di Giulio Di Meo
Dall’1 luglio al 16 settembre 2017, sette villaggi francesi, fra i più suggestivi dell’Aveyron (Campagnac, Saint Saturnin de Lenne, Perrefiches d’Olt, Saint Geniez d’Olt, S.te Eulalie d’Olt, Prades d’Aubrac, Castelnau de Mandaills) ospiteranno i Rencontres photographiques de Serre et d’Olt, manifestazione annuale fra le più interessanti fra quelle che la Francia dedica all’arte della fotografia. L’edizione di quest’anno, che festeggia il traguardo dei 10 anni si presenta particolarmente ricca di proposte, di mostre, d’autori. Circa 30 gli eventi espositivi che andranno a dipanarsi nei 7 villaggi. Quest’anno sarà dato ampio spazio alle produzioni più recenti del Centro Etnografico del Comune di Ferrara e del suo Osservatorio Nazionale sulla Fotografia, presentando al pubblico francese e internazionale che frequenterà i Rencontres, ben 5 mostre che hanno visto la luce sotto l’egida dell’istituto estense.
Le esposizioni verranno inaugurate il 1° luglio negli spazi del museo- galleria Boudou e saranno visibili per l’intera estate.
1. Reportage dall’Isola del Pianto. Angelica incatenata e altre storie “furiose” raccontate con la fotografia e l’ex libris, a cura di Roberto Roda ed Emiliano Rinaldi. Fotografie di Lucia Castelli, Sara Cestari, Enrico Chiti, Luca Zampini, Nedo Zanolini.
La mostra approda al museo Boudou dopo i positivi riscontri italiani. Nasce dalla sinergia fra Centro Etnografico, Fotoclub Ferrara e Associazione Bondeno Cultura e racconta i risultati di un workshop di fotografia creativa ispirato al capolavoro dell’Ariosto. Si possono raccontare con la fotografia le magie dell’Orlando Furioso? La risposta è affermativa. Lo dimostrano i cinque fotografi del Fotoclub Ferrara, che sotto la direzione artistica di Roberto Roda (Centro Etnografico Ferrarese) ed Emiliano Rinaldi (Fotoclub Ferrara) hanno deciso di affrontare l’impegno. Le modenesi Lucia Castelli e Sara Cestari, l’imolese Nedo Zanolini, il ferrarese Luca Zampini e il toscano ma rodigino d’adozione Enrico Chiti sono gli autori che hanno firmato l’impresa.
La mostra è accompagnata dal volume Reportage dall’Isola del Pianto (editoriale Sometti, Mantova, formato 28×22 cm, pp 128, prezzo di copertina € 25) che può essere considerato sia un vero e proprio libro d’arte sia un articolato manuale di fotografia creativa.
2.Bruno Vidoni: fotoamatore? (Bruno Vidoni: Photographe Amateur?) a cura di Myriam Angilella-Scot, Joseph Auquier, Emiliano Rinaldi e Roberto Roda.
Da alcuni anni il Centro Etnografico Ferrarese è impegnato in una azione di studio della complessa produzione artistica e culturale dell’artista centese Bruno Vidoni (1930-2001). Pittore, fotografo, poeta, scrittore, storico ed etnografo, Vidoni è noto per una serie di provocazioni fotografiche (falsi reportage bellici) che nei primi anni settanta lo hanno ascritto di diritto alla storia della fotografia italiana. La mostra sviluppata con collaborazione del Fotoclub Ferrara e in sinergia con l’assessorato alla cultura del Comune di Cento, mette ordine nella produzione fotografica vidoniana, quella del periodo 1967-1973, in cui l’artista partecipò a concorsi amatoriali e alle attivita del Fotoclub Il Guercino. Fra i tanti materiali riemersi dagli archivi di Casa Vidoni vi sono una serie di ritratti di notevole espressività e alcuni inediti racconti realizzati con il linguaggio del reportage: il dramma di un esame scolastico, i rituali preparatori di una corrida falsamente ricostruiti in una osteria centese. Lavori sorprendenti capaci di innestare una riflessione sui linguaggi del fotogiornalismo e sulle dinamiche della credulità. Di estremo interesse anche una serie di fantasiosi collage surreali, che confermano la sintonia di Vidoni con le ricerche del milieu surrealista e para-surrealista francese. La mostra è accompagnata da un catalogo in lingua francese (Bruno Vidoni: photogrphe amateur? Editoriale Sometti, Mantova, prezzo di copertina € 7,00)
3. Il Po: un fiume lungo 40 anni e oltre. Fotografie di Roberto Roda (Le Pô: un fleuve long de plus de 40 ans. Une sélection de photos prises par Roberto Roda montre le fleuve le plus long d’Italie et des gens qui le côtoient.)
