Always british, still loyalist

WJ #139

Ho sempre detto che sono prima un orangista e poi un politico e un membro di questo parlamento … Tutto quello di cui mi vanto è che abbiamo un parlamento protestante e uno stato protestante.

(Sir James Craig, Primo Ministro dell’Irlanda del Nord)

L’Irlanda del Nord costituisce tuttora un luogo di divisione dove il processo di pace tra cattolici e protestanti, intrapreso nel 1998 con l’accordo del Venerdì Santo, non si può ancora dire concluso. Simbolo di questo fragile equilibrio sono i 24 chilometri di muri, detti Peace Lines, che dividono molte aree di Belfast in quartieri-enclave. E così, soprattutto in alcune zone, i bambini crescono in una società segregata respirando un’atmosfera di profondo orgoglio lealista e astio nei confronti dei cattolici. Molte famiglie hanno congiunti morti o coinvolti nei Troubles, il conflitto a bassa intensità che ha dilaniato l’Irlanda del Nord dalla fine degli anni ‘60 alla fine degli anni ’90 del secolo scorso. Nei quartieri protestanti, svariati murales ricordano le vittime del conflitto.

Per tutto il mese di luglio, le sei contee britanniche dell’Ulster sono attraversate da marce che riaffermano i tre principi fondamentali della comunità protestante: la fede, la lealtà e lo Stato. A Belfast, la Marcia Orangista del Twelfth (il 12 luglio) celebra la vittoria con la quale nel 1690 gli inglesi, guidati da Guglielmo d’Orange, sancirono il loro predominio sui nativi irlandesi. La festa inizia la sera precedente, quando enormi falò, i bonfire, illuminano la notte dei quartieri protestanti, rimandando ai fuochi che guidarono la navigazione notturna delle truppe inglesi. In cima ai bonfire sventolano le bandiere lealiste che vengono poi sostituite dai vessilli antagonisti, repubblicani e cattolici, pronti ad essere bruciati. I ragazzi trascorrono la notte bevendo ingenti quantità di alcool e ballando.

Per anni, il 12 luglio ha visto scontri estremamente violenti tra cattolici e protestanti e pogrom nei quartieri cattolici della città. Per ridurne il rischio, la marcia di Belfast è stata regolamentata impedendo il passaggio nei quartieri cattolici o limitando in alcuni tratti il suono della banda a ritmati colpi di tamburo. Una parte dei lealisti fatica ad accettare questi cambiamenti e il dispiegamento di forze d’ordine è ingente.

In questi giorni di festa emerge come i protestanti sentano in maniera forse ancora più intensa di chi vive in Inghilterra il loro essere britannici. Coesistono momenti di pura pazzia con situazioni in cui prevale un lato marziale e cupo. Nonostante la pace formale, la brace cova sotto le ceneri.

Le foto sono state scattate a Belfast e Portadown prevalentemente nel luglio 2016 anno che ha visto la commemorazione del 100esimo anniversario della battaglia di Somme.

Il reportage

Scheda autore

Simona Iurlaro

Simona Iurlaro è nata a Milano nel 1973 e vive a Lodi. Neurologa, Iurlaro si è avvicinata alla fotografia nel 2015. Nel 2018 ha partecipato al lavoro di gruppo ‘100 giorni di mobilizzazione per i bambini di Lodi’. Nel 2021 ha frequentato la WSP Masterclass di reportage e pubblicato il lavoro ‘Oltre la soglia’ su Internazionale online. Del 2022 è la pubblicazione di ‘Terra amara’ su Witness Journal.

Fotocamera: Nikon D3300, Fuji XT2, Fuji XPro2
Obiettivo: Nikkor 18-105 f3.5/5.6, Fuji 18 f2, Fuji 23 f1.4

English version

Always British, still loyalist

Pictures by Simona Iurlaro. Text by Simona Iurlaro and Stefano Pontiggia

I have always said I am an Orangeman first and a politician and Member of this Parliament afterwards … All I boast is that we are a Protestant Parliament and Protestant State.

(Sir James Craig, First Minister of Northern Ireland)

Northern Ireland is still a divided region. There, the peace process between Catholics and Protestants, begun in 1998 with the Good Friday Agreement, cannot yet be said to be concluded. Symbolic of this fragile balance are the 24 kilometers of walls, known as Peace Lines, that divide many areas of Belfast into neighborhood enclaves. Some areas are homes to families and children who grew up in a segregated society, breathing deep loyalist pride and animosity toward Catholics. Many families have relatives who died or were involved in the Troubles, the low-intensity conflict that tore Northern Ireland apart from the late 1960s to the late 1990s. In Protestant neighborhoods, various murals commemorate the victims of the conflict.

Throughout July, the six British counties of Ulster are crisscrossed by marches reaffirming the Protestant community’s three fundamental principles: faith, loyalty, and statehood. In Belfast, the Twelfth Orangist March (on July 12) celebrates the victory by which, in 1690, the English, led by William of Orange, established their dominance over the native Irish. The celebration begins the night before, when huge bonfires light up the night in Protestant neighborhoods, harkening back to the fires that guided the nighttime navigation of English troops. Loyalist flags fly atop the bonfires, replaced by the antagonistic Republican and Catholic banners, ready to be burned. The boys spend the night dancing and drinking copious amounts of alcohol.

For years, July 12 has seen highly violent clashes between Catholics and Protestants and pogroms in the city’s Catholic neighborhoods. To reduce this risk, the Belfast march has been regulated by preventing passage through Catholic areas or limiting the band’s playing; in some sections, only rhythmic drumbeats are allowed. Many loyalists struggle to accept these changes, and the deployment of law enforcement is large.

In these festive days, it is it clear how Protestants feel their Britishness even more intensely than those living in England. Moments of sheer madness coexist in situations where a somber, martial side prevails. Despite the formal peace, embers smolder under the ashes.