castelfranco prison is located inside the Forte Urbano, a fortress built by the architect Giulio Buratti at the behest of Pope Urban in the first half of the seventeenth century on previous fortifications of the thirteenth century. Since its construction, therefore, the Prison House of Castelfranco Emilia has always been a place of closure and defense that is still reflected today in the use of the structure and in the social management of the “inmates”, the last, uncomfortable for society, Nazi heritage. -fascist, when Jews and Roma went to the crematoria and vagabonds, alcoholics, the homeless.

Mirco Fiorini’s project was born from the collaboration with the USL of Modena as part of the mental health week 2019.