E quindi uscimmo a riveder le stelle
Il verso scritto da Dante per chiudere l’Inferno della sua Divina Commedia è stato scelto come titolo di questo editoriale perché riassume alla perfezione il senso di ciò che abbiamo appena vissuto ma anche di ciò che ci aspetta. Già oggi, dopo soli pochi giorni di “fase 2”, è chiaro a tutti che il futuro non potrà essere uguale al passato e che per prima cosa dovremo cercare nuovi modelli socio economici, compatibili con uno scenario profondamente mutato e regolato dal distanziamento sociale. La pandemia in un colpo solo ha spazzato via, sia centinaia di migliaia di vite umane, sia un modello di società che, sebbene tutt’altro che privo di difetti, era sopravvissuto a ogni tentativo di scardinarne le fondamenta. In attesa che i vertici delle superpotenze capiscano che far quadrare i conti “nuovi” con le vecchie regole non sarà più possibile, le popolazioni a tutte le latitudini stanno già sperimentando questo paradosso sulla propria pelle e che si tradurrà presto in un aumento esponenziale delle diseguaglianze a tutti livelli, a cominciare da quelle economiche. Chi era già ai margini della società corre il rischio di scomparire del tutto, lasciando suo malgrado spazio a una quantità di nuovi poveri talmente ampia da risultare incalcolabile anche nei cosiddetti paesi sviluppati. Per questo sarà fondamentale ritagliarsi uno spazio quanto più possibile ampio e attivo per avere voce in capitolo nel processo di definizione dei modelli che regoleranno le nostre vite. In questo senso, la pandemia e le sue conseguenze rappresentano anche un’opportunità per trovare nuovi paradigmi di consumo e di sviluppo più sostenibili in termini di impatto ambientale e capaci di garantire una più equa distribuzione della ricchezza. Per innescare questo processo non servono conferenze degli stati generali, G8, G20 o assemblee plenarie delle Nazioni Unite, serve partire dal basso, dalle persone, da nuove forme di socialità che nel loro insieme fungano da base per una nuova piattaforma politica nella senso migliore del termine. Anche se non abbiamo ancora avuto il tempo per accorgercene, questo processo è già iniziato, spontaneamente, pochi giorni dopo l’esplosione della pandemia e si è manifestato a livello globale attraverso migliaia di iniziative spontanee nate grazie a reti civiche improvvisate per dare una risposta a questa emergenza. In questo speciale parliamo proprio di queste realtà che sono preziose non solo perché hanno permesso di fornire soluzioni ai nuovi problemi, ma perché rappresentano il seme da cui è possibile ripartire. Dovremo imparare, e anche piuttosto in fretta, a passare dalle buone pratiche alle buone idee e sviluppare così, pezzo dopo pezzo, un nuovo modello di società che non ruoti intorno alla ricchezza ma all’uomo.
Amedeo Novelli
Ps. Fra un mese il lavoro della redazione si concluderà con la pubblicazione del libro ‘Anticorpi bolognesi’: 12 storie, 150 pagine con oltre 100 fotografie, illustrazioni, grafiche e testi di approfondimento. Sul sito di Produzione dal Basso si potrà sostenere il progetto e scegliere se ricevere cartoline, stampe o una copia del libro “Anticorpi Bolognesi”.
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