Desplazados

WJ #105

Nonostante gli accordi di pace la Colombia è ancora terra di conflitti e tensioni. Viaggio nelle comunità di chi, per sfuggire alla guerra e al narcotraffico, ha dovuto abbandonare la propria casa. E oggi chiede diritti.

La guerra intestina che dal 1964 affligge la Colombia è un puzzle complicato. Per un verso è la solitaria coda dei movimenti rivoluzionari sorti in vari Paesi dell’America Latina negli anni Sessanta del 20° secolo, in Colombia rappresentati dalle Farc – EP (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia – Ejercito del Pueblo) e dall’Eln (Ejército de Liberación Nacional), i due principali gruppi guerriglieri, che si rifanno al mito guevarista della rivoluzione socialista. Dall’altro, l’iniziale moto rivoluzionario si è pian piano trasformato in un conflitto armato che si è cronicizzato, sviluppando logiche proprie e producendo nuove interazioni che contribuiscono a mantenerlo in vita e ad accrescerne il potenziale destabilizzante nella regione: a partire dagli anni Ottanta, e con maggiori ripercussioni dagli anni Novanta, altri gruppi armati, tra cui i gruppi paramilitari che hanno seminato il terrore, sono entrati con le loro pretese nelle dimensioni del conflitto, contribuendo ad aumentarne la schizofrenia interna. Le circostanze sono state ulteriormente complicate dall’imponente sviluppo del narcotraffico che ha minato dall’interno le basi ideologiche di rivendicazione popolare: la guerriglia, infatti, in diversi territori sotto il suo controllo, ha garantito protezione ai cartelli della droga, ottenendo in cambio finanziamenti con i quali acquistare armi.

Una svolta importante si è avuta nel 2016 con la firma dell’accordo di pace tra il Governo e le FARC- EP. Le criticità emerse all’indomani della firma, relative all’effettiva attuazione dell’accordo che prevede cambiamenti strutturali per porre fine a povertà, violenza e corruzione, condizioni che avevano portato di fatto alla nascita del conflitto, sono molte. Ad oggi, il quadro sociopolitico è sconfortante per la mancanza di un impegno concreto da parte del Governo a mantenere gli accordi presi, per l’instabilità interna dovuta alla creazione di nuovi gruppi armati e per la sistematica persecuzione contro i difensori dei diritti umani. Diverse organizzazioni parlano di oltre 400 persone assassinate dal 2016 ad oggi.

Recentemente sono state rese note le cifre ufficiali delle vittime: 8.376.463 a qualsiasi livello. I morti sono stati 983.033; le sparizioni forzate (desaparecidos) ammontano a 165.927; 10.237 i torturati; 34.814 i sequestrati; 7.134.646 i desplazados, ovvero le persone che sono state costrette ad abbandonare la propria casa, la propria città per trasferirsi altrove. Questi scatti (risalenti a prima, durante e dopo gli accordi di pace) sono stati realizzati nella comunità di Samaniego, una cittadina della regione del Nariño, a sud della Colombia, dove la violenza del conflitto armato e del narcotraffico ha colpito duramente la popolazione. Dei 50 mila abitanti di questa città, 18 mila sono riconosciuti come vittime e la comunità di desplazados conta più di 500 famiglie. Donne, uomini, bambini che nel 2007, a causa dell’intensificazione del conflitto armato nella zona, hanno cercato rifugio nel centro urbano. Da allora queste famiglie, installate inizialmente in abitazioni di fortuna di plastica e legno, richiedono con insistenza il riconoscimento dei loro diritti.

Il reportage

Scheda autore

Sabina Candusso

Sabina Candusso è nata a San Daniele del Friuli nel 1997. Dal suo primo viaggio di volontariato nel 2016, presso una comunità di vittime del conflitto armato colombiano è tornata profondamente cambiata, con una nuova consapevolezza e uno scopo che, giorno dopo giorno, la stimola e motiva al fine di perseguirlo con speranza ed energia. Tale scopo è quello di dare voce, attraverso le proprie fotografie, a chi voce non ha. Attualmente vive a Milano e frequenta l’Istituto Italiano di Fotografia. E’ impegnata in vari ambiti sociali, in primo luogo quella dell’immigrazione e fa parte del Collettivo LUMe, Laboratorio Universitario Metropolitano.

Fotocamera: Canon 650D
Obiettivo: Canon 18-55mm f/3.5-5.6

English version

Desplazados

Photography by Sabina Candusso

Story edited by Antonio Oleari

 

Despite the peace agreements, Colombia is still a land of conflicts and tensions. Journey in the communities of those who, to escape war and drug trafficking, had to leave their homes. And today it demands rights.

 

 

In Colombia there is an internal conflict that since 1964 has seen involved FARC-EP, ELN, Paramilitary Groups and the Government.  8.794.542 is the number of the victims (Unidad de Victimas) and 7.134.646 of those are the desplazados, namely who has been forced to leave his home.

 

This pictures were realized in the desplazados comunity of Samaniego city, in the region of Nariño. One of the areas more harshly hit from the narco trafficking and form the conflict even now unresolved. Of the 50.000 inhabitants, 18.000 are recognized as victims and the community counts more than 500 families. Women, men and children since 2007 have been forced to leave their home due to the intensification of the conflict in the rural area. From that moment this people, that are living in makeshift houses but with plastic and wood, are still asking with insistence the recognition of their rights. The pictures were realized in the period between 2016 and 2019: before and after the sign of the peace agreement between FARC-EP and the Government.