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WJ #125

“Come sono umili i lavoratori! Invece di prendere d’assalto l’istituto e fracassare ogni cosa, vengono a supplicare”   (Frank Kafka)

Per prima ha chiuso i battenti la Gianetti Ruote di Ceriano, Monza e Brianza, il 3 luglio 2021. Nessun preavviso ai 152 metalmeccanici lasciati a casa senza lavoro. Poi, il 9 luglio, è stato il turno della Gkn di Campi Bisenzio in provincia di Firenze, che in virtù della delocalizzazione e dell’aumento del profitto ha chiuso lo stabilimento toscano che dava lavoro a più di 400 persone. A seguire lo stabilimento della Timken di Villa Carcina, presso Brescia.

Il 19 Luglio 2021, con una comunicazione di cinque righe il direttore europeo della multinazionale statunitense chiude i cancelli della fabbrica bresciana e licenzia i 106 lavoratori. Il piano è quello di delocalizzare la produzione in Romania creando una fabbrica clone di quella di Villa Carcina. Timken, multinazionale americana, produce cuscinetti ingegnerizzati e prodotti per la trasmissione di potenza, posizionandosi all’avanguardia nel mercato dei trasporti e dell’energia rinnovabile, vantando inoltre collaborazioni di un certo livello quale quella con la NASA.

A fronte di un bilancio da record (nonostante la pandemia), l’azienda si è comunque dimostrata pronta a disfarsi di chi per anni, su tre turni di lavoro al giorno, ha servito il padrone d’oltreoceano. Nello stabilimento di Villa Carcina lavoravano anche interi nuclei familiari. Claudio Rizzini mostra i giorni seguenti l’annuncio della chiusura dello stabilimento, e in particolare l’unità dei lavoratori, che organizzatisi in un presidio permanente, hanno portato avanti una lotta per la propria dignità attraverso giorni e notti angoscianti, diventati poi mesi, passati davanti alla fabbrica. Unico sentimento costante l’ansia per un domani incerto, per Manuel, per Elena, per Ilaria, per Simone, per Tarik, per tutti i 106 lavoratori diventati numeri da sacrificare all’insegna del profitto.

In settembre la multinazionale ribadisce l’intenzione di chiudere e di avviare la cassa integrazione straordinaria rifiutando la proposta del sindacato di applicare i 30 mesi di contratto di solidarietà. Ad oggi, grazie all’impegno dei lavoratori, dei sindacati, della Rsu, e alla mediazione di Confindustria Brescia, Regione Lombardia, e degli assessori allo Sviluppo economico e alla Formazione e Lavoro, è stato negoziato e siglato un accordo con Timken Italia per garantire la piena rioccupazione dei 106 lavoratori, il ricorso alla cassa integrazione straordinaria per un periodo di dodici mesi, la riqualificazione dello stabilimento, e l’individuazione di potenziali investitori al fine di salvaguardare il potenziale produttivo e occupazionale del sito di Villa Carcina.

I 106 lavoratori della Timken possono, dopo mesi lunghissimi, tirare un sospiro di sollievo. Resta, comunque, l’amaro in bocca per una situazione che continua a ripetersi sempre uguale: la delocalizzazione frenetica e non regolamentata impone misure drastiche per inseguire e aumentare il profitto. Chi ci rimette, sono sempre i lavoratori.

 

 

Il reportage

Scheda autore

Claudio Rizzini

Attivo nel panorama fotografico nazionale dal 2014, Claudio Rizzini, fotoreporter bresciano, predilige il linguaggio rigoroso del bianco e nero. I suoi scatti di fotografia umanistica e sociale sono pubblicati dai quotidiani e dai magazine nazionali e includono, tra gli altri, lavori  come il reportage  sulla classe operaia “Saluteremo il Signor Padrone”, quello sulla boxe “I pugilatori” e “La ballata di Kamara e Keita”,  quest’ultimo selezionato da Libera tra i migliori dieci progetti sul tema dei  beni confiscati alla mafia. Il reportage “Armàti di paura”, sul tema dell’autodifesa  e il lavoro “Anima Nera” che documenta il ritorno del neofascismo in Italia sono gli ultimi progetti di Rizzini.

Fotocamera: Canon 5D Mark 4, Leica Q
Obiettivo: 35mm 1.4, 24-70mm 2,8