
di Alessio Chiodi / foto di Valeria Altavilla e Vittorio Giannitelli
C’è bisogno di una boccata d’aria contro l’ondata misogena e sessista che sta coprendo l’Italia. L’otto marzo negli ultimi anni si è trasformato diventando una giornata di lotta di strada e contestazioni. La mimosa è stata sostituita dai cartelloni inneggianti all’indipendenza sessuale e il giallo dei fiori tipici di questa giornata dal rosa dei fumogeni lungo le vie cittadine. I movimenti femministi hanno ripreso vigore dopo decenni di torpore e sempre più organizzazioni si sono mosse per portare le donne in strada a contestare. Cosa? Politiche contro la violenza di genere che sia essa fisica, psichica o sociale. Ieri a Bologna WJ c’era e ha raccontato la manifestazione che si è snodata lungo le vie e sotto i portici del capoluogo emiliano.

Il corteo
Come ogni anno il raduno è stato alle 17 in Piazza XX Settembre per dare il via all’evento “Non una di meno”. Numeri alla mano erano almeno cinquemila le persone in corteo che hanno attraversato via Indipendenza, via dei Mille, via Marconi, Via Ugo Bassi fino ad arrivare a Piazza Maggiore. Obiettivo principale delle contestazioni è stato il ministro degli Interni Matteo Salvini e più in generale la Lega. Numerosi gli striscioni contro di lui e le politiche retrograde che stanno tornando in auge tra i partiti di maggioranza. Uno su tutti il Ddl Pillon.
La violenza di genere
Nel corso del 2018 sono state più di 800 le donne che hanno chiesto aiuto alla Casa delle Donne a Bologna. Seicentoquaranta per la prima volta. Molte, con figli a carico, sono state ospitate nelle case rifugio del territorio metropolitano. Quasi trecento le segnalazioni e 1236 i colloqui. Un aumento preoccupante rispetto al 2017: +16%.
