Balkan Trieste

WJ#148

“L’umanità che mostreremo nell’accogliere i profughi disperati, l’intelligenza con cui affronteremo i fenomeni migratori, la fermezza con cui combatteremo i trafficanti di essere umani saranno il modo con il quale mostreremo al mondo la qualità della vita democratica”.
(Sergio Mattarella)

Balkan Trieste – I dannati del Silos

Inverno 2024. Arrivano dal Pakistan, dall’Afghanistan, dal Nepal, poi dalla Siria, Iran,Iraq, Bangladesh. Uomini in fuga dalle miserie, dalle guerre, dalle torture. Hanno attraversato l’intera Rotta Balcanica, sono in viaggio da mesi, alcuni da anni. Entrano dalla Slovenia per terminare il game a Trieste, l’ultima frontiera a Nord-est per l’Europa. Hanno affrontato peripezie inenarrabili, superato respingimenti, botte dalla polizia di confine, fame e gelo. A Trieste vengono dirottati al Silos, una grande costruzione risalente alla metà dell’ottocento, un deposito di granaglie   che ha ospitato i profughi istriani durante la seconda guerra mondiale. Oggi è una discarica per essere umani, un rudere archeologico a rischio di crollo, fatiscente e inospitale. Una vergogna nazionale. Qui tra topi, serpi, fango, freddo e pioggia una umanità dolente e dignitosa si sveglia e si addormenta ogni giorno per un tempo infinito. Nel limbo del Silos non ci sono diritti, non ci sono servizi igienici, l’acqua si raccoglie con le taniche in Piazza Libertà. Si cucina per terra in mezzo alla spazzatura, si dorme in tende di fortuna. Tre mesi in media per una risposta dallo stato italiano per la richiesta d’asilo che permetterebbe di accedere, con un primo riscontro, ai percorsi d’accoglienza previsti.  Attese lunghissime nonostante i numeri ufficiali dicano che non ci siano più di 6 domande al giorno per richieste d’asilo. Per le associazioni che compongono la fitta rete di solidarietà (La Comunità di San Martino al Campo, il Consorzio Italiano di Solidarietà, la Diaconia Valdese, il Donk Humanitarian Medicine, International Rescue Commitee Italia, Linea d’ombra, Caritas) non ci sono dubbi: l’emergenza è creata ad arte per scoraggiare gli arrivi e per diffondere nell’opinione pubblica una percezione di paura e insicurezza senza alcun rispetto per l’articolo 3 della Convenzione Europea dell’Uomo. Come riportato nell’ ultimo rapporto delle reti solidali la risposta è assente o discontinua da parte delle istituzioni direttamente competenti che sarebbero normativamente obbligate a fornire tutela alle persone in arrivo amplifica il problema. Secondo il rapporto, la regione Friuli-Venezia Giulia non solo è totalmente inerte ma è protagonista di una propaganda ostile ad ogni forma di accoglienza diffondendo allarmismo tra la popolazione. Le alternative al Silos si possono e si devono trovare. Gli appelli al Presidente della Repubblica e il previsto arrivo di Papa Francesco a Trieste potrebbero portare a qualche novità in merito.

Scende la sera in Piazza Libertà, nei giardini proprio di fronte alla stazione ferroviaria i dannati del Silos incontrano l’umanità di Lorena Fornasir e del marito Gian Andrea Franchi, fondatori di Linea d’ombra che insieme ad altre associazioni di volontari e di singoli cittadini forniscono supporto concreto a chi è riuscito dopo settimane e mesi di cammino ad attraversare il confine italo-sloveno. Sono gesti politici, non solo umanitari, gesti di resistenza e di opposizione. E’riconoscere nell’altro il diritto inalienabile alla libertà mettendo a nudo con l’azione e l’aiuto l’inadeguatezza e la disumanità della politica locale e nazionale.

A Giugno 2024 il Silos di Trieste è stato sgomberato. In due ore è stato fatto quello che per anni non si era realizzato ma è una tragica farsa che testimonia in modo tangibile la cattiva volontà della Regione e del Sindaco di Trieste. Toccherà infatti ancora una volta alle associazioni, ai volontari, alle chiese, occuparsi di chi arrivando nella reazionaria Trieste trova il nulla e deve dormire in terra, all’addiaccio.

