Due agosto 2023

WJ #138

Agosto, che caldo, che fumo/Che odore di brace/Non ci vuole molto a capire/Che è stata una strage/Non ci vuole molto a capire che niente/Niente è cambiato/Da quel quarto piano in questura/Da quella finestra/Un treno è saltato.

Claudio Lolli

Due agosto 2023 – Gli Ultimi saranno i primi

1980, 2 agosto, 10.25 am, stazione di Bologna Centrale. La bomba fece 85 morti e 200 feriti. Arrivavano da 50 città; fra loro c’erano dei bambini, la maggior parte di loro non aveva ancora compiuto trent’anni. Lo spostamento d’aria strappò via i vestiti a chi si trovava al di là della piazza. L’ordigno, piazzato dai neofascisti con la complicità e l’appoggio di parte dei servizi segreti, provocò il più grave attentato del Dopoguerra italiano.


Quando è scoppiata la bomba, io ero alle elementari. Non abitavo a Bologna, ma a casa si è cominciato a parlare di un’altra bomba, quella di Piazza Fontana. Da un giorno all’altro ho conosciuto un senso di allarme, come se uscire di casa non fosse più sicuro come prima. Eppure io non vivevo a Bologna, eppure la strage a Milano era passata da anni. Quando ho deciso di esplorare Bologna, ho trovato una donna, Franca, che mi ha accolta e accompagnata nella ricerca, come se fossi una figlia. Io Bologna l’avevo già vista, sì, ma da turista: Piazza Maggiore, la Torre degli Asinelli, le mostre; roba da turisti, insomma. Ma questa volta era diverso, ho scoperto la Bolognina, e ho trovato nelle scritte sui muri e nelle facce della gente una poesia che pensavo perduta. A metà del nostro cammino, ho capito che il due agosto era una data da ricordare, anzi, da vivere di nuovo.

Federica Filippi

Bologna per me è una specie di sorella maggiore. Con mio padre e mia madre ai cortei in ricordo dei fatti di marzo 1977 e dell’assassinio di Francesco Lorusso; le passeggiate al portico dei servi per Natale; il mercato della Montagnola il sabato mattina. Questa è per me Bologna. E naturalmente i cortei in ricordo della strage del 2 agosto.

Luca Greco

Io il 2 agosto 1980 non avevo neanche un anno, ricordo i racconti dei miei genitori e dei miei nonni “Un grande boato come durante la guerra, una bomba”. Mio padre ogni  anno andava alla manifestazione, lui socialista non ha mai mandato giù l’attacco a quella che era ed è la sua città, Bologna.

Matteo Bergami

 Ho incontrato Matteo, solitario come me, e ho attaccato bottone: lui viene a Bologna tutti gli anni, perché la bomba gli ha portato via i figli di un caro amico. E così se ne è andato anche un pezzo del suo amico. Cosa può spingere un anziano in pensione, da solo, a salire ogni anno su un treno a Catanzaro per arrivare a Bologna? Quale energia muove lui, me, tutti quelli che hanno vinto la pigrizia e la paura che il dolore potesse tornare troppo forte?

Federica Filippi

Qualche giorno prima dell’evento lo chiamo per sapere se anche quest’anno sarebbe stato presente. La sua risposta è stato un secco “No, ci sono i fascisti al governo e sono gli stessi che hanno messo la bomba”. Queste parole mi hanno fatto capire che dovevo andarci io alla manifestazione, io con la mia macchina fotografica per raccontare quello che ogni anno è un anniversario importante per questa città e per tutti i cittadini. Ho preso un permesso dal lavoro e il 2 agosto ho iniziato a seguire il corteo da Piazza Maggiore, durante il tragitto fino alla stazione ho seguito un corteo composto e silenzioso poi in stazione per me il tempo si è come fermato.

Matteo Bergami

Bologna non dimentica e ricorda. E nel ricordo, non solo c’è la memoria di ciò che è stato, ci sono anche tutte le emergenze della contemporaneità. E così, in un unico corteo, si mescolano e si fondono i ricordi delle altre stragi di Stato ed i nomi dei morti sul lavoro, la richiesta di pace in Ucraina ed il ruolo della NATO in Europa, la Palestina e le morti dei migranti in mare: c’è un filo rosso che parte dalla strage di Piazza Fontana ed arriva fino a Cutro. In mezzo altre bombe ed altre morti di piazza. Perché, come spesso capita, anche in questo caso, nessuno è Stato.

