Ballet Room

WJ #122

Dopo più di un anno di chiusure dovute alla pandemia, quasi tutte le attività stanno riaprendo. Tra queste ci sono anche le scuole di danza, che in questo periodo hanno sofferto molto le restrizioni e il distanziamento sociale.

Quasi tutte le attività sono state trasportate online, e lo smart-working è diventato la nuova normalità lavorativa.

Ma come è stato possibile insegnare (e imparare) la danza classica, qualcosa che non può prescindere dalla presenza e vicinanza dei corpi, dal sincronismo e dall’armonia dei movimenti, online, attraverso le webcam? Qualcosa di così profondamente radicato nel concetto di essere un solo corpo, un corpo di ballo appunto?

Il progetto “Ballet room” nasce proprio da questa domanda. A farsela è Mattia Vecchietti che ha seguito Debora, ballerina e insegnante di danza di Ancona di 29 anni, nella scuola dove lavora mentre faceva le sue lezioni durante il periodo di lockdown. Insegnare danza via zoom è estremamente complicato. Le allieve dovevano ripetere i movimenti nei loro ambienti domestici, tra gli arredi di casa, cosa che rendeva tutto più difficile e, perché no, un po’ pericoloso in certi momenti. Dall’altra parte dello schermo l’insegnante era da sola nella scuola mentre cercava di illustrare al meglio i passi seguendo i movimenti frammentati delle allieve dalle piccole finestre della videochiamata.

Ma la difficoltà è stata anche e soprattutto mentale in quanto non era scontato mantenere alta la motivazione da entrambe le parti, anche se all’orizzonte non c’erano né date di riapertura della scuola né tantomeno possibilità di tornare insieme sul palcoscenico come un unico corpo di ballo.

Il reportage

Scheda autore

Mattia Vecchietti


Ballet Room 13

Nato ad Ancona nel 1991, Mattia Vecchietti, intorno ai 20 anni, comincia ad avvicinarsi alla fotografia da autodidatta scoprendo i grandi autori. Attualmente studia fotogiornalismo a Roma, portando avanti progetti sul suo territorio con un interesse particolare verso le sottoculture, il mondo del lavoro e le piccole-grandi storie di vita quotidiana che rimangono fuori dall’attenzione mediatica.

Fotocamera: Canon 5d mark III
Obiettivo: 28mm, 50mm, 85mm

English version

Ballet Room

Photo by Mattia Vecchietti

Text edited by Alessio Chiodi

After more than one year of closures due to the pandemic, almost all the activities are slowly re-open. Among them, the dance schools suffered a lot during this period.

Almost every work has migrated online, and smart-working became the new normality. But how was it possible to teach (and learn) ballet, something that cannot prescind from the presence and the closeness of the bodies, and the synchronicity and the harmony of the movements, online, through webcams? Something that is deeply rooted in the concept of being a sole body, the corps de ballet?

This project is based on this question. Mattia Vecchietti followed Debora, a 29 years-old ballet teacher from Ancona, in her school during some of her lessons in the lockdown period to find an answer to that question. And I found that ballet was really complicated to be taught and learned this way, via zoom calls.

For example, the students have to replicate the movements in their domestic settings, between furniture, which made it tricky and a bit dangerous sometimes.

On the other side of the screen, the teacher was alone in the school, trying to illustrate the steps the best she could and following the students through the small windows of the video call. This way of teaching and learning, of course, has been really complicated, but the most demanding part probably has been keeping the motivation high, even if in that months there was nothing on the horizon to hang to, neither a date to came back in the school nor a possibility to came back on the scene together, as a sole corps de ballet.