Fede due
WJ #116La pandemia sanitaria causata dalla Covid-19 ha coinvolto e sconvolto la vita quotidiana di ognuno di noi, ad ogni livello della nostra esistenza, ogni giorno in modo sempre più invasivo. All’improvviso, la normalità alla quale siamo abituati si è capovolta, diventando qualcosa che prima del lockdown potevamo solo immaginare, non riuscendola ad accettare. In realtà, con il passare delle settimane questo cambiamento è entrato a far parte di noi e siamo riusciti ad accettare di ‘abbandonare’, in modo temporaneo, anche quelle che per alcune persone sono certezze, e tra queste vi è anche la Fede. Superato l’apice del contagio però, a maggio quelle libertà ridimensionate per decreto, pian piano, durante la cosiddetta ‘fase due’, ci sono ritornate. Anche le confessioni religiose appunto, hanno avuto il loro lockdown e anch’esse, non appena è stato possibile, hanno con gradualità iniziato il lento ritorno verso la normalità a maggio. Nel ricominciare a officiare pubblicamente i loro riti sacri hanno dovuto tener conto delle prudenziali prescrizioni sanitarie previste per la fase due.
Ed è qui che è nato il lavoro di Nicola Pizzuti, che durante il lockdown ha pensato a come raccontare le ‘nuove’ libertà in un modo che fosse diverso dalla narrazione quotidiana, con locali e piazze di nuovo piene di vita. Per questo racconto fotografico, in rappresentanza delle altre religioni, Pizzuti ha scelto la chiesa ortodossa russa tradizionale di Milano, Metropolia Ortodossa di Aquilea e in particolare il monastero ortodosso di San Nicola a Milano. “Una chiesa, che seppur fortemente legata alla tradizione, come lo stesso nome fa intendere, in alcuni tratti appare moderna – questa è stata la mia impressione –, forse anche per opera del suo vicario generale”, racconta Pizzuti. In questa comunità il rito sacro si svolge in una piccola chiesa in legno, tappezzata di icone religiose dipinte a loro volta su legno e piena di oggetti sacri.
I tanti fedeli che non riescono ad accedere all’interno della chiesa seguono il rito, video trasmesso e sonoramente amplificato, nel piazzale antistante e sotto l’arcata del monastero. Lo svolgimento del rito, che è per la maggior parte cantato, è molto articolato e ricco di momenti particolari, insoliti per chi è di una diversa confessione. Chi officia il rito e i partecipanti sono evidentemente uniti in una rappresentazione corale della fede che professano. La stessa fede che “di sicuro ha aiutato i credenti nel trovare un punto di riferimento in una società che sembra non averne più, tanto più in contesti eccezionali come quello che stiamo vivendo, e a comprendere l’importanza di andare avanti, sempre e comunque”.