Ri-scatti. Fino a farmi scomparire

Ri-scatti. Fino a farmi scomparire

Ri-scatti. Fino a farmi scomparire. 

PAC Padiglione d’Arte Contemporanea.

Ecco come ci si sente quando ci si isola da tutti e da tutto fino a scomparire letteralmente.


Fino a farmi scomparire, una mostra, in programma dal 15 al 24 ottobre 2021, ideata e organizzata dal PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano e da RISCATTI Onlus – l’associazione di volontariato che dal 2014 realizza progetti di riscatto sociale attraverso la fotografia.

Fino a farmi scomparire è un progetto che nasce da un’altra storia, quella di Lorenzo Seminatore, giovane ventenne deceduto a causa dell’anoressia. E sono state l’impotenza da parte dei genitori e la conseguente impossibilità di aiutare il proprio figlio a imporre nella mente dell’Associazione RiSCATTI il dovere di concentrare l’attenzione su questi disturbi. Le cento fotografie di Alessandro, Alessia, Anna, Emanuela, Federica, Giulia, Sofia, Silvia e Teresa non rappresentano altro che una finestra aperta sulle loro vite; un modo che noi timidi spettatori abbiamo per provare a conoscere, anche per poco, le storie di questi ragazzi. Le immagini ci guidano in un percorso scandito da emozioni profonde, mai scontate, ma dirette. Sono lampanti i riferimenti all’intensa attività fisica, ad un’alimentazione eccessivamente controllata, all’autolesionismo. Stanze che si svuotano e che sono un chiaro riferimento ai loro corpi. Seppur vecchia di quasi due secoli, è emozionante ri-accorgersi di quanto la fotografia possa ancora sorprenderci, permettendo così a dieci ragazzi di ri-scattarsi, accantonando quella paura di deludere e di fallire, sentimenti inquinatori che permeavano le loro vite. Sono molto intensi i contrasti che si sono creati comparando le immagini dei ragazzi: una mela che lentamente marcisce, un piatto di pasta che si riempie poco alla volta. Moltissimi i riferimenti a grate e gabbie, palesi rimandi alle prigioni emotive e mentali; pile di oggetti (come libri), posti uno sopra l’altro in maniera disorganizzata, richiamando fortemente un senso di instabilità; specchi rotti, sguardi dalla finestra, doppie-esposizioni che generano ombre e fantasmi. 

La mostra del PAC ha quindi rappresentato un perfetto tipo di divulgazione pura. Storie reali utilizzate per porre più attenzione su temi a volte troppo sottovalutati, riempiendo le pareti di dati, informazioni e testimonianze di carattere medico-scientifico.