Covid-19, il backstage

WJ #121

“Una società è veramente accogliente nei confronti della vita quando riconosce che essa è preziosa anche nell’anzianità, nella disabilità, nella malattia grave e persino quando si sta spegnendo.” (Papa Francesco)

Siamo a Roma, all’Ospedale San Camillo Forlanini. Nelle corsie si convive con una realtà aumentata e nulla è davvero più come prima, né dentro, né fuori. Il Covid-19 ha cambiato la vita di ognuno di noi, ma soprattutto di chi, quotidianamente, lo vive negli occhi e sui volti degli altri o sul proprio, allo specchio. I medici e gli infermieri da un lato, i pazienti, dall’altro, sono i protagonisti di queste storie intime e private eppure così vividamente presenti a sé stesse. Tutte uniche, ma con un’unica verità condivisa, quella di essere, in fondo e alla fine, da soli.

È il dietro le quinte della pandemia che si incrocia nel reparto di Pneumologia del Padiglione Marchiafava dove ogni ora è una conquista, la realtà si rimodula e si ridisegnano gli sguardi e i desideri.

Il mondo scorre inconsapevole là fuori, mentre i laboratori di microbiologia processano instancabilmente referti di esami e tamponi in tempi record. Chi avrò contagiato e chi potrei contagiare nel frattempo, quando e come potrò rivedere chi mi sta a cuore? Sono molti i pensieri che attraversano la mente del paziente, così come di medici e infermieri, ma pochissime le risposte e lo stress raggiunge spesso livelli d’allarme.

Ciononostante qui nessuno si ferma e nessuno viene lasciato solo, tutti vanno avanti, comunque, insieme. È il caso del Progetto T.O.B.I.A o Team Operativo Bisogni Assistenziali, che prevede cura e assistenza specifica per persone affette da disabilità fisica o psicologica. Può infatti essere molto difficile sottoporre questi pazienti a cure e percorsi diagnostici tradizionali, dovendo spesso ricorrere a sedazioni ed anestesie complete. L’affiancamento di personale preparato e specializzato rappresenta così un percorso di sostegno fondamentale di tutela e prevenzione nel rispetto delle fragilità.

Forse in ultimo dunque non sono le risposte, quelle che ci mancano davvero sono le domande.

Il reportage

Scheda autore

Massimo Podio

Covid-19, il backstage

Massimo Podio è nato a Venezia nel 1962 e vive e lavora a Roma dal 1968. Dopo i primi anni spesi a sperimentare la fotografia analogica e generi diversi, nel 2010 approda al digitale e al reportage fotografico. Si occupa di fotografia sociale, avendo lavorato con gli immigrati nei ghetti romani, nei campi Rom, in carcere e, più recentemente, con le disabilità. Nel 2020 realizza il reportage “COVID-19, il backstage” in collaborazione con l’Ospedale San Camillo Forlanini di Roma.

Fotocamera: Canon Eos 6d
Obiettivo: 24-70mm f2.8

English version

Covid-19, the backstage 

by Massimo Podio

Text edited by Matilde Castagna

“Society is really welcoming life, when it recognizes it being precious even in seniority, disability, serious illness and close to its ending”. (Pope Francesco)

We are in Rome, at the San Camillo Forlanini Hospital. In the wards, a new augmented reality is portrayed and nothing really is like it used to be anymore, both inside and outside. The Covid-19 has changed everyone’s life, especially of those facing it day by day in the eyes of the others or through a mirror. Doctors and nurses on one side, patients on the other, are the protagonists of intimate and private stories, yet vividly present. Every story is unique, but with one truth to share, that in the end we are alone.

Is this the backstage of the pandemic that you cross in the Department of Pneumology of the Marchiafava pavilion where every new hour is to conquer and reality has learned to change as new desires emerge.

The world outside goes on, unaware of it all, while microbiology labs process endless results and tampons at once. Who may I have infected and who else could I still infect, when and how will I be able to see my darlings again? Many thoughts run through the mind both of the patients and of the hospital staff, but very few are the answers while stress levels often reach peaks of warning.

Nevertheless, nobody stops and no one is left alone, everyone proceeds side by side, minute after minute. It is the case of the T.O.B.I.A project, the assistance operative team that has been formed to provide care for physically and socially disabled people. It may often be very difficult for them in fact to undergo common diagnostic and curative paths, they may even need sedation and general anesthesia every time. That’s the reason for the fundamental support of a trained staff giving them the chance of alternatives in respect of fragility and diversity.

Ultimately it seems that we are not lacking the answers, but that we are missing the real questions.