Caporalato
WJ #122Borgo Mezzanone è una frazione di Manfredonia (FG), che da diversi anni ospita una delle baraccopoli più grandi d’Europa, comunemente nota come “La Pista”, in quanto posta su quella che un tempo era una pista d’atterraggio di un aeroporto militare degli alleati, ora dismessa. Il ghetto di Borgo Mezzanone, poco distante da un C.A.R.A (Centro di accoglienza per richiedenti asilo), conta una popolazione residente di circa 1500 braccianti, che arriva a toccare le 5000 unità nei mesi di raccolta del pomodoro.
L’acqua potabile scarseggia, i servizi igienico-sanitari sono pressoché assenti, discariche a cielo aperto tracciano i confini del ghetto, e ovunque gli allacci abusivi alla rete elettrica rappresentano un costante rischio di incendi, che spesso si verificano a causa dei cavi improvvisati posti su pali elettrici fatiscenti o per ragioni dolose riconducibili all’azione delle confraternite formatesi all’interno della comunità. Ad uno degli incendi scoppiati nella tendopoli è legata la drammatica scomparsa, all’incirca un anno fa, di Mohamed Ben Alì, ragazzo senegalese di 37 anni.
Il ghetto vive di conflitti interni, spesso mossi da tensioni tra i diversi gruppi etnici e nazionali che abitano porzioni ben definite della baraccopoli. Questa comunità informale ospita locali di intrattenimento, ristoranti, bar e minimarket, oltre che una chiesa pentecostale comunemente nota come Église de Réveil, situata nella zona nigeriana della tendopoli.
Sul piano del lavoro, i braccianti vengono selezionati da un caporale, cui vengono versate ingenti percentuali dallo stipendio complessivo di ogni migrante impiegato nei campi, pena l’interdizione dal lavoro. Nei casi in cui i braccianti non siano in possesso di documenti e di un conto corrente, le aziende versano loro lo stipendio in denaro contante utilizzando come tramite i caporali, i quali amministrano arbitrariamente le quote trasmesse trattenendone spesso la totalità.
Uno degli aspetti più trascurati della drammatica dimensione del lavoro a Borgo Mezzanone riguarda il consumo di farmaci e sostanze per reggere la fatica delle interminabili giornate nei campi. Spesso, infatti, i braccianti tengono in tasca quattro pezzetti di carta contenenti Tramadolo (Tamol xx) sbriciolato, oppioide sintetico da inalare all’occorrenza. Oltre al Tramadolo, diffuso è il consumo di ampicillina, benzodiazepine come Rivotril o antidepressivi come Anafranil. Molti di questi farmaci vengono venduti di contrabbando dalle madame all’interno del ghetto, insieme a sostanze stupefacenti più comuni come MDMA, cocaina, hashish e marijuana.