L’eredità di Matteo
Inutile negarlo: l’apertura della crisi, il clamoroso autogol di Matteo Salvini, ha messo il Paese in una situazione complicata sia da un punto di vista tecnico, sia politico, ma ha sancito, almeno momentaneamente, l’uscita di scena dell’artefice della strategia dei porti chiusi, della guerra propagandistica alle ONG e degli incomprensibili decreti sicurezza.
Mentre tocca alla classe politica risolvere la questione “nuovo esecutivo”, quella quota di società civile di cui ci sentiamo parte e che non si identifica nell’Italia di Salvini, deve impegnarsi da subito per riaffermare quei principi e diritti fondamentali, messi in discussione e calpestati dal populismo sovranista del defunto governo giallo-verde nel tripudio generale dei loro sostenitori.
Per questa ragione, chi come noi cerca di fare informazione, oggi ha innanzitutto il dovere di affrontare la questione razzismo, negata a più riprese dal leader della Lega e che invece non solo esiste, ma si basa su un sentire popolare sempre più spudorato e diffuso. Anche senza il supporto di statistiche precise, credo infatti si possa tranquillamente affermare che il numero di episodi di intolleranza, discriminazione e violenza a sfondo razziale cui abbiamo assistito in questi ultimi 15 mesi sia superiore a quello degli ultimi 5 anni. Le cronache hanno messo in luce un’Italia dove ci sono stabilimenti balneari che vietano l’accesso a persone di colore, bande di ragazzini che derubano e picchiano venditori ambulanti, persone che rifiutano di farsi curare da medici del pronto soccorso perché hanno la pelle nera, vere e proprie rivolte “popolari” contro la regolare assegnazione di alloggi pubblici a famiglie straniere e così via, in un crescendo rossiniano che ha raggiunto il suo apice a Macerata quando l’ex candidato leghista Luca Traini decise di “fare giustizia” con un raid all’americana, ferendo sei extra comunitari a caso a colpi di pistola.
Ebbene, è arrivata l’ora di dire chiaramente e senza indugi ciò che Salvini ha sempre negato, ossia che abbiamo un problema razzismo niente affatto trascurabile e non solo per la gravità e il numero di questi episodi. Ciò che preoccupa di più infatti, è la quota consistente di opinione pubblica che ha più o meno giustificato tutto questo come “naturale conseguenza” di un’invasione che tra le altre cose c’è solo nelle parole di chi ha interesse a convincere gli italiani che i problemi non siano quelli reali, ovvero mafie, evasione fiscale, corruzione, lavoro, debito pubblico e così via, ma questi uomini, donne e bambini che arrivano clandestinamente in Italia spinti da guerre e povertà.
Fermare il razzismo si può
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