Amor deus
WJ#153di Anna Consilia Alemanno
Testo a cura di Anna Consilia Alemanno e Sarah Taranto
L’isola di Boa Vista, nell’arcipelago africano di Capo Verde, ex colonia portoghese celebre per le sue spiagge spettacolari carezzate dai venti alisei e lo stile di vita rilassato, conserva significative sacche di povertà diffusa. Bairro de Boa Esperança, situato a nord est di Sal Rei, la capitale, è il quartiere dove si concentrano maggiormente le situazioni di indigenza costituendo la più grande favela dell’isola.
Nota anche come zona “delle baracche”, Bairro de Boa Esperança, è una sorta di città nella città, in cui gli abitanti vivono in condizioni abitative e sociali precarie. La storia del quartiere risale a quando, all’inizio del nuovo millennio, iniziarono ad arrivare dalle altre isole dell’arcipelago, dal Senegal e dalla Guinea, migranti richiamati dalle opportunità lavorative seguite alla costruzione dei villaggi turistici e dei resort di lusso. A causa degli affitti troppo elevati e sproporzionati rispetto ai salari, i nuovi abitanti della cittadina di Sal Rei iniziarono a costruire delle baracche con materiali di fortuna, come lamiere, cartone e assi di recupero. In questo periodo la zona risultava sprovvista delle infrastrutture di base, in primis idriche, sanitarie ed energetiche, e non era sottoposta ad alcuna misura di controllo dell’ordine pubblico.
Durante una conferenza stampa, a luglio del 2024, il ministro del Turismo e dei Trasporti dell’arcipelago capoverdiano ha preannunciato di voler aumentare l’importo delle tasse turistiche e destinarne una parte alla riqualificazione del quartiere riallocando gli abitanti in case popolari, una parte delle quali è già stata costruita. Nel mentre, l’amministrazione locale sta investendo sulle infrastrutture residenziali realizzando le pavimentazioni stradali e installando la rete elettrica in una parte dell’area. Con il passare degli anni gli stessi abitanti hanno abbandonato le baracche costruendo piccole abitazioni in cemento ma restano le ombre di un passato di estrema povertà le cui conseguenze sono ben visibili nel paesaggio urbano.
Il reportage
Scheda autore
Anna Consilia Alemanno
Anna Consilia Alemanno è una giornalista, autrice e fotografa freelance con base a Milano. Dopo aver studiato Cinema e Teatro presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Firenze ha lavorato in qualità di redattrice nell’editoria di moda e di viaggio. Ha pubblicato diverse biografie di personaggi storici per Il Corriere della Sera e un Cahier di viaggio su Atene, città dove ha vissuto. Nel 2021 inizia a interessarsi alla fotografia frequentando corsi presso l’Istituto Italiano di Fotografia di Milano e conseguendo un Master di fotogiornalismo con il pluripremiato fotogiornalista Paolo Marchetti. I suoi progetti personali si concentrano su questioni sociali, antropologiche e ambientali.
Fotocamera: Fujifilm X100F
Obiettivo: Fujifilm 35 mm f/2 35mm
English version
Amor deus
Photography by Anna Consilia Alemanno
Text by Anna Consilia Alemanno and Sarah Taranto
Boa Vista, one of the islands in the African archipelago of Cape Verde—a former Portuguese colony renowned for its stunning beaches caressed by the trade winds and its laid-back lifestyle—still harbors significant pockets of widespread poverty. Bairro de Boa Esperança, located northeast of Sal Rei, the capital, is the area where hardship is most concentrated, forming the largest favela on the island.
Also known as the “shantytown area,” Bairro de Boa Esperança is almost like a city within a city, where residents live in precarious housing and social conditions. The neighborhood’s origins trace back to the early 2000s when migrants from other Cape Verdean islands, Senegal, and Guinea arrived, drawn by job opportunities created by the construction of tourist villages and luxury resorts. However, due to high rental prices disproportionate to wages, these new residents of Sal Rei began to build makeshift homes using scrap materials such as metal sheets, cardboard, and wooden planks. At the time, the area lacked basic infrastructure, including access to water, sanitation, and electricity, and was not subject to any form of public order control.
In a press conference in July 2024, Cape Verde’s Minister of Tourism and Transport announced plans to increase tourist taxes, allocating a portion of the revenue toward rehabilitating the neighborhood by relocating residents to public housing—some of which has already been built. Meanwhile, local authorities are investing in residential infrastructure, paving roads, and installing electricity in parts of the area. Over the years, many residents have abandoned the shacks, replacing them with small concrete homes. However, traces of extreme poverty remain visible in the urban landscape, serving as a stark reminder of the neighborhood’s past struggles.