Luca Greco

Il reportage

Scheda autore

Matteo Bergami, Federica Filippi e Luca Greco di Wj Bologna

Matteo Bergami: Fotografo amatore che vive per la passione della fotografia di reportage, documentaristica e sportiva. Cerco di meravigliarmi anche nella semplicità destrutturando la logica fotogiornalistica.

 

Federica Filippi: Sono nata a Milano e diplomata come interprete a Trento; al momento vivo a Rovereto. Da diversi anni partecipo a progetti fotografici e mostre con funzione sociale e terapeutica. Fotografa e viaggiatrice per passione, mi sto formando nel campo della regia, sceneggiatura e reportage.

 

Luca Greco: Sindacalista per lavoro e fotografo per passione, provo attraverso le immagini a dare voce a chi di solito voce non ha.

English version

August 2, 2023 – Last Will Be First

Photo and text by Matteo Bergami, Federica Filippi, and Luca Greco

August – What a heat, what a smoke/What a smell of embers/Not much need to understand/That it was a massacre/Not much need to understand that nothing/Nothing has changed/From that fourth floor at the police station/From that window/A train has blown up.

Claudio Lolli

August 2, 1980. 10.25 am, Bologna Centrale train station. Eighty-five people lost their lives, two hundred were injured. They came from fifty different cities. Among them were  children, most of them were less than thirty years old. The blast ripped off the clothes from people walking at the other side of the square. The bomb was placed by the neo-fascists, partly backed by the secret services, it has been the most serious attack in post-war Italy


When the bomb went off, I was in primary school. Even if I was not living in Bologna, my parents started talking about another bomb, the one from Piazza Fontana. Overnight, I felt a sense of alarm, as if leaving the house was no longer safe as usual. Yet I did not live in Bologna; still, the massacre in Milan had been years before. When I decided to explore Bologna, I met Franca, who welcomed me and walked at my side while searching, as if I were her daughter. In the past years I had seen Bologna as a tourist: Piazza Maggiore, the Asinelli Tower, the exhibitions; the so-called tourists’ stuff. This time it was different. I discovered Bolognina, and I found a poetic sense in the writing on the walls and on people’s faces.  I thought all this had gone lost. Halfway through our journey, I realized that August 2nd was a date to remember, or rather, to relive.

Federica Filippi

Bologna is like a second home to me. With my father and mother, I attended processions in memory of the events of March 1977 and the assassination of Francesco Lorusso; we took walks to the servants’ portico for Christmas, and visited the Montagnola market on Saturday mornings. This is the city I know. Of course there are the processions in memory of the August 2nd massacre.

Luca Greco

I was not even one year old on August 2nd, 1980; I remember the stories my parents and grandparents told me about “a loud roar, like during the war, a bomb.” My father attended the demonstration every year; he was a socialist who would never let the attack on his city go unanswered.

Matteo Bergami

I met Matteo, a loner like me, and we struck up a conversation. He comes to Bologna every year because the bomb took away the children of his close friend. And so, a part of his friend is also lost. What drives an old pensioner to catch the Catanzaro – Bologna train on his own? What energy motivates him, me, and everyone else who overcomes inertia and the fear that pain might be too much?

Federica Filippi

A few days before the event, I called him to ask if he would be there again this year. His answer was quick, “No, there are fascists in the Government, the same ones who planted the bomb.” These words made me realize that I had to attend the event, armed with my camera to document an important anniversary for this city and all its citizens. I took time off work and on August 2nd, I started following the procession from Piazza Maggiore. On the way to the station, I noticed a composed and silent procession. At the train station time seemed to be frozen for me.

Matteo Bergami

 Bologna does not forget; it remembers. And in remembering, it encompasses not just the memory of the past but also the urgencies of contemporary times. In a single procession, the memories of other state massacres and the names of those who died at work are intertwined with the call for peace in Ukraine, the role of NATO in Europe, Palestine, and the deaths of migrants at sea. A red thread connects the Piazza Fontana massacre to Cutro, encompassing more bombings and more lives lost in public squares. As is often the case, no one is truly immune to the State’s actions.

Luca Greco