Far South – Nelle profonde terre di Calabria

WJ #115

Cu non vitti pecuri a chist’ura non vidi cchiù no pecuri e no lana

(Proverbio calabrese)

Italòi è un vocabolo con il quale gli antichi Greci indicavano i Vituli, una popolazione che risiedeva nell’estrema punta meridionale dell’Italia; erano chiamati così perché la loro religione osservava l’adorazione dell’immagine di un vitello. Il termine Vituli, infatti, significa letteralmente “abitante della terra dei vitelli”. Lentamente, l’evolversi del vocabolo Italòi dette il via all’utilizzo di una nuova parola: Italia, che inizialmente indicava una regione ben precisa, l’attuale Calabria.

La Calabria è terra di sopravvivenza e conquista da parte dell’uomo fin dagli albori della civiltà, merito della sua posizione geografica nel centro del Mediterraneo che la rende fin dall’origine un territorio di transito e incontro. Gli altipiani della Sila, nell’entroterra della regione, sono terreno di transumanza da tempo immemore. La maggior fonte di guadagno per il territorio è rappresentata dall’allevamento dei bovini, prevalentemente di razza Podolica, una varietà autoctona delle aree meridionali della penisola italica.

Bovini, ovini e caprini hanno dato da vivere per secoli agli abitanti delle montagne calabresi. La vita si svolge in maniera semplice, spesso faticosa; i riti secolari legati al sodalizio uomo-animale conservano un meccanismo che restituisce stabilità e regolarità ad una cultura popolare chiusa ma consapevole e in grado di rigenerare sé stessa.

Tuttavia, ormai da tempo si verifica un lento abbandono delle attività di allevamento e un conseguente decremento produttivo ed economico. Le cause del declino non sono legate solo alla durezza del lavoro ma anche ad una economia agricola sempre più incerta e poco remunerativa.

Programmi di intervento protettivo tramite i finanziamenti europei che intervengono a salvaguardare l’allevamento delle razze autoctone sono parzialmente riuscite a sanare una situazione che nel tempo si è dimostrata piuttosto precaria. La difesa e la tutela dell’allevamento delle razze tipiche è un’attività importante non solo per la regione Calabria ma per tutto il territorio italiano, in quanto la perdita di biodiversità è un danno non solo economico ma anche culturale.

Una riflessione a cui sempre più spesso siamo invitati, per radicare una consapevolezza che porti ad azioni efficaci.

Il reportage

Scheda autore

Michele Martinelli

FAR SOUTH – Nelle profonde terre di Calabria

Michele Martinelli (nato a Pietrasanta, Lucca, nel 1979) dopo essersi occupato di restauro e conservazione di beni culturali per quasi un ventennio attualmente lavora come fotografo documentarista freelance. Nel 2015 consegue un master in fotogiornalismo e fotografia documentaria presso la scuola Fondazione Studio Marangoni di Firenze, Italia. Nel 2018 frequenta una masterclass (pro-Photographer) di 4 mesi coordinata dal fotografo documentarista Paolo Marchetti. Nei suoi progetti è particolarmente attento all’aspetto antropologico ed ambientale, rimanendo prevalentemente affascinato dall’essere umano e dai suoi intimi istanti preziosi.

Fotocamera: Fujifilm XT20; Nikon D7100
Obiettivo: Fujinon XF 18-55mm f/2.8-4 R LM OIS; Nikon AF-S DX Zoom-Nikkor 17-55mm f/2.8G IF-ED, Nikon AF-P DX NIKKOR 70-300mm f/4.5-6.3G ED VR

English version

Far South – In the deep lands of Calabria

by Michele Martinelli

Text by Michele Martinelli and Stefano Pontiggia

Cu non vitti pecuri a chist’ura non vidi cchiù no pecuri e no lana

(Calabrian saying)

Italòi is a word that the ancient Greeks used to designate the Vituli, a population residing in the extreme southern edge of Italy; the Vituli were named that way because their religion observed the worship of the image of a calf. The term Vituli, in fact, literally means “inhabitant of the land of calves”. Slowly, the evolution of the word Italòi gave way to the use of a new word: Italy, which initially referred to a very well-defined region, the present-day Calabria.

Thanks to its geographical position in the centre of the Mediterranean Sea, which makes it from the beginning a territory of transit and encounter, Calabria is a land of survival and conquest by man since the dawn of civilization. The Sila plateaus, in the hinterland of the region, have been a land of transhumance since ancient times. The main source of income is cattle breeding, mainly of the Podolica breed, a variety native to the southern areas of the Italian peninsula.

For centuries, cattle, sheep and goats have fed the inhabitants of the Calabrian mountains. Life unfolds in a simply, often tiring way; the secular rites linked to the man-animal sodality restores stability and regularity to a popular culture that is closed but self-conscious and able to revitalize itself.

However, for some time now there has been a slow abandonment of breeding activities and a consequent decrease in production as well as economic decline. The causes of the decay are not only linked to hard work, but also to an increasingly uncertain and unprofitable agricultural economy.

Conservation programs through European funds are intervening to safeguard the breeding of native species and have partially succeeded in remedying a situation that has proved to be rather precarious over time. The preservation and protection of the local breeds is an important activity, not only for the Calabria region but for the whole Italian territory, as the loss of biodiversity is a loss both economic and cultural.

A reflection to which we are increasingly invited, to build an awareness that leads to effective action.