La parabola del fascista buono
Cari lettori di WJ, chiariamolo subito, sbaglia chi sostiene che l’Italia sia diventata razzista. Su questo Salvini ha ragione, ma solo perché in realtà l’Italia razzista lo è sempre stata. A parte pochi casi eclatanti, come i cori contro i giocatori di colore negli stadi di mezza penisola, finora il razzismo degli italiani si era manifestato raramente in pubblico e veniva piuttosto esercitato in forma per così dire privata, nel silenzio meglio ancora che a bassa voce, per perbenismo e per paura del biasimo dell’opinione pubblica. Questa xenofobia strisciante, che ha i suoi feudi nelle province più lontane dall’influenza delle grandi città, oggi non sente più il bisogno di nascondersi, ma al contrario non vede l’ora di affermare la propria esistenza, quasi a voler sfogare una rabbia repressa , a dir loro, da anni di oscurantismo buonista. A spiegare questo fiorire di orgoglio razziale concorrono in misura diversa ma ugualmente importante almeno tre fattori: un decennio abbondante di crisi economica, l’aumento della pressione migratoria, la presenza di un partito, la Lega a guida Matteo Salvini che, per la prima volta nella storia della Repubblica, ha adottato apertamente un linguaggio e posizioni politiche che si collocano in una pericolosa zona d’ombra molto prossima nei fatti alla xenofobia vera e propria. Il partito che fu di Bossi è stato trasformato da movimento autonomista a forza politica nazional popolare spostata decisamente più a destra che nel passato. E’ in questo disegno di riposizionamento che vanno lette le aperture verso Casa Pound e Forza Nuova o l’appropriazione più o meno indebita di tutti o quasi quei principi cari alla destra militante, dal patriottismo al sovranismo, dal risveglio dell’orgoglio nazionale a quell’idea di “uomo forte” capace di far parlare i fatti. Non è dunque un caso, bensì il risultato di un preciso calcolo politico, anche il ricorso a quel “Tanti nemici, tanto onore” di mussoliniana memoria contenuto in uno degli ultimi post del ministro. Questo piccolo grande insulto alla storia del nostro paese e della sua Repubblica, sancisce in qualche modo la chiusura della parabola della metamorfosi del fascista buono, impersonata da Matteo Salvini che in pochi mesi si è trasformato da piccolo bruco verde in farfalla nerissima alla guida di quel terzo di elettorato che rappresenta di fatto la nuova destra sociale italiana.
Per questo, chi come la nostra redazione crede in valori diversi dal colore della pelle ed è convinta che non si possano anteporre interessi politici alla necessità di prestare soccorso a chi rischia la vita nel nostro mare, sente il bisogno di prendere una posizione di contrapposizione chiara riguardo al ministro Salvini e al suo operato in particolare in materia di immigrazione, questione Rom, Famiglie arcobaleno e legittima difesa. Ed è su questi stessi temi che invitiamo i lettori a fare politica attiva nella vita di tutti i giorni facendo valere le proprie ragioni con coloro che la pensano diversamente ma anche vigilando a che non si ripetano altri episodi di discriminazione razziale come quelli che hanno affollato le pagine di cronaca di queste ultime tre settimane.
Indignarsi non basta più. Parlarsi addosso ancora meno. Occorre fare esattamente come il nostro “avversario”: bisogna uscire allo scoperto e resistere all’imbarbarimento culturale cui stiamo assistendo inermi da troppo tempo, tornando a fare politica nella vita di tutti i giorni, in famiglia, per strada, al mercato, al bar o sul posto di lavoro. Con tanta pazienza ma senza paura
La Redazione

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