di Giulio Di Meo
Alcântara è un fotografo brasiliano, molto famoso nel proprio paese. Di recente ha pubblicato il libro “Mais Médicos”, sul programma del governo brasiliano per aumentare la presenza dei medici nelle zone rurali del paese. Il nuovo governo, che ha destituito Dilma Rousseff, ha messo in discussione questo programma. Alcantara, a questo proposito, nei giorni passati ha dichiarato alla giornalista Isaías Dalle: “Essere contro il programma Mais Médicos significa non conoscere il paese, significa essere contro il Brasile”.
Dopo un inizio di carriera in giornali e riviste, Araquém Alcantara sostiene di aver sentito una chiamata, che chiama “sciamanesimo naturale”. Ha sentito ed ha obbedito. Da 46 anni è nel mezzo della foresta, della savana, della pampa e in tutti i tipi di ecosistema brasiliano, per fotografare animali, piante, e soprattutto persone.
“Il Brasile non conosce il Brasile, giusto? Il Brasile non conosce nemmeno i brasiliani? Ed io che faccio? Io vado lì e lo mostro per loro”. Araquém è rientrato a São Paulo, dopo vive, dopo quasi un mese di spedizione nel Pantanal dove ha realizzato delle immagini per il suo prossimo libro sui giaguari. Quando sarà pronto sarà il suo 50° libro. Questo suo ultimo progetto è rimasto fermo per un anno a causa di queste chiamate che il fotografo afferma di sentire.
“La mia felicità è quella di creare bellezza, ma soprattutto, riportarla agli altri. La mia fotografia è fatta per provocare, per dare piacere, per inquietare. In questo caso, io ho capito che stavo affrontando un grande lavoro al di là di ogni posizione di parte. Questo lavoro, questo libro è come un manifesto umanista”.
“Vi racconto questa storia”
Andò così…un pomeriggio, mentre stava bevendo una birra con l’amico Fausto Figueira Júnior, medico e all’epoca consulente del Ministro della Salute, Arthur Chioro, Araquém decise che avrebbe raggiunto ogni confine, ogni luogo del Brasile per fare un lungo racconto sul programma “più medici”, creato dal governo Rousseff. Il libro “Mais Médicos” è uscito a fine 2015, pubblicato dalla casa editrice del fotografo, la Terra Brasilis. Per la realizzazione di questo progetto Araquém ha ricevuto, come unico sostegno da parte del Ministero della Salute, il trasporto e l’aiuto dei funzionari in ogni località visitata per fotografare i medici che partecipavano al programma e i loro pazienti.
“Ho notato una prospettiva umanistica in questo progetto; ora ti racconto. Per prima cosa ho pensato: 700 comuni senza servizio sanitario. Ci sarà un vecchietto che per la prima volta in vita sua vedrà un medico. E un giornalista sarà lì. E Araquém è andato lì”, dice. “Questa cosa dell’essenza brasiliana; io credo di aver capito il carattere di questo popolo, avvicinandomi molto. Chi non fa questo, chi non si avvicina non potrà mai capire come son fatte le persone. Tu puoi capire il valore di un popolo solo se sei capace di addentrarti in esso”, spiega.
A questo punto della conversazione, il fotografo Roberto Parizotti (Sapão), aggiunge: “Capa parlava così. Se l’immagine non è buona, è perché non si ti sei avvicinato abbastanza”. E per Araquém, questo è vero non solo nella fotografia, ma nell’intera società. A suo parere, questo è uno dei fattori che hanno causato tanta ostilità al programma “Mais Médicos” da parte dell’opposizione, dei mass media e della corporazione dei dottori. Anche tra i suoi colleghi, Araquém ha notato la stessa resistenza al progetto “più medici”. “Ho visto i media ignorare questo libro, che è stato fatto con sangue e sudore,” dice. Araquém è un grande narratore di storie, ha raccontato la povertà del Brasile, la distruzione della natura, l’assenza dello Stato, ma ha raccontato anche la speranza, rafforzata da ciò che ha visto e ha vissuto per produrre il libro “Mais Médicos”.
“Ho incontrato una dottoressa che aveva scoperto un grande indice di schistosomiasi in un villaggio. Si rese conto che i bambini facevano il bagno in risaie contaminate. Ha iniziato così a fare un lavoro sociale e la schistosomiasi è diminuita. Allora quando lo stato c’è, abbiamo delle possibilità”.
Tra le storie conosciute durante la lavorazione al libro, quella di João Goulart Neto, un medico che si è iscritto nel programma per curare le persone nei “morros” di Rio de Janeiro. A Poço Redondo, in Sergipe, ha visto l’incontro di culture diverse per salvare vite umane e costruire il futuro. “Un medico della Santeria cubana ha incontrato Josefa, un’ostetrica di un quilombo che chissà quanti bambini ha fatto nascere. I due si sono incontrati e stanno cambiando la storia della comunità. Come? Il ragazzo ha visto in lei una guida e insieme hanno iniziato a fare lezioni di sessualità ai bambini”.
“I dottori del programma “Mais Médicos” sono costretti a conoscere la comunità nella quale lavorano, sanno che se restano in disparte muoiono di solitudine”, dice il fotografo. “I cambiamenti che vedo nel paese sono cambiamenti di coscienza, attraverso le persone che agiscono a livello locale. E “Mais Médicos” è parte di esso, senza dubbio”, dice. Alla domanda su che cosa ha pensato quando il Ministro della Salute ha espresso l’intenzione di eliminare questo programma, Araquém dice: “Non mi aspettavo nulla da questo governo”. Spera nel ritorno di Dilma. In questo caso,assicura, fare una seconda edizione del libro “Mais Médicos”.