Boxing Notes
WJ #96Corde, sudore, guantoni sgualciti, piedi che danzano sopra assi di legno, sogni che corrono al di là del tempo. Scatti che entrano nel cuore del pugilato, scorrendo nelle sue vene, un mondo lontano dagli sfarzi del Medison Square Garden, dal professionismo e da tutto ciò che ne è attorno
“Col fisico che hai […] ma perchè hai abbandonato? io divento matto, divento” “eh lo so io perchè…i cazzoti fanno male” (dal film I mostri di Dino Risi)
Dal sagace cinismo di Dino Risi, allo sguardo attento e sensibile di Giuseppe Cardoni. Un bianco e nero che si spinge oltre le diciotto corde del ring, arrivando dritto al cuore del pugilato. È una Boxe che parte dal basso, come la palestra Boxing club Ferrobaires di Buenos Aires, ricavata sotto la vecchia stazione abbandonata Constitucion, o la palestra Academia de Boxeo Henry Garcia Suarez, ad Holguin (Cuba). Si inizia da piccoli, quando finalmente salgono sul ring per combattere non hanno paura di niente, è tutto cuore. “In Argentina durante un allenamento, un pugile affrontava un primo avversario, poi il secondo, poi ancora un altro, con quest’ultimo superiore di quattro categorie. L’allenatore mi rassicurò, tanto li mata tutti”. È una lotta esistenziale per uscire dalla propria condizione economica.
I bambini che si allenano sul ring senza casco protettivo e a piedi nudi, ne sono l’immagine più rappresentativa, immortalati nello scatto di Giuseppe Cardoni. Ma è anche un alternativa a ragazzi che vivono in situazioni di forte disagio sociale. La mattina i genitori portano in palestra i figli e li affidano all’allenatore, Papu lo chiamano. Si crea così un rapporto fraterno, un legame tra allenatore e pugili che facilita la formazione educativa, nella quale si impara il rispetto delle regole, la lealtà, lo spirito di sacrificio.
Un reportage lungo tre anni, un viaggio che ha portato Giuseppe Cardoni in Sud America, nell’Est Europa, in Lituania, durante un triangolare con Estonia e Lettonia, rivivendo la grande storia pugilistica dell’est. Passando per Assisi, al Training Camp di preparazione in vista dei Mondiali di Milano, che ha visto la partecipazione di ben 95 atleti provenienti da 67 nazioni meno privilegiate, supportati dai tecnici della federazione italiana anche a bordo ring durante gli incontri del mondiale.
Boxing Notes non è la conclusione temporale del racconto ma la conclusione “ideale”. È un ciclo che si ripete fin dalla nascita del pugilato, nei sogni dei giovani pugili di tutti i tempi.“Per questo motivo il ritratto verticale non è quel pugile, ma è “Il pugile” di oggi o di 30 anni fa…”