L’anno che verrà
A voler essere un po’ cinici l’anno che sta per cominciare sarà probabilmente un anno ricchissimo di opportunità per il fotogiornalismo in tutto il mondo. Il 2017 si chiude infatti con una situazione geopolitica che era difficile da prevedere anche solo 12 mesi fa e in cui, per la prima volta dal dopoguerra, gli Stati Uniti sembrano essersi sfilati dal ruolo di capofila del cosiddetto blocco occidentale. Niente più accordi di Parigi sul clima, una politica estera spesso controcorrente rispetto a quella dei suoi alleati storici, progressivo disimpegno dall’ONU e dalle sue agenzie (vedi Unesco) e, dulcis in fundo, l’attuazione di quel concetto di “America first” che si concretizza in un generale atteggiamento di chiusura verso qualsiasi cosa vada in qualche modo contro l’interesse nazionale, almeno in apparenza. Al trumpismo fa da contraltare un’Europa che se da un lato riesce a tenere dritta la barra almeno sui principi, dall’altro è messa in difficoltà da venti sempre più forti di intolleranza e razzismo, con un blocco dell’Est che non sembra volersi affatto conformare ai principi che hanno ispirato fino ad oggi le politiche dell’Unione. La crisi economica dal canto suo, sebbene sembri allentare la sua presa, dopo dieci anni di recessione ha lasciato sul campo una società sempre meno coesa, uno stato sociale sempre più in affanno, il tutto sotto la spinta di politiche liberiste a volte inique e, più in generale di quell’austerity tanto cara ai mercati finanziari e che di fatto ha finito per alimentare il diffuso populismo anti europeo.
L’Italia, che ha appena festeggiato i 70 anni della sua carta costituzionale si trova così davanti a grandi sfide a cominciare dalle prossime elezioni politiche che si annunciano particolarmente delicate anche per il clima che le accompagna, caratterizzato anche dall’intolleranza di una destra xenofoba che non ha più paura di uscire allo scoperto, come dimostrato dai tanti episodi di cronaca di questi mesi. Nel Paese in cui un governo di sinistra, non ha avuto il coraggio di approvare una legge come lo ius soli, che pure aveva proposto, sacrificando sull’altare del calcolo politico un gesto di civiltà nei confronti di quei ragazzi che sono già italiani al cento percento sotto ogni aspetto, tranne che per quello burocratico, chi ha a cuore l’idea di un mondo più giusto, equo e solidale che continui a basarsi sui principi della nostra Costituzione o, se preferite, su quelli della cultura cattolica, per i prossimi dodici mesi non avrà altra scelta che impegnarsi attivamente a casa, a scuola o sul posto di lavoro, con la politica più importante, quella che si fa attraverso le scelte che si compiono tutti i giorni. Buon 2018!
Amedeo Novelli
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