Di Alessio Chiodi / foto di Alice Blandini,
Walter Borghisani, Giovanna Dell’Acqua, Danilo Garcia Di Meo
e Sirio Tessitore
Il mondo in una stanza, o meglio il cielo, come cantava Mina. É proprio il caso di dirlo. Inscatolati nelle nostre vite domestiche e ormai pronti alla famosa fase II, sorgono nuovi spunti di riflessione che solo in parte sfiorano i riferimenti spazio-tempo di cui si è già discusso. Uso delle luci, rapporto con l’altro da sé, conseguenze sociali delle restrizioni. Spazio e tempo sì, ma non solo. Le ricadute dei vincoli imposti dal Governo ci hanno costretto non solo a nuove riflessioni, ma anche a nuovi modi di sentire la realtà che ci circonda. La differenza è sottile, ma sostanziale. I meccanismi consci e inconsci spesso vanno di pari passo ed entrambi, a modo loro, offrono riflessi della dimensione in cui viviamo. Walter Borghisani, per esempio, propone un modo più “passivo” di rapportarsi alla luce evitando qualsiasi manipolazione (che implica uno sforzo logico) lasciandosi invece vincere dalle sensazioni. Anche Danilo Garcia Di Meo lascia più spazio all’immaginazione proponendo suggestioni visive che prima di tutto colpiscono il cuore. Vittoria Sichi ragione sugli spazi, su come questi influiscono sui rapporti, sull’anima e sulla quotidianità. Anche Alice Blandini e Sirio Tessitore, a modo loro, lasciano spazio alle percezioni. La prima verso l’esterno (il mondo che ce là fuori), il secondo verso l’interno (il mondo dentro a una stanza) coinvolgendo la sfera emotiva e personale di chi guarda e di chi è ripreso dall’obiettivo.
Incomunicabilità Interiori
“La quarantena ha totalmente stravolto la nostra quotidianità e questo forse è ancora più vero per chi è abituato a vivere in centro città. Case un tempo reputate piccole ma comode in quanto inserite al centro di una città frenetica e vitale, che ora appare tetra e vuota, possono allora tramutarsi in una prigionia dell’anima.”
“Il lockdown ci ha obbligati a guardare dritto allo specchio paure che non eravamo ancora pronti ad affrontare e a dialogare goffamente con esse, scoprendo così che l’anima, per essere libera, ha bisogno di guardare fuori e del confronto con l’altro.”
Cos’è casa?
Sul significato del termine “casa” potremmo scrivere fiumi di inchiostro. Il luogo che ci da protezione in senso fisico? In senso spirituale o mentale? Un punto di riferimento geografico o metafisico?
Un civico a cui fare ritorno dopo un lungo viaggio o una razionalizzazione di una nostra pace interiore che può manifestarsi anche in un luogo aperto e non per forza identificabile con quattro mura? Sul tema si è interrogata Giulia Antonelli che si è lasciata ispirare dagli scatti di Danilo Garcia Di Meo per stendere qualche verso.
“Sveglia. Cos’è casa?
Nascosto nell’armadio, potresti intrappolare tutto in una valigia, come nella scatola di cioccolatini di Forrest Gump.
Non puoi correre, ma puoi scegliere. Devi stare fermo, acqua in bottiglia.
Percepisci ogni soffio di polvere sotto i tuoi piedi, ogni venatura delle foglie sui polpastrelli.”
La costrizione che deriva dallo stare chiusi in casa pone domande su cosa rappresentino quelle quattro mura. Negli scatti che Di Meo propone tradotti poi in parole da Antonelli questo aspetto viene poi rafforzato più avanti
“E la vastità del mondo perde di significato.
Quando il tempo si congela nel banale reiterarsi delle giornate,
Condividiamo i nostri bisogni scremati e acquistiamo otto euro al kg di ossigeno,
La finestra è il confine della nostra terra di assoluta consapevolezza, e posso sentire piuttosto che pensare“.
Sentire e non solo pensare. Quella finestra che assurge improvvisamente all’ermo colle di leopardiana memoria oltre cui lanciare cuore e mente verso confini che devono nuovamente essere esplorati, riformula la bolla di sospensione in cui si è costretti. Le stesse sensazioni ritornano a un microcosmo fatto di quotidianità. La vastità del mondo, improvvisamente, si riduce a un mappamondo illuminato, a una zampa di un gatto su un tappeto fiorito, a una luce che traspare dai vetri di una porta.
