En Garde

WJ #118

Sempre più spesso sentiamo parlare delle imprese di atleti paralimpici diversamente abili, delle loro conquiste e di come le difficoltà e le diversità a volte sono solo punti di vista e ci danno le motivazioni per andare avanti. Riuscire a superare il limite è possibile?

“Se uno si accetta allora va incontro al futuro. E lì che nasce la forza. Questo è quello che vorrei insegnare ai ragazzi: la possibilità, grazie allo sport, di tornare a sorridere e regalare sorrisi.”

L’atleta paralimpico Andrea Pellegrini, nato a Civitavecchia il 22 dicembre del 1970, è un uomo che ha consacrato la sua vita al successo personale nello sport, nella scherma e nel basket in particolare, dando a tutti prova del fatto che il sacrificio viene sempre ricompensato dal talento e dalla tenacia. Nove sono le medaglie vinte in venticinque anni di una lunga e intensa carriera atletica, fra le quali spiccano la Coppa del Mondo di scherma in carrozzina nel fioretto e l’oro paralimpico nella sciabola individuale ai giochi di Atene del 2004.

Eppure solo tredici anni prima, quando il 24 novembre 1991 era inciampato, cadendo poi vittima della corsa di un treno, Andrea si era improvvisamente trovato di fronte a quella che ad un ragazzo sportivo poco più che ventenne dovette sembrare la fine di tutto. Si sarebbe invece trattato di un nuovo inizio. Con l’amputazione della gamba e il periodo di riabilitazione presso l’Istituto Santa Lucia, solo un anno più tardi Andrea Pellegrini tornava a vestire una maglia sportiva, quella di cestista per la squadra di basket in carrozzina del Santa Lucia Roma. Da qui in poi la strada sarebbe stata in salita, costellata di fatica e sfide continue, ma ricompensata da altrettanti traguardi vinti, nello sport e nella vita.

Il rifiuto della commiserazione nello sguardo degli altri, la convinzione che la disabilità sia l’accettazione stessa di un limite e che i limiti vadano sempre sfidati, e superati, la capacità e il coraggio di non essersi mai arreso, hanno fatto di Andrea Pellegrini l’uomo che è oggi. Il reportage di Fabio Renzi raccoglie la storia intima e sportiva di un campione straordinario, il cui sogno più grande è quello di poter trasmettere agli altri la passione di tutta una vita.

Il reportage

Scheda autore

Fabio Renzi

En Garde 16

Fabio Renzi è un fotografo documentarista. Vive a Roma, ha frequentato corsi di formazione di fotografia documentaria e reportage fotografico presso Officine fotografiche Roma. Concentra le sue ricerche personali e i suoi progetti documentaristici su tematiche sociali e antropologiche. Nel 2011 ha partecipato al progetto collettivo promosso da Officine Fotografiche Dio Altrove”. Un viaggio attraverso i diversi luoghi di culto nella città di Roma, con lobiettivo di documentare alcune comunità straniere di confessioni anche molto lontane tra loro, la cui immigrazione in Italia ha differenti ragioni storiche e sociali. Dal 2012 lavora al progetto En Garde” sul tema della disabilità, con lobiettivo di raccontare la storia dellatleta paralimpico Andrea Pellegrini.

English version

En Garde

Photo by Fabio Renzi. Text by di Gianmarco Di Nunzio

Paralympic athlete Andrea Pellegrini, born in Civitavecchia in1970, is a man who has devoted his life to personal success in sport. His twenty-five-year long athletic career (with six Paralympic Games) yielded nine medals, including one gold won in Athens in 2004. In subsequent competitions he will wear the jersey of the Santa Lucia sports club.

An adventure that began in 1992. In 1991, Andrea while returning to the barracks for military service, at the Ladispoli station, fell and got caught on the step of the sidewalk where a running train sucked him in. Shortly thereafter he was urgently transported to Aurelia Hospital, where he underwent various operations trying to recover his leg. Unfortunately the only way was to amputate his leg. Over time Andrea made the acquaintance of some young people who changed his vision of the things in life, and thanks to them, he slowly regained that now weakened hope.

After his hospitalization he underwent rehabilitation at the Santa Lucia Institute, advised by the boys he met in the hospital, where he was able to express his desire to start over and write the page of his life. Andrea after his interminable hospital journey, returned to normal life and was able, thanks to sport, to take back what he had lost. He was convinced that physical barriers matter nothing and the only barrier is the ability to accept oneself.