Boxe contro l’assedio
WJ #133«A differenza di ciò che la gente pensa, Gaza ha sia palestre di boxe che molte altre cose. Mi piacerebbe che le persone cambiassero quegli stereotipi che hanno su Gaza e iniziassero a vederne l’immagine reale. Non sto negando il fatto che Gaza abbia subito attacchi (offensive militari) e che questi attacchi abbiano colpito molte zone, ma c’è ancora un lato bellissimo che vorrei la gente conoscesse. Spero che sempre più ragazze vengano in palestra e che il nostro capitano riesca a portare le ragazze alle Olimpiadi.» Sama, boxer di Gaza
In una piccola palestra di Gaza allestita con sacchi e corde di fortuna, un gruppo di ragazze tra i 10 e i 16 anni, capitanate da Osama Ayoub – giovane tecnico locale – pratica pugilato. «Le ragazze a Gaza sono proprio come le ragazze in tutto il mondo, fanno anche boxe e hanno altre abilità. Voglio partecipare a concorsi internazionali perché voglio che il mondo sappia di noi», spiega Ola Louz, studentessa universitaria specializzata nel multimediale. Uno sport che crea un’alternativa per ragazze e ragazzi che vivono sotto l’occupazione militare da quando sono nati e che rende loro «felici e sicuri di sé»: «La boxe è molto importante per me perché mi sento di imparare sempre nuove abilità nella vita», racconta Sama.
La Striscia di Gaza è lunga 365 chilometri quadrati e, con i suoi 2,1 milioni di abitanti, è una delle zone con la densità abitativa più alta al mondo. Come la Cisgiordania, costituisce una parte dello Stato di Palestina, riconosciuto anche dalle Nazioni Unite nel 2012, le stesse che riconoscono l’occupazione in atto di questo territorio da parte di Israele: «Per oltre 55 anni, l’occupazione militare israeliana ha impedito la realizzazione del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese», ha detto lo scorso ottobre l’esperta dell’Onu, inviata speciale nei territori palestinesi occupati, Francesca Albanese. Secondo il rapporto, l’occupazione viola la sovranità territoriale palestinese «sequestrando, annettendo, frammentando e trasferendo la sua popolazione nel territorio occupato».
Nel 2018 le Nazioni Unite l’hanno definita una «terra invivibile», chiedendo che tutte le parti, «specialmente Israele», mettessero fine a «questo disastro». Un enorme carcere a cielo aperto, con poche ore di elettricità al giorno, assenza di carburante, mancanza di acqua potabile e sistematici bombardamenti dell’esercito israeliano, come quello di agosto 2022 che ha causato la morte di 40 persone e il ferimento di 300. «La mutilazione geografica, demografica ed estetica dello spazio palestinese avviene alla luce del sole», ha scritto Amira Hass, in un articolo sul quotidiano israeliano Haaretz.
Boxe contro l’assedio è un progetto di scambio e condivisione sportiva nato nel 2018, che utilizza lo sport come strumento di miglioramento e riscatto personale e sociale. Grazie a un progetto italiano coordinato dall’ong Ciss e dalle palestre popolari romane del Quarticciolo e del Tufello, le ragazze sognano di poter competere con atleti di altri paesi, cosa che non è concessa a causa dello stato di occupazione che Gaza subisce dal 2005. In quattro anni Boxe contro l’assedio è riuscito a costruire diverse occasioni di scambio tra atleti e atlete romane e palestinesi, a consegnare decine di guanti e attrezzatura e ad aprire una piccola palestra di pugilato. Le foto sono state realizzate tra il 9 e il 15 settembre 2022.