Roscigno Vecchia, tra abbandono e valorizzazione

Cristina Zanoboni indaga nel piccolo borgo nella provincia di Salerno dove il termine abusivismo sveste i panni di un concetto negativo per lasciare spazio, invece, alla valorizzazione di luoghi quasi dimenticati

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Di Cristina Zanoboni / foto dell’autrice

Siamo nella zona del Cilento, in Campania, nella provincia di Salerno. Fra questi monti verdissimi troviamo un borgo denominato Roscigno Vecchia, completamente abbandonato e in rovina. A differenza dell’articolo precedente, che era una chiesa molto antica completamente dimenticata, questo borgo invece non è dimenticato ma piuttosto ignorato, sia dai campani in generale, ma sia dalla Roscigno Nuova costruita durante il boom economico, posizionata a meno di una decina di chilometri più sopra.

L’ultimo abitante di Roscigno Vecchia

Tramite varie interviste nel tempo, pubblicate online, di sindaci e abitanti di Roscigno Nuova, c’è pure la testimonianza diretta “dell’ultimo abitante di Roscigno Vecchia”, alias Giuseppe Spagnuolo, un eccentrico signore che si autodefinisce l’ultimo abitante del borgo, che racconta la sua storia a chi è di passaggio e ha voglia di ascoltare.
Il borgo è antico, almeno degli ultimi decenni del 1600, e lo si può dedurre da un’arcata particolare che probabilmente era l’ingresso per una villetta, mentre tutto attorno è stato ricostruito durante il XIX secolo. Si evince che era un piccolo borghetto di gente faticatrice, umile, a giudicare dalle pochi insegne rimaste sui muri (una “forgiaio”, l’altra “ciabattino”), e dai resti di cucina e abiti che si possono trovare all’interno delle poche abitazioni ancora parzialmente accessibili. Roscigno Vecchia è stata definita zona a rischio frane e terremoti a inizio del XX secolo e da quel momento, fino agli anni 60 del ‘900, quindi nell’arco di una cinquantina d’anni, è stata completamente abbandonata dagli abitanti che si sono trasferiti a Roscigno Nuova.

Solo una persona però ha voluto mantenere viva l’anima del borgo abbandonato: Giuseppe Spagnuolo, un buon uomo settantenne che “abusivamente” ha occupato la casa del “forgiaio”, sistemandola il più possibile a dimora-cimelio, e accogliendo i pochi visitatori che s’imbattono nel borgo. Tuttavia siamo venuti a sapere che il vecchietto si è trasferito là nel 1997, ma che in realtà abita nella Roscigno Nuova (nel senso che probabilmente la residenza è nella nuova cittadina). All’inizio aveva la compagnia di una signora ottantenne a tenere vivo il borgo, ma che è deceduta una quindicina di anni fa, lasciando quindi il signor Giuseppe “l’unico e ultimo abitante di Roscigno Vecchia”.

Abusivismo o valorizzazione?

Si tratta quindi di vero abusivismo? Se è per recuperare un borgo antico dimenticato, l’abusivismo può trasformarsi in generosità e altruismo. E probabilmente diventerà solo speculazione quando il signor Giuseppe verrà a mancare, poiché negli ultimi anni, ci racconta Spagnuolo, la Pro loco locale si è “impossessata” degli edifici messi meglio strutturalmente e centrali alla piazzetta, per mettere a posto l’interno stravolgendone tuttavia l’assetto originale per la moderna edilizia e arredamento, aprendo così un museo della cultura contadina e un piccolo shop di prodotti locali. Intenti giustissimi, ma la speranza rimane che il ricavato sia solo a beneficio del borgo e non delle tasche degli abitanti di Roscigno Nuova.