La mostra raccoglie una selezione di scatti che l’etnografo e fotografo Roberto Roda ha riservato al più lungo fiume italiano, al Po e alle sue genti, in oltre 40 anni di riprese e indagini.
La successione delle immagini in mostra ha un andamento geografico: segue la corrente del fiume, dalla sorgente alle foci deltizie, allo sbocco in mare. Tuttavia, si tratta di una sintesi “idealizzata e ricomposta”, perché le fotografie sono state scattate diacronicamente in un arco temporale che spazia dai primi anni settanta ad oggi. In buona parte appartengono ad organiche campagne di ricerca demo-etno-antropologica sul campo, sviluppate per il Centro Etnografico Ferrarese. Ognuna di queste immagini è stata tratta, e gioco forza decontestualizzata, dalle sequenze a cui originariamente apparteneva e che costituiscono altrettanti momenti organici di ricerca etnofotografica, su particolari argomenti e luoghi del fiume. Questo provoca, inevitabilmente, un corto circuito, per altro irrisolvibile, perché le immagini così isolate sembrano obbedire alla logica del fotoreportage, mentre in realtà sono nate con scopi di analisi per le scienze umane. La mostra è stata sviluppata grazie all’interessamento dell’Associazione Witness Journal.
4.Orti d’acqua. Donne al lavoro nel delta del Po. Fotografie di Rosanna Lazzari.
Rosanna Lazzari, rodigina di nascita, ma bolognese d’adozione, si è formata come etnofotografa alla scuola del Centro Etnografico Ferrarese, nei primi anni novanta. È attiva anche come artista concettuale, laddove si firma col nome d’arte Distemper .
In questa mostra la Lazzari agisce come etnofotografa e condensa una serie di importanti ricerche visive sul campo, tutte dedicate alle donne degli “orti d’acqua”, cioè alle lavoratrici degli allevamenti di molluschi nel delta del Po veneto. Nelle immagini di Rosanna Lazzari c’è un forte rispetto per il lavoro femminile e pure una notevole capacità di dialogare con i soggetti fotografati. La fotocamera si muove con discrezione raccontando di donne forti, consapevoli, capaci di affrontare la fatica e le avversità con decisione. L’autrice conosce bene la lezione dei grandi fotografi che meglio hanno raccontato, fra gli anni ’50 e ’60 del ‘900, le genti del Delta padano (Pietro Donzelli, ma anche i bolognesi Enrico Pasquali, Walter Breveglieri, Antonio Masotti…). Come i suoi amati predecessori Rosanna si affida alla fotografia monocromatica, ma nelle sue immagini non ci sono tentazioni citazioniste. La scelta del bianco e nero è per la fotografa rodigina un’esigenza di essenzialità.
5. Dans un ciel blanc comme une feuille de papier. Fotografie di Emiliano Rinaldi
Una mostra-cammeo che mette in parete una selezione di sole 12 fotografie, scattate (ma sarebbe meglio dire accuratamente pensate) tra il 2009 e il 2017 dal fotografo, graphic designer e studioso di iconografia Emiliano Rinaldi. Gli scatti, tutti accumunati da un vigoroso bianco e nero, isolano elementi architettonici capaci di creare grafismi stranianti, minimali. I particolari architettonici si stagliano contro cieli bianchi come fogli di carta, attraversati solo dal volo (che assume il valore di una punteggiatura) di sparuti uccelli e aerei. La mostra di Rinaldi esplora un territorio visuale di confine, quello dove il linguaggio fotografico e quello grafico si inseguono, ma con reciproco rispetto, per dare forma ad una collaborazione estetica, raffinata, insolita e di forte eleganza.