Casa dei diritti Don Gallo
WJ #90Casa dei diritti Don Gallo, un edifico chiuso e inutilizzato nel centro di Padova che per oltre tre anni, dal dicembre del 2013 fino a marzo 2017, è stato il rifugio di circa 60 migranti
In casa Don Gallo vivevano 52 migranti provenienti da diverse nazioni africane, tutti giovani uomini, tranne due donne, che hanno abitato nella struttura sin dalla sua occupazione. Ma la “Casa” ha ospitato un numero variabile di persone che vi hanno trovato un rifugio temporaneo. I migranti rifugiatisi nella “Casa” provenivano in buona parte da esperienze di accoglienza presso centri aperti a seguito della cosiddetta “Emergenza Nord Africa”. Dopo aver trascorso in questi centri il tempo necessario per ottenere i documenti, sono usciti di fatto dai programmi di protezione e di assistenza, restando senza un’abitazione e senza un lavoro, intrappolati nel circolo vizioso della burocrazia per vedersi riconosciuti quei diritti che il Comune è tenuto ad offrire ai propri cittadini in difficoltà, come l’accesso ai servizi e agli aiuti, l’ottenimento di una residenza.
Nella casa vivevano in condizioni precarie: senza luce, né acqua calda, né gas, condizioni purtroppo tristemente comuni ad una larga fascia della popolazione migrante che giunge in Italia, come si legge dal rapporto “Fuori Campo” di Medici senza Frontiere, pubblicato nel Maggio 2016. Il rapporto evidenzia come almeno 10.000 richiedenti asilo e rifugiati vivono al di fuori del sistema di accoglienza, in condizioni di precarietà e marginalità, senza alcuna assistenza istituzionale e con scarso accesso alle cure mediche.
Mara ha fotografato la quotidianità di questi uomini e donne che in qualche modo si sono organizzati per vivere nella maniera più dignitosa possibile, nonostante le condizioni in cui versavano. Hanno gestito diverse attività, cercando di coinvolgere anche la popolazione cittadina con la quale cercavano costantemente un contatto. Grazie al progetto Cicloofficina riparavano biciclette. Hanno collaborato a un laboratorio di falegnameria. Avevano un orto dove coltivare verdure di stagione e un cortile che oltre ad ospitare un locale adibito a cucina e una tenda chiesa per il rito cattolico e uno spazio per la preghiera musulmana, dava anche la possibilità di allevare qualche gallina.
Diverse persone e associazioni si sono mobilitate per rendere meno dure le condizioni di queste persone,rendendo possibili alcune attività in collaborazione con i profughi, come ad esempio i Workshop in lingua inglese tenuti da Mr. Dabre insieme ad una docente madre lingua. È stata avviata una trattativa durata molti mesi con il Comune per i diritti dei migranti che ha portato alla firma di un accordo per l’individuazione di percorsi di integrazione. Buona parte degli ospiti della Casa Don Gallo è stata ricollocata presso cooperative ed associazioni che hanno dato loro la possibilità di avere un alloggio e una borsa lavoro. Tuttavia, nonostante lo sforzo delle associazioni che si sono impegnate per l’individuazione di soluzioni per tutti i migranti, almeno una quindicina di persone sono rimaste escluse dalla possibilità di ricollocamento, e sono attualmente in strada senza nessun tipo di sistemazione, anche temporanea.
Mara con le sue immagini ha cercato di raccontare la quotidianità di uomini e donne che sognano solo una vita normale, negata loro nella propria terra e spesso impedita anche nel nostro paese.