Witness Journal 76

In questo numero di WJ si parla di: crisi umanitarie e migranti, l'emergenza di Ventimiglia, Colombia e guerra civile, cecità e disabilità, homeless e fotografia sociale, Sarajevo, Potocari e il genocidio, Romania, emarginazione e integrazione

WJ76 cover | Fotografia di Cosimo Calabrese
WJ76 cover | Fotografia di Cosimo Calabrese

Vincere la paura

Il dizionario Treccani definisce l’emergenza umanitaria come “situazione determinata dalle gravi condizioni patite dalle popolazioni civili stanziate in zone di guerra e dai profughi costretti, a causa del conflitto, a lasciare le loro abitazioni”. Si tratta di una situazione che noi italiani dovremmo conoscere molto bene, visto che durante e dopo il secondo conflitto mondiale l’abbiamo vissuta sulla nostra pelle, così come peraltro è accaduto a buona parte delle altre popolazioni europee. Ciò nonostante, oggi, a 70 anni esatti dalla fine di quel conflitto, sembra che l’Europa sia stata colpita da una tragica amnesia, la stessa che induce governi come quello ungherese ad erigere barriere che respingono, anziché accogliere e assistere, i profughi in fuga. Situazioni come quella creatasi a Ventimiglia non sono l’emblema dell’emergenza in corso ma di un male profondo che attraversa un’Europa drammaticamente incapace di fornire risposte politiche, ancorché assistenziali, a questo esercito di disperati che mette a rischio la propria vita affrontando un viaggio infernale pur di garantirsi un futuro degno di questo nome. Come dimostra il “caso” Polonia, spesso sono proprio i Paesi con una più forte impronta cattolica a dare il peggio di sé, attuando politiche che paradossalmente partono da principi diametralmente opposti a quelli dettati dalle parole di Cristo. Un vero e proprio corto circuito intellettuale fondato su informazioni sbagliate e alimentato da un mix letale di ignoranza e paura che alcuni movimenti politici cavalcano per guadagnare facili consensi. Gli immigrati non sono un problema umanitario ma sono soprattutto una risorsa e basterebbe ascoltare le parole di Confindustria o dare un’occhiata ai dati ISTAT per rendersene conto. Il 6,1 percento del nostro PIL, pari a ben 86,7 miliardi di Euro, è generato da lavoratori stranieri e di questi il 57 percento ha aperto un conto corrente in una banca italiana. Oltre 560.000 immigrati dei circa 3 milioni che vivono regolarmente nel nostro Paese, sono proprietari della casa in cui abitano con le loro famiglie e, dato ancora più significativo, pagano regolarmente le tasse (81%) più di quanto non facciano gli italiani DOC. Serve altro per non avere paura e tornare a essere dei buoni cristiani non solo la domenica all’ora della messa?

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