Covid-19, scatti dalla corsia
WJ #111di Paolo Miranda
Testo a cura di Alessio Chiodi
In dieci anni lo Stato italiano ha privato la sanità pubblica di 40 miliardi di euro. I plausi di questi mesi per il nostro Ssn da parte di chi ha operato tagli indiscriminati appaiono come una beffa
Paolo Miranda è un infermiere all’ospedale di Cremona, una delle aree di Italia più colpita dalla pandemia di Covid-19. Ma è anche un fotografo per passione e parallelamente al suo lavoro, ama tenere tra le mani una macchina fotografica. Nell’emergenza che lo ha visto in prima linea per dare soccorso ai pazienti, ha unito le due cose e raccontato da dentro il reparto di terapia intensiva cosa accade. Dagli scatti emergono almeno tre elementi. Stanchezza, speranza e professionalità. Lo scoramento per la morte di un paziente (14.681 in tutto il Paese al momento della redazione di questo articolo), speranza per i guariti (4.440 mentre si scrive), professionalità perché non si molla nulla e si dimostrano resilienza e ferrea volontà. Nelle foto del reportage spicca un ulteriore elemento. Non vi sono pazienti. Le immagini sono focalizzate sul lavoro dei medici e infermieri, ma l’obiettivo non indaga mai una persona intubata o che ha necessità di cure e soccorso. La delicatezza con cui viene affrontato il tema è un esempio di come la persona rappresentata venga preservata in tutta la sua dignità e in un mondo in cui tutto corre sui social, senza soffermarsi sull’integrità privata dell’altro, è un esempio da tenere a mente.
Il lavoro è importante anche per un altro motivo. In dieci anni lo Stato italiano ha privato la sanità pubblica di 40 miliardi di euro. Una cifra enorme. La sanità, come la scuola, è sempre stata vista come un fondo perduto, una spesa e non un investimento e i plausi di questi mesi per il nostro Ssn da parte di chi ha operato tagli indiscriminati appaiono come una beffa. Dall’altra, inoltre, il settore privato è in crescita e le assicurazioni private stanno ragionando all’interno di un mercato crescente. Collettivizzare le spese e privatizzare i guadagni. Questa è la sensazione che in questi anni da presentimento sta crescendo verso una maggiore consapevolezza. Le fotografie di questo reportage riportano al centro non solo le difficoltà delle terapie intensive italiane colte alla sprovvista dall’emergenza sanitaria, ma anche il ruolo dei medici e della difficoltà di reperire nuovi professionisti a causa di politiche del lavoro che prediligono il precariato per la professione medica e di ricercatori nel settore pubblico. Il lavoro di Miranda permette uno sguardo intimo dell’attività sfiancante degli operatori sanitari e ricorda che bisognerebbe avere un po’ più a cuore la sanità pubblica.
Il reportage
Scheda autore
Paolo Miranda
Paolo Miranda è infermiere da nove anni e lavora al reparto di terapia intensiva all’ospedale di Cremona. Nato a Napoli nel 1986 ha iniziato a fotografare nel 2016 attraverso un’esperienza da autodidatta. I suoi scatti all’interno del reparto dove lavora hanno fatto il giro del mondo.
Fotocamera: Fuji X100F
Obiettivo: 35 mm
English version
Covid-19, shots from the lane
Photography by Paolo Miranda
Story edited by Alessio Chiodi
Paolo Miranda is a nurse at the Cremona hospital, one of the areas of Italy most affected by the Covid-19 pandemic. But he is also an amateur photographer and parallel to his work, he loves to hold a camera in his hands. In the emergency that saw him on the front line to help the patients, he combined the two and told what happens from inside the intensive care unit. At least three elements emerge from the shots. Tiredness, hope and professionalism. The discouragement for the death of a patient (14.681 across the country at the time of writing this article), hope for the healed (19.758 while writing), professionalism because nothing is given up and resilience and iron will are demonstrated. There’s a further element stands out in the photos of the reportage. There are no patients. The images are focused on the work of doctors and nurses, but the lens never investigates a person who is intubated or who needs treatment and rescue. The delicacy with which the theme is addressed is an example of how the person represented is preserved in all his dignity and in a world where everything runs on social networks, without dwelling on the other’s private integrity, is an example to keep in mind. The work is also important for another reason. In ten years the Italian state has deprived public health of 40 billion euros. A huge amount. Healthcare, like instruction, has always been seen as a lost fund, an expense and not an investment, and the currently acclaim of those who have made indiscriminate cuts over the past for our Ssn appears to be a mockery. On the other hand, moreover, the private sector is growing and private insurance companies are reasoning within a growing market. Collectivize expenses and privatize earnings. This is the feeling that in these presentiment years it is growing towards greater awareness. The photographs in this report report at the center not only the difficulties of Italian intensive therapies caught unawares by the health emergency, but also the role of doctors and the difficulty of finding new professionals due to labor policies that prefer precariousness for the profession medical and public sector researchers. Miranda’s work allows an intimate look at the exhausting activity of health workers and reminds that perhaps public health should be a little more important.