Seguire la luce
Nel lavoro di Borghisani, invece, si dà maggior risalto alla luce. I fotografi, per forza di cose, lavorano e giocano con essa. Borghisani per sua stessa ammissione si lascia irretire dai raggi luminosi che toccano il suo appartamento e si limita a riprenderli: “Ho preferito non scadere nella facile retorica di reportage sulla sofferenza o sulle storie di chi vive l’isolamento. Impotente, come tutti, davanti alla scena del quotidiano mi sono limitato a coglierla senza provare a intervenire per modificarla. Impotente, ho seguito la luce, anche dentro casa: e questo mi sembra già un buon messaggio. Seguo la luce, dentro”.
L’impotenza e l’incapacità di agire al di fuori dei nostri spazi domestici hanno fatto vacillare la nostra concezione antropocentrica del mondo. Abituati a manipolare qualsiasi cosa (spesso facendo più danni che altro), con la quarantena si è tornati a uno stadio pregresso, in cui ci si limitava a osservare, capire, documentare e, perché no, lasciarsi meravigliare.
Adattamento e “teletrasporto”
Come nell’articolo precedentemente pubblicato, anche Alice Blandini opta per una soluzione “social” per ridurre le distanze col mondo esterno. A metà strada tra il lavoro di Malì Serena Aurora Erotico e Francesco Trondo, Blandini dal suo bilocale di Milano ci porta in giro per il mondo, un lungo viaggio in cinque continenti. Nelle giornate solitarie di reclusione milanese si è messa in contatto tramite facetime, skype e messanger con molte persone da svariati angoli del mondo: Italia, Portogallo, Spagna, Svezia, Ungheria, Francia, Russia, Trinidad, Usa, Canada, Messico, Giappone, Cina, Australia, Nuova Zelanda, Brasile, Argentina, Bolivia, Taiwan, India, Indonesia, Cile, Africa.
L’autrice propone il lavoro sotto l’ottica dell’arrangiamento, nel senso più alto del termine. “In questo periodo abbiamo riscoperto l’arte dell’adattamento che è alla base dell’evoluzione umana. Superando i propri limiti, la propria solitudine e reinventando se stessi puoi scoprire nuove cose come il “teletrasporto”: accorciare le distanze viaggiando attraverso una videocall di stato in stato e conoscere nuove persone, vedere che nei momenti più bui la solidarietà ci unisce anche se siamo lontani o, fino a ieri, perfetti sconosciuti”.
Trasmigrazione
Da fuori a dentro in un attimo. Sirio Tessitore propone il suo sguardo su quanto causato da Sars-Cov-2. Una sorta di trasmigrazione dalla vita “di fuori” a quella di “di dentro” insieme a sua moglie Claudia.
“Il nostro appartamento, prima vissuto in fretta, è diventato rifugio, palestra, sala di meditazione e centro della vita familiare. Nelle giornate di tempo buono saliamo nella terrazza condominiale, il quartiere ostiense di solito molto frequentato è insolitamente silenzioso”.
Il prezzo del valore
Il valore di chi ha lavorato durante la Fase 1 del Covid è il fulcro del progetto fotografico di Giovanna Dell’Acqua che ha approfittato dei pochi momenti di “ora d’aria” per mettere in risalto il ruolo talvolta marginale di alcune categorie lavorative della nostra società.
“Nei miei incontri a distanza di sicurezza, necessari per procurarmi quello che mi serviva per affrontare la quarantena, mi sono resa conto dell’importanza che i negozianti hanno avuto per la mia vita e per quella di tutto il quartiere. Anche loro sono degli eroi, perché la loro attività ha reso la quarantena più sostenibile per tutti. Li ho ritratti abbinando i volti spesso sfiniti e spaventati alle cose che mi hanno venduto. Quello che più mi ha colpito sono stati i sorrisi di alcuni che hanno dimostrato di aver capito il mio intento, cioè di rendere visibile il prezzo del loro valore”.
Questa nuova pubblicazione propone un assaggio di altri quattro lavori che andranno a completare un corpus fotografico più ampio (insieme agli scatti già precedentemente presentati sul sito) che verrà pubblicato a breve sul numero 112 della rivista.