Il reportage

Scheda autore

Claudio Rizzini

Claudio Rizzini è un fotoreporter bresciano free-lance. I suoi scatti di fotografia sociale sono pubblicati da quotidiani e magazine nazionali e in varie mostre. I reportage Armàti di paura, sull’argomento del possesso di armi per autodifesa e Anima Nera (premio Closer 2020) documento sul ritorno del neofascismo in Italia sono gli ultimi resoconti fotografici, come Lacio Drom e 106, cronaca di un presidio permanente in una fabbrica del Nord Italia. Sul tema del lavoro Saluteremo il signor padrone. Nel 2024 il reportage sui migranti della rotta balcanica Balkan Trieste- I dannati del Silos

Fotocamera: Leica sl2s
Obiettivo: Vario Elamarit Leica 24-70 f 2.8 Sigma 35 mm f 1.4

English version

BALKAN TRIESTE- THE DAMNED OF THE SILOS

Photo and text by Claudio Rizzini

“The humanity we will show in welcoming desperate refugees, the intelligence with which we will address migratory phenomena, the firmness with which we will fight human traffickers will be the way we will show the world the quality of democratic life.” (Sergio Mattarella)

Winter 2024. They come from Pakistan, Afghanistan, Nepal, then from Syria, Iran, Iraq, Bangladesh. Men fleeing poverty, wars, torture. They have crossed the entire Balkan Route traveling for months, some for years. They enter from Slovenia to finish the game in Trieste, the last north-eastern frontier for Europe. They have faced unspeakable vicissitudes, overcome rejections, beatings from the border police, hunger and cold. In Trieste they are diverted to the Silos, a large building dating back to the mid-nineteenth century, a grain warehouse that hosted Istrian refugees during the Second World War. Today it is a landfill for human beings, an archaeological ruin at risk of collapse, crumbling and inhospitable. A national disgrace. Here among rats, snakes, mud, cold and rain a suffering and dignified humanity wakes up and falls asleep every day for an infinite time. In the limbo of the Silos there are no rights, there are no toilets, water is collected with cans in Piazza Libertà. People cook on the floor among the garbage, they sleep in makeshift tents. Three months on average for a response from the Italian state for the asylum request that would allow access, with an initial response, to the planned reception paths. Extremely long waits despite the official numbers saying that there are no more than 6 applications per day for asylum requests.For the associations that make up the dense solidarity network (The Community of San Martino al Campo, the Italian Consortium of Solidarity, the Waldensian Diaconia, the Donk Humanitarian Medicine, International Rescue Committee Italy, Linea d’ombra, Caritas) there is no doubt: the emergency is artfully created to discourage arrivals and to spread a perception of fear and insecurity in public opinion without any respect for Article 3 of the European Convention on Human Rights. As reported in the latest report of the solidarity networks, the absent or discontinuous response by the directly competent institutions that would be legally obliged to provide protection to people arriving amplifies the problem. According to the report, the Friuli-Venezia Giulia region is not only totally inert but is the protagonist of propaganda hostile to any form of reception, spreading alarmism among the population. Alternatives to the Silos can and must be found. The appeals to the President of the Republic and the expected arrival of Pope Francis in Trieste could lead to some news on the matter.

In June 2024, the Silos of Trieste was cleared. In two hours, what had not been done for years was done, but it is a tragic farce that tangibly testifies to the bad will of the Region and the Mayor of Trieste. In fact, once again it will be up to associations, volunteers and churches to take care of those who, arriving in reactionary Trieste, find nothing and have to sleep on the ground, out in the cold.

Evening falls in Piazza Libertà, in the gardens right in front of the train station, the damned of the Silos meet the humanity of Lorena Fornasir and her husband Gian Andrea Franchi, founders of Linea d’ombra who, together with other associations of volunteers and individual citizens, provide concrete support to those who, after weeks and months of walking, have managed to cross the Italian-Slovenian border. They are political gestures, not just humanitarian, gestures of resistance and opposition. It is recognizing in the other the inalienable right to freedom, exposing with action and help the inadequacy and inhumanity of local and national politics.