di Giulio Di Meo
Inaugura oggi a Milano presso il PAC la mostra dal titolo Milano Melting Pot che conclude un percorso iniziato diversi mesi fa con un corso di fotografia cui hanno partecipato 18 milanesi d’adozione, ossia immigrati stabilitisi nel capoluogo lombardo per ragioni di lavoro e provenienti da altrettanti Paesi diversi. L’iniziativa, ideata dall’Associazione Riscatti presieduta dalla giornalista RAI Federica Balestrieri, è giunta con il progetto Melting Pot alla sua seconda edizione e si propone di utilizzare la fotografia come mezzo per indagare la società od occuparsi di alcuni suoi problemi. Dopo il lavoro sui senza tetto, realizzato nel 2015, Riscatti quest’anno ha puntato la sua attenzione sull’immigrazione, provando a raccontare la Milano multietnica attraverso gli occhi di chi rappresenta le nuove culture trapiantatesi nella città. Storie positive, dunque, di integrazione, di lavoro e di famiglie che hanno saputo trovare nel capoluogo lombardo non solo le opportunità che cercavano ma anche un giusto compromesso tra integrazione e tradizione.
Per circa tre mesi un team di docenti composto da Gianmarco Maraviglia, Loris Savino, Amedeo Novelli, Nicola Sacco e Matilde Castagna ha seguito passo passo il percorso formativo di questi fotografi in erba per aiutarli a raccontare la propria vita quotidiana attraverso una serie di immagini. Un tema tuttaltro che facile in un arco di tempo tutto sommato ristretto considerata l’inesperienze dei partecipanti. Come dimostrano le fotografie in mostra al PAC, con il bellissimo allestimento di Chiara Oggioni Tiepolo, curatrice dell’esposizione, l’operazione è decisamente riuscita anche perchè la mostra nel suo complesso racconta una Milano multietnica altrimenti invisibile anche agli occhi del fotoreporter professionista.
Detto che il concorso legato all’iniziativa ha premiato Marvin Nolasco per il miglior portfolio, è bene ricordare che esattamente come accadde in occasione della prima edizione dedicata agli homeless, anche Milano Melting Pot è un progetto che non mira solo a fare cultura e informazione attraverso la fotografia ma punta anche a ottenere risultati concreti. Ecco perchè tutte le immagini esposte al PAC sono in vendita, così come il catalogo, per finanaziare il servizio Home Visiting dell’associazione CAF Onlus che sostiene giovani donne straniere con traumi migratori, con grave disagio sociale o storie di violenza alle spalle, e in attesa di un bambino, favorendone l’integrazione.
La mostra sarà visibile fino al 27 gennaio prossimo e l’ingresso è gratuito