Armàti di paura

WJ #104

In mezzo alle armi, le leggi tacciono.

Marco Tullio Cicerone

Li vedi e hanno facce normali. Sono padri di famiglia, donne sole, anziani che entrano in una delle 1600 armerie aperte nel Paese in cerca di qualcosa che dia loro tranquillità e senso di protezione. Vivono in case normali, in quartieri normali, come potrebbero essere i nostri nei quali ora stiamo leggendo queste righe. Cedendo all’illusione della “difesa facile” promessa dalla politica, gli italiani adesso vogliono più pistole e fucili. E licenza di uccidere. Si corre verso una giustizia fai-da-te e lo spettro di una deriva violenta è sempre più vicino: recenti dati forniti dal Ministero dell’interno confermano che a fronte di un calo delle richieste di porto d’armi per difesa personale, difficili da ottenere, si registra un aumento che si avvicina al 50 per cento per quelle ad uso venatorio o sportivo, molto più facili da farsi rilasciare. È palese il desiderio di avere un’arma per altri motivi.

Fare il conto delle armi in Italia è difficile: sebbene basterebbe conteggiare il numero di denunce di possesso di un’arma, che per legge vanno depositate in Questura oppure a un comando dei Carabinieri, non esiste un database nazionale e nemmeno il Ministero dell’interno sembra avere dati certi. Le stime parlano di circa otto milioni e seicentomila armi da fuoco, poco meno di un’arma ogni cinque persone. Il dato sembra importante, soprattutto se pensiamo a quante persone fanno parte della nostra rete amicale o di parentela, eppure è più basso di quello di Paesi come Francia e Germania. Il dato più significativo, allora, è quello legato al numero di omicidi da arma da fuoco. Pur se a grande distanza, l’Italia è il secondo Paese del G8 per decessi dopo gli Stati Uniti.

Esiste quindi un desiderio di farsi giustizia da sé e di considerare la propria difesa come sempre legittima; questo, del resto, è ciò che recita la proposta di riforma della legge sulla legittima difesa in discussione al Parlamento. Desiderio che gli osservatori collegano al senso di insicurezza “percepita”: nonostante i dati ufficiali diano rapine, furti e omicidi in costante diminuzione, sempre più persone dichiarano di avere paura.

Ai protagonisti di questo reportage, composto tra ottobre 2017 e agosto 2018, è stato chiesto di farsi ritrarre con le loro armi, nelle stanze delle loro case, nei luoghi in cui si sentono più vulnerabili. Loro, le vere vittime di questo clima di paura montato ad arte, sembrano attendere il proprio destino come in un’apocalisse annunciata. Sono “armàti” di paura, delegati all’uso estremo della forza, lasciati soli con i propri fantasmi e le proprie debolezze.

Il reportage

Scheda autore

Claudio Rizzini

Claudio Rizzini è attivo nel panorama fotografico nazionale dal 2014. Ha pubblicato due reportage, rispettivamente sul mondo del pugilato e sulla fine della classe operaia, sul magazine Image mag. Nel 2017 la prima mostra personale, “Storyteller”, selezionata per il Museo della Fotografia di Brescia e proposta anche nel circuito del Milano Photofestival. La serie “Street blues” viene invece esposta alla prima edizione di Observa. È finalista in vari festival e concorsi: la prima edizione del “Premio Mario Dondero” (“Saluteremo il Signor Padrone”); il concorso fotografico di Libera (“La ballata di Kamara e Keita”); il Premio Voglino 2018 (“Armàti di paura”); Imago International Contest 2018.

Fotocamera: Canon 5D Mark IV
Obiettivo: Sigma 35 f1.4 - Canon 24-70 f2.8

English version

Armed with fear

by Claudio Rizzini. Story edited by Stefano Pontiggia

 

You see them, and they wear normal faces. They are family’s fathers, single women, older adults who enter one of the sixteen-thousand armories opened in the country in search of something that gives them peace and a sense of protection. They live in normal houses, in normal neighborhoods, as ours could be in which we are now reading these lines.

By ceding to the illusion of an “easy defense” promised by politics, Italians now want more guns and rifles. Moreover, they want license to kill. Things move towards do-it-yourself justice, and the phantom of a violent drift is getting closer and closer. Recent data provided by the Ministry of the Interior confirmed that, despite a decline in requests for weapons used for personal defense, the sales of the more reliable hunting or sporting guns has increased up to fifty percent. The desire to have a weapon for other reasons is apparent.

Assessing the size of this market is problematic: although it would be enough to count the number of reports of possession of a weapon, which by law must be deposited at the police station or a command of the Carabinieri, there is no national database. Neither the Ministry of the Interior seems to have specific data. The estimates speak of about eight million and six hundred thousand firearms, a little less than a weapon for every five people. The data seems striking, especially if we look at it against the background of our network of friends or kinship; yet, it is lower than that of countries like France and Germany. The most significant fact, then, is that related to the number of firearm homicides. Even if at a far lesser extent, Italy is the second G8 country for deaths after the United States.

There is, therefore, a desire to make justice for oneself and to consider one’s defense as always legitimate; this, moreover, is what the proposed reform of the law on defense says. Observers connect this desire to the “perceived” sense of insecurity: despite the official data say that robberies, thefts and killings are continually decreasing, more and more people declare they feel afraid.

The people portrayed during this report, composed between October 2017 and August 2018, were asked to have their weapons with them during the shooting. The pictures have been taken in their rooms, in the places where those people feel most vulnerable. They are the real victims of this artful climate of fear and seem to await their destiny as in an announced apocalypse. They are “armed” with fear, delegated to the extreme use of force, left alone with their ghosts and weaknesses.