
Di Redazione/ Foto di Markus Sotto Corona
e Matteo Bergami
Il 26 marzo sembra un giorno qualunque a Milano, certo ancora in odor di pandemia, ma non si nota nulla di diverso rispetto al solito. In apparenza. Si dice che un dettaglio non è fatto per essere notato, ma per essere scoperto e se ci si concede il tempo di vederlo, appare. Ed eccolo quel dettaglio, quell’anomalia, la sensazione che mancasse qualcosa. Le ruote delle biciclette dei riders non solcano le strade.
Bauletti che normalmente sfrecciano avanti e indietro, stazionano in Piazza 24 Maggio, in un arcobaleno di colori. É il No Delivery Day, lo sciopero nazionale, che ha visto in più di 20 città italiane, lavoratrici e dei lavoratori del delivery food incrociare le braccia per un giorno intero, organizzarsi in manifestazioni ed eventi.

Le rivendicazioni
Ciò che le rappresentanze dei lavoratori chiedono è lo stralcio dell’accordo capestro siglato da Assodelivery e UGL e l’applicazione di un contratto collettivo nazionale che riconosca piene tutele e tutti i diritti della subordinazione (paga oraria, ferie, malattia, TFR, permessi, congedi parentali) favorendo ricongiungimenti familiari e il rinnovo del permesso di soggiorno, abolendo schiavitù e sfruttamento.
Il 24 marzo, alla presenza del Ministro Orlando e delle parti sociali, sindacati, la rete Rider X i Diritti e Assodelivery è stato siglato il primo accordo sperimentale a livello nazionale di contrasto al caporalato digitale. Un protocollo importante che sancisce un primo passo verso il riconoscimento dei diritti dei rider nel lungo processo di negoziazione che ha visto coinvolti in questi anni i rappresentanti dei lavoratori e delle aziende.

I passaggi successivi previsti, oltre alla convocazione dell’Osservatorio di settore per il prossimo 1 Aprile, riguardano i restanti due tavoli: il protocollo di prevenzione anti-Covid su salute e sicurezza e il core della contrattazione su diritti e tutele da fare partire e da concludere il prima possibile. La rete nazionale Rider X i Diritti, nata dal basso a partire dall’esperienze sindacali dei rider organizzati in sindacati metropolitani e di categoria a livello territoriale, chiede l’immediata riapertura del tavolo di negoziazione con Assodelivery.
La Mobilitazione
Una giornata di mobilitazione che ha percorso le strade di Milano, una carovana di biciclette si è impossessata della città, fermandosi in luoghi cardine come McDonald’s, Piazza Duomo, ripartendo per poi ritrovarsi in Piazza Baiamonti nel pomeriggio. Il tempo di rifiatare e partire di nuovo solcando la strada, oggi non si consegna cibo, oggi si rivendicano diritti.
“Il movimento rider è sempre più forte e compatto sulle stesse richieste e questa giornata lo ha dimostrato in modo chiaro e fermo, visto anche la grande partecipazione dai territori. Non c’è più tempo da perdere contro ricatto algoritmico e cottimo. Diamo un calcio a precarietà e sfruttamento” (Deliverance Milano)
La protesta Bolognese
Ma al grido di nodeliveryday anche a Bologna centinaia di studenti e lavoratori si sono uniti a Piazza Maggiore. Ovunque per le strade cittadine coinvolte nella manifestazione e nei cortei campeggiavano le scritte e gli slogan #nonpernoimapertutt* accomunando non solo rider, ma anche lavoratori dello spettacolo e della cultura.

Bologna ha raccolto tutte queste realtà duramente colpite dalla crisi dovuta alla pandemia per un confronto di chi in questo momento si è guadagnato la qualifica di eroe, ma non ha un contratto garantito. Si sono susseguiti vari interventi che hanno evidenziato la determinazione di tutte queste persone nell’unirsi al tema della qualità e dei diritti, non solo sul lavoro ma anche sulla salute, sulla ricerca e sullo studio.

Finiti i dibattiti, il presidio è continuato davanti al Mc Donald’s di Via Indipendenza per effettuare un blocco totale del turno serale, un modo da poter rivendicare i propri diritti e per chiedere alle piattaforme di delivery di fare in Italia quello che è appena stato fatto in Spagna, ovvero di assumere i rider come dipendenti.
