Braceros
WJ #94A buio fatto, nei baracconi dei bateyes, i braceros sognano il giorno in cui potranno tornare dalle loro famiglie ad Haiti. Solo pochi di loro ce la faranno
In seguito al picco di produzione degli anni ’70 il mercato internazionale dello zucchero subì un vero e proprio collasso economico. La Repubblica Dominicana, da una media annuale che superava il milione di tonnellate, si ridusse a produrne meno di 300 mila. Da qui il cambio di strategia e la scelta di affittare la quasi totalità delle piantagioni e delle raffinerie statali a multinazionali straniere (del monopolio oligarchico fa parte anche la famiglia Vicini, di origini italiane). Oggi però nei campi la manovalanza è ad opera di veri e propri schiavi: da oltre un secolo braccianti haitiani chiamati braceros raccolgono canna da zucchero tagliandola a mano con affilatissimi machete.
Molti di loro sono stati comprati o barattati, non hanno previdenze sociali, non percepiscono uno stipendio fisso, non usufruiscono di assistenza sanitaria e tanto meno potranno mai disporre dei soldi necessari per pagare il proprio riscatto. Provengono tutti dal confinante stato di Haiti, molti di loro non sanno né leggere né scrivere, nati e cresciuti in famiglie di schiavi arrivati dalla lontanissima Africa.
Ogni giorno, tra le quattro e le cinque del mattino, i braceros vengono prelevati dai ghetti dove vivono, chiamati bateyes, caricati su grandi autobus e trasferiti nelle piantagioni. Faranno ritorno solo verso le 19. Per l’intera giornata di lavoro restano sotto la supervisione di caporali armati di pistole e machete.
Ogni bracciante ha come unica risorsa energetica la canna da zucchero. Iniziano a succhiarla al mattino prestissimo per trovare la forza di affrontare una giornata lavorativa pesantissima: se riusciranno a tagliare, raccogliere e caricare una tonnellata di canna da zucchero otterranno la paga massima giornaliera, 2 euro.
A buio fatto, nei baracconi dei bateyes, i braceros sognano il giorno in cui potranno tornare dalle loro famiglie ad Haiti. Solo pochi di loro ce la faranno. Per tutti gli altri il resto della vita si consumerà tra l’odore dolciastro della canna da zucchero.