Giù le mani dai diritti

In questa calda estate a far salire la temperatura non è solo il riscaldamento globale ma anche la crescente tensione per le prime mosse del governo Meloni in tema di diritti civili e orientamento sessuale. L’attacco è cominciato qualche mese fa dalla questione maternità surrogata, tema certamente delicato e complesso e in quanto tale perfetto per essere usato a mo’ di ariete per dare il primo colpo a qualsiasi modello di famiglia diverso da quello per così dire tradizionale.

Politicamente non c’è nulla di cui stupirsi: Fratelli d’Italia ha nel suo DNA molti degli stessi “valori” del Movimento Sociale Italiano, mentre Lega e Popolo delle Libertà, pur presentando uno scenario più variegato, hanno tra le loro fila molti esponenti dei movimenti pro vita, per nulla inclini ad accettare l’esistenza delle famiglie omogenitoriali, viste, chi sa poi perché, come un pericolo per il modello tradizionale.

Questa crociata senza senso ha fondamenta ideologiche che vengono da un passato tanto lontano quanto superato dai modelli sociali attuali e, soprattutto, si rifà a un’idea di governo che pretende di avere il diritto di decidere cosa è giusto e cosa non è giusto fare anche nella sfera più intima dei cittadini che rappresenta, quella dell’identità sessuale. Non è questo il compito di un esecutivo che semmai, dovrebbe legiferare per tutelare sia i nuovi modelli familiari, sia quelli tradizionali, per renderli paritetici, così come avviene già da tempo in tutti i Paesi europei, compresa la cattolicissima Spagna.

La battaglia per il riconoscimento dei diritti LGBT+, dunque, non riguarda solo chi di questa comunità fa parte ma tutti coloro che desiderano vivere in un Paese moderno, capace di rispettare gli orientamenti delle persone in tema di sessualità e di gestire questi e altri cambiamenti della società come un’opportunità di crescita e non come qualcosa da combattere fino a distruggerlo.

La redazione

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