Feria de Abril
WJ #105Ogni anno dal 1864, due settimane dopo la Pasqua, le strade di Sivilgia si animano per la Feria de Abril.
Per sette giorni, sivigliani e non vivono una città dentro la città, fatta di vie dedicate a toreri memorabili e costruzioni chiamate casetas.
Un tempo la Feria de Abril era il luogo dove vendere e comprare il bestiame per le campagne. Feria vuol dire appunto fiera. I buoi, gli asini, i maiali, i cavalli, venivano portati da tutta l’Andalusia a Siviglia per essere venduti. Oggi, che l’allevamento e l’agricoltura sono meccanizzati, la feria ha un altro spirito, ma rimane più che vivo il suo motivo originale: concludere affari, a pranzo, e la sera, dopo la corrida, festeggiare e danzare.
La feria è aperta a tutti, ma le casetas sono private e possono entrare solo i soci, i loro familiari e i loro ospiti. I soci di ciascuna caseta sono imprenditori, commercianti, gente di spicco, tifosi del Betis o del Siviglia, o politici. Ognuno vestito elegantemente. C’è anche chi veste in abiti tradizionali e sfila in carrozze trainate da cavalli bellissimi, che riempiono le strade sabbiose di escrementi, spazzati senza sosta dai netturbini.
Ogni giorno durante la feria, ne la Plaza de Toros de la Real Maestranza de Caballería de Sevilla, meglio nota come La Maestranza, si svolgono le corride di tori: dove i toreri più acclamati affrontano i tori più preziosi. All’inaugurazione dell’edizione di quest’anno, 7 maggio, è stata avviata un’iniziativa speciale per le persone affette da alcune forme di autismo. Su invito dell’Associazione Asperger-Tea Sevilla, la festa, per la durata di quattro ore, è rimasta completamente in silenzio, così da permettere alle persone più fragili di vivere la festa senza eccessivi disturbi.
Dalle foto di Cargnoni, tra l’altro emerge il senso di frastuono e di confusione tipico della Feria. Anche nei momenti di apparente tranquillità, si percepisce il contesto magmatico e spumeggiante nelle quali l’osservatore viene gettato. I Toreri concentrati prima dell’incontro con il toro, gli astanti che attendono l’autobus sotto una pensilina a forma di caseda, il picador, l’uomo che riposa su una sedia. Tutti, seppur chi più chi meno, rivestono un ruolo all’interno di questo grande teatro che coinvolge chiunque, in ogni parte della città.