Everyday life in Ilha de Moçambique

WJ #98

“Proclamavano mondi nuovi, tutto in nome del popolo, ma niente era cambiato se non il colore della pelle dei potenti. La pentola della miseria sarebbe rimasta sullo stesso fuoco. Sarebbe cambiato solo il coperchio” (Mia Couto, “Ventizinco”)

Narra una leggenda che llha de Moçambique, l’isola a nord del Mozambico, deve il suo nome all’incontro tra l’esploratore Vasco De Gama, giunto nel 1498, e il signorotto locale, tal “Mussa Bin Iki”o “Mussa al Ambiki”.

L’Ilha è stata al centro delle rotte commerciali con l’India e la sua popolazione, di circa 14.000 abitanti, è composta da diverse etnie: makua, arabi, indiani e portoghesi.

Nella parte settentrionale del territorio si trova Stone Town, con i suoi palazzi che testimoniano il passato coloniale; quella meridionale Makuti Town, si riconosce per le case con i tetti in paglia.

Questa complessità storica e sociale si riflette nel patrimonio culturale incluso nella lista UNESCO (nel 1991). L’architettura, le spiagge paradisiache e l’effervescente vita notturna, motivo di attrazione per i turisti, riescono a coprire solo superficialmente i forti contrasti sociali.

Gli effetti della guerra d’indipendenza (1975) e del lungo governo del Frente de Libertaçao de Moçambique (FRELIMO) continuano a condizionare la vita sociale, economica e politica del paese. Le politiche di sviluppo statali sono distanti dalle necessità della popolazione, che vive principalmente in Makuti Town, un’area urbana –bairro- dove hanno trovato rifugio le persone fuggite dalla guerra nel continente.

Nel quotidiano, gli uomini si dedicano alla pesca o sono impegnati in piccole attività economiche. Le donne costituiscono associazioni e gruppi di danza e si esibiscono nella festa annuale makua, l’Ekarama. I bambini, gironzolano in cerca di turisti o si tuffano nelle acque marine, popolate -così dice un’altra leggenda- da magini, spiriti capaci di provocare malattie.

Una vita, quella sull’isola, che scorre tra ritmi lenti e difficoltà quotidiane, che si affrontano con la capacità di stare insieme, con la creatività e il sorriso, capacità sintetizzate nel concetto di makhalelo (in portoghese boa vivença, regole di buona convivenza).

Il reportage è un racconto della vita quotidiana d’Ilha de Moçambique, una rappresentazione dell’umanità e una ricerca visiva sulle relazioni sociali del luogo.

Il reportage

Scheda autore

Simone Filpa

[:it]Simone Filpa (1991) è antropologo e fotografo freelance.

Studia fotografia analogica e digitale al C.F.P. BAUER di Milano. A Marzo 2017 viene selezionato per il programma di fellowship con l’agenzia di fotogiornalismo Parallelozero. Nel 2018 ottiene un master in Antropologia Sociale e Culturale che lo fornisce devi strumenti interpretativi per investigare tematiche contemporanee in profondità.

Il suo maggiore interesse è la narrazione fotografica ed usa la fotografia per indagare le relazioni fra le comunità umane e i loro ambienti culturali, sociali e naturali.[:]

Fotocamera: Canon 6D
Obiettivo: Canon 24-70mm f4 – Canon 40mm f2.8

English version

[:it]

Everyday life in Ilha de Moçambique

 

Photography by Simone Filpa

Story edited by Valeria Ferraro

 

A small island on the ancient route for India, with a multicultural past that impressed its visible traces in the cultural heritage, this is Ilha de Moçambique. Not only a touristic destination, but a place with dense social relations, where stories of wars and daily difficulties can be listened together with local legends

 

According to a legend Ilha de Moçambique owes its name to the encounter of the explorer Vasco De Gama, arrived in 1498, and a local landlord, whose name was “Mussa Bin Iki” or “Mussa al Ambiki”.

 

Ilha was on the commercial road to India and its population, about 14.000 people, reflects its complex past with different ethnicities: Makua, Arabs, Indians and Portuguese. In the north of the island there is Stone Town, with its palaces that shows the colonial heritage; in the South lies Makuti Town, with its thatched roofs. For its rich architectural and cultural heritage the island has been included in the UNESCO’s list in 1991. Despite the heavenly image that enchants tourists, the island still shows the effects of the Independence War (1975) and the long government of Frente de Libertaçao de Moçambique (FRELIMO), which still influence the social, economic, political life of local people.

 

The majority of the population lives in Makuti Town, an over populated urban area, in which people escaped from armed conflict on the continent had found shelter. Sharing their difficulties and slow rhythms, the local people deal with daily life with a smile, creativity and the ability to live together, which is well synthesized in the expression makhalelo.

 

This reportage is a tale on the daily life on Ilha de Moçambique, a representation of the humanity on the island and a visual research on the social relations on the island